Ci sono sogni che val la pena vivere perché, comunque vada, sognando non si resta mai con l’amaro in bocca e forse è proprio per questo che, quando si sogna insieme, certi obiettivi sono più facilmente conquistabili.
A Venezia pian piano si comincia seriamente a credere ad una promozione che sarebbe, se non proprio miracolosa, sicuramente inaspettata. Arrivati a questo punto del campionato diventa dura tenere un basso profilo, la classifica è corta e diversi “squadroni” fanno un passo avanti e due indietro. La tifoseria lagunare nell’ultimo incontro casalingo ha fatto registrare numeri da categoria superiore e questa trasferta, sulla carta non proibitiva, diventa una tappa fondamentale.
Per l’occasione gli arancioneroverdi si muovono per lo più con mezzi propri, trasferta agevole, per questo adatta per la massa di tifosi ed ultras. Numericamente forse era lecito attendersi qualcosa in più, invece per quanto riguarda l’incitamento gli ultras hanno saputo mostrare il loro lato migliore, con un sostegno continuo fatto di mani alzati e cori per la squadra. Sul finire di gara anche una sciarpata ad impreziosire la prestazione, mentre qualche bandierina e parecchie bandiere a due aste di tanto in tanto facevano la loro apparizione.
Se il Venezia punta con decisione il secondo posto in classifica, la Pro Vercelli cerca disperatamente di mantenere la categoria. Stagione sfortunata quella dei piemontesi che in questo pomeriggio contano sull’apporto di un manipolo di fedelissimi. L’ambiente appare sfiduciato ed anche la parte più calda della tifoseria sembra aver tirato i classici remi in barca. Al fianco della squadra resta lo zoccolo duro, magari in caso di salvezza saranno tanti quelli che monteranno sul carro dei vincitori, ma al momento la palma della fedeltà se la assicurano pochi, assidui e temerari tifosi.
In effetti anche in questa partita il Venezia regola l’avversario con un gol per tempo, così la Pro resta adagiata sul fondo della classifica con i play out distanti quattro punti. Non è un’impresa impossibile ma per raggiungerla occorre che tutte le componenti facciano in pieno la propria parte.
Foto di Alberto Cornalba