La diffida all’interno del mondo ultras è lo spauracchio più temuto. Provvedimento spesso arbitrario ed ingiusto, vuoi anche per l’insana decisione di lasciarlo alla discrezionalità del questore di turno, con il giudice che in fase preliminare, soverchiato dall’ingente passaggio di carte, si limita a firmarne l’approvazione senza nemmeno preoccuparsi (perché di fatto non ne ha né tempo e né il modo, visti i capi di accusa del tutto sommari) della validità del provvedimento stesso.
Non è un caso se 9 volte su 10 i successivi processi finiscano con un’assoluzione degli imputati, vuoi per non aver compiuto il fatto, vuoi per insufficienza delle prove o vuoi per mille altri motivi. Spesso però sono più il rammarico e la rabbia a far seguito a tali verdetti, che non la gioia, visto che nel frattempo il noto “daspo” è stato già scontato a causa delle lungaggini burocratico-giudiziarie. Tanto basterebbe per invitare le autorità giudiziarie e legislative a ripensare ad una normativa più equa e garantista dei principi costituzionali, su tutti quello della presunzione d’innocenza fino a prova contraria, se non fosse che il tifoso, e nella fattispecie l’ultras, è ritenuto un cittadino di serie B da guardare a vista con leggi speciali.
Oltre queste considerazioni, in quel di Prato è tempo di festeggiare: i diffidati sono tornati, il tempo non l’hanno potuto fermare ed i ragazzi si son ritrovati in piazza tra striscioni e torce a colorare e riempire simbolicamente di luce il buio della notte.
“Non è stata una resa ma solo un’attesa”.
Bentornati ai diffidati del gruppo “Prato 1908 ultras”.
Matteo Falcone, Sport People.