La gente che se ne va alla spicciolata quando manca più della metà dell’ultimo quarto alla fine; cori che invitano i giocatori a tirar fuori gli attributi e, verso la fine del match, striscioni ritratti e parte delle gradinate che rimangono tristemente vuote. Scene abitudinarie nel calcio, dove si pretendono continuamente risultati in qualsiasi categoria, ma molto più rare in ambiente cestistico, dove la tendenza è quella di applaudire sempre e comunque i propri beniamini.
Ma la Nord di Varese, evidentemente, la pazienza l’ha ben persa. Anni di risultati deludenti, piccole fiammate destinate a spegnersi troppo in fretta, una qualificazione al secondo turno di Eurocup troppo sofferta e, goccia che ha fatto traboccare il vaso, una gara casalinga persa malamente contro Avellino, squadra in lotta per non retrocedere. Insomma, se da una parte la contestazione aperta dovrebbe essere l’ultima spiaggia, dall’altra una piazza importante come Varese si aspetta molto di più dalla propria squadra di basket. Se, alla contestazione della Curva Nord, si aggiungono i tanti improperi provenienti dalle tribune, allora capisci quanto sia diffuso il malumore. I fasti degli anni belli sembrano lontani anni luce, e l’obiettivo minimo dichiarato di entrare nelle 8 finaliste di Coppa Italia sembra complicarsi di settimana in settimana.
Eppure gli auspici di buona volontà c’erano tutti. Sin dai primi minuti, gli Arditi hanno accompagnato con costanza le fasi di gioco del proprio roster. Tuttavia, tra una difesa troppo traballante e un Avellino in serata di grazia, dove è entrato a canestro un po’ di tutto, si è subito capito che per i lombardi il favore dei pronostici era un mero fattore numerico e nulla più.
Avellino ha segnato con medie impressionanti sin dai primissimi minuti, accompagnato dai propri Original Fans, giunti molto compatti dal lontano capoluogo irpino. Benché la partita fosse di Lunedì, la concomitanza col ponte dell’Immacolata ha fatto giungere da Sud una buona quarantina di tifosi coloratissimi, rumorosi e accompagnati dal ritmo scandito dal fedele tamburo. Il 31-22 a favore dei biancoverdi nel primo quarto ha sicuramente dato delle motivazioni in più ai tifosi ospiti, ma la forte sensazione è che, anche a punteggi ben peggiori, poco sarebbe cambiato.
Personalmente, è stata la prima volta in cui sono riuscito a vedere gli irpini della palla a spicchi, e l’impressione è stata positiva sin dalla prima occhiata. Bastano infatti alcuni particolari e poche movenze per capire se chi hai di fronte è portatore di qualità o di mediocrità. Ovviamente, la partita tenuta sempre saldamente in mano ha dato quel qualcosa in più ad un gruppo già di per sé motivato. Questo, nonostante la pessima acustica del buio e sperduto settore ospiti del Palazzetto di Varese.
La pazienza varesina ha cominciato ad esaurirsi definitivamente verso la fine del terzo quarto, a seguito dell’ennesimo pesante break di Avellino. È stato in questo frangente che si sono apertamente levati i primi cori contro la squadra. Quando anche l’ultimo quarto non portava segni di reazione, ecco che si è concretizzato quanto scritto in apertura. Unica nota di rilievo da aggiungere, il “Rispettiamo i Varesini” giunto dal settore ospiti, ricambiato da sinceri applausi da parte dei dirimpettai della Nord, già pronti ad abbandonare il loro settore.
Alla fine, col palazzetto già abbastanza svuotato, hanno meritatamente festeggiato gli ospiti. Li aspetta un viaggio di ritorno lungo e faticoso, ma almeno essi sono stati ripagati abbondantemente per la loro passione.
Stefano Severi.