Articolo tratto da vita.it dedicato agli eventi che hanno portato l’associazione di tifosi Sosteniamolancona a giungere al controllo dell’US Ancona 1905 lo scorso Giugno 2015(qui dettagli) divenendo di fatto il primo club professionistico italiano ad essere guidato da un Supporters’ Trust.

20141227_anconafestaderby.jpg.pagespeed.ce_.GhJ_Bix7psPotere ai tifosi, la nuova sfida dell’Ancona Calcio

Dallo scorso giugno dopo la cessione da parte del patron Andrea Marinelli della maggioranza delle quote azionarie della società al supporters trust Sosteniamolancona, l’Ancona Calcio diventa la prima società professionistica ad essere posseduta dai tifosi

Centodieci anni di storia, due stagioni in Serie A, una finale di Coppa Italia persa . A questo “libro” ultracentenario all’inizio dell’estate, l’Ancona Calcio 1905 , squadra di Lega Pro, ha aggiunto un altro capitolo, a suo modo storico. I marchigiani sono diventati infatti la prima società di calcio professionista in Italia a essere posseduta dai tifosi, una vera e propria pubblic company. Un passaggio di proprietà, avvenuto nel giugno 2015 dopo la cessione da parte del patron Andrea Marinelli della maggioranza delle quote azionarie della società al supporters trustSosteniamolancona, un’associazione senza fini di lucro che raggruppa i tifosi della squadra marchigiana.

Una scelta, quella dell’ex presidente che è l’ultima tappa di un percorso di partecipazione dei tifosi nella vita dell’Ancona iniziato nell’estate 2010. Con i dorici sull’orlo del secondo fallimento dopo il 2004 e la nascita di Sosteniamolancona con i fan che giocano un parte decisiva nell’accordo che “salva” il calcio in città. Un’intesa che “trasforma” il Piano San Lazzaro, squadra cittadina di Eccellenza dell’omonimo quartiere in S.S.D. Unione Sportiva Ancona 1905 con l’associazione dei tifosi che riconosce la squadra come “legittima erede” della vecchia società e in cambio ottiene, quando il nuovo sodalizio si costituirà in Srl, di poter sedere con due rappresentanti eletti dall’assemblea di Sosteniamolancona nel Consiglio di amministrazione, oltre a possedere una quota societaria, pari al 2%.

L’ingresso in società del supporters trust viene formalizzato nell’agosto 2011 e per quasi quattro anni i rappresentanti dei tifosi, con poteri speciali riguardo a direttore sportivo e settore giovanile, lavorano fianco a fianco insieme ai consiglieri di maggioranza. Tra collaborazione e scontri. “Con la proprietà – racconta David Miani uno dei fondatori diSosteniamolancona e attuale amministratore delegato dell’Ancona – è stato tutt’altro che facile. Noi abbiamo portato avanti la nostra idea di calcio e condotte le nostre battaglie, come quella per un ds “a tempo pieno” e a volte il confronto è stato duro”.

Stagioni in cui la squadra risale fino alla Lega Pro e in cui si consolida anche il rapporto di fiducia con Marinelli e i dirigenti, tanto che a maggio 2015 è a Sosteniamolancona che il patron pensa, quando decide di passare la mano. Il resto è storia recente. Trattative, firme e presidenza affidata all’ex sindaco di Ancona Fiorello Gramillano. Una sfida fuori e dentro il campo che è iniziata senza rivoluzioni. “Tra le nostre prime decisioni è stata la conferma in blocco lo staff medico e tecnico -racconta Miani – Hanno lavorato bene e condividono il nuovo progetto”. Pochi cambi, anche sulla modalità di gestione della società. Con le decisioni prese dal Cda, i cui rappresentanti che però a differenza del passato, verranno eletti dai circa 1000 soci di Sosteniamolancona, con il principio di “una testa un voto”, indipendentemente dalla quota versata.

 

Un calcio inclusivo
Oltre alla prova di gestire una società di Lega Pro (“per farlo ci affidiamo a dei professionisti perchè noi non lo siamo” dice Miani) e di portare ad Ancona un calcio diverso, inclusivo e “a misura di tifoso”, la dirigenza dei dorici deve vincere la sfida di costruire un modello economico sostenibile. “Per i prossimi tre anni – spiega l’ad Miani – l’ex presidente Marinelli garantirà 1,2 milioni di sponsorizzazione e pagherà le fideiussioni e l’iscrizione ai campionati , poi dal 2018-2019 toccherà a noi”. “L’idea che sta alla base del nostro progetto – continua il dirigente – è quella di ridurre al massimo la dipendenza economica da un singolo. Come fare? Coinvolgendo il più possibile il territorio e i suoi “attori””.

In più sul campo c’è da continuare un progetto tecnico. Con budget minore (-30/40%), una sorta di tetto salariale (il giocatore più pagato non arriva a percepire 40mila euro annui) e valorizzazione delle risorse tecniche, provenienti dal settore giovanile. Una sfida low cost che vede in prima linea il ds Domenico Sfrappa. “Per la storia che ha la società – dice il 55enne direttore sportivo – è facile convincere giocatori a venire. I soldi? Noi facciamo capire che abbia un progetto e siamo una società seria che rispetta gli impegni”. Le stesse cose, oltre alla fiducia di mister Cornacchini che hanno convinto a rimanere Luca Parodi, centrocampista ’95, in prestito dal Torino. “Poteva andare in B per più soldi a fare panchina- dice – ma ho scelto di restare per crescere”. “Preoccupato per la nuova proprietà? – continua – All’inizio un po’ scettico, ma fino ad ora hanno dimostrato di sapere quello che fanno”. Ma per capire se il progetto funzionerà davvero ci vorrà tempo. Magari, come sperano nelle Marche, quello necessario per aggiungere un altro capitolo glorioso alla storia dell’Ancona.

I supporters trust in Italia
Sosteniamolancona è diventato il primo supporters trust a possedere una squadra professionistica in Italia. Il sodalizio marchigiano però non è l’unico di questo tipo nel nostro Paese. Sono 18 i supporters trust affiliati a Supporters in campo, organizzazione nata nel 2013 e legata a Supporters direct, associazione con base in Gran Bretagna che si batte per la partecipazione dei tifosi alla governance dei club e del calcio. Fans organizzati secondo i principi della democraticità con ogni socio del trust che gode del diritto di voto in base alla regola “una testa un voto” e del non profit con gli eventuali ricavi dell’associazione reinvestiti per il funzionamento della stessa. Punti comuni, storie diverse e un movimento che sta prendendo in piede anche in Italia. Come testimonia l’esempio del Taranto (il cui 97% è stato acquistato recentemente dalla Fondazione Taras, un supporters trust n.d.r) anche se non mancano gli ostacoli.