Evadere dalla realtà cittadina, soprattutto quella calcistica, coincideva un tempo con l’approcciarsi a un mondo fatto di genuinità e minore, se non nulla, repressione attorno agli stadi. Ma i tempi sono cambiati, e non solo nel mondo del professionismo. Ciò che ho avuto l’opportunità di vedere in questo pomeriggio a Matelica è un po’ lo specchio di come sia l’Italia e da chi venga amministrata. Di quanti soldi vengano sperperati e di quante forze umane vengano impiegate per nulla, sottraendole magari a situazioni più contingenti e bisognose della loro presenza.
Matelica-Maceratese è un derby, vero, ma non certo una sfida contraddistinta da chissà quale grado di pericolosità. Il piccolo paese della provincia di Macerata è approdato lo scorso anno in Serie D e può contare su un minuto gruppetto di fedelissimi che ne segue costantemente le sorti in casa e fuori, anche se tuttavia non si possono definire propriamente ultras. Al cospetto c’è quindi il capoluogo, con la sua squadra che quest’anno sta facendo da battistrada del girone, ma che nelle ultime partite ha rallentato un pochino favorendo il riavvicinamento del Fano.
I biglietti a disposizione della Rata sono 508, e in poche ore di prevendita vanno praticamente polverizzati. Così come i tagliandi per il pubblico di casa. Avvicinandomi all’impianto mateliciano, e scorgendo da fuori il settore ospiti, comincio a chiedermi curiosamente come sia possibile assiepare 508 persone in una tribunetta che terrà sì e no 150 spettatori. Ma guardando bene riesco a darmi immediatamente una risposta: chi non entra sulle panche di ferro, può tranquillamente accomodarsi nel prato circostante. Il tutto al modico prezzo di 10 Euro, con la sicurezza che di certo non sembra essere la priorità da parte della Questura. Strano, perchè entrando mi accorgo con grande stupore che ci sono ben tre telecamere della Digos a riprendere l’ingresso delle due tifoserie e il loro comportamento dal campo, due camionette dei carabinieri e almeno trenta agenti in tenuta antisommossa schierati un po’ ovunque. Nossignori, non è Partizan Belgrado-Stella Rossa, ma Matelica-Maceratese.
“Questi sono matti”, penso tra me e me. La cosa mi dà talmente noia che sarei quasi tentato di uscire, visto l’intento ludico con cui ho affrontato la giornata. Giro attorno al campo un paio di volte, nella speranza di trovare una zona lontana dagli occhi indiscreti delle camere e scrutare almeno l’entrata dei maceratesi. Gli ospiti entrano alla spicciolata, costretti, manco a dirlo, a subire i petulanti controlli che di rito hanno ben poco. Ognuno viene filmato prima di varcare la soglia, penso che se questa meticolosità e questo trattamento venissero usati in altri ambiti del nostro Paese, saremmo a livelli d’efficienza pari ad un qualsiasi paese scandinavo. Oltretutto sottolineo come nei confronti dei tifosi della Maceratese, a questo punto posso dirlo, ci sia una vera e propria avversione ingiustificata da parte della questura. Tutte le volte che li ho visti negli ultimi due anni, infatti, sono stati oggetto di simili comportamenti. Non bastassero già i biglietti nominativi per una partita di Serie D.
Venendo all’ambito prettamente sportivo e del tifo, le due tribune che compongono il Comunale sono ovviamente stracolme. In quella di casa spicca un piccolo striscione con la scritta Ultras, dietro cui si raggruppano una decina di persone che, durante il match, lanceranno di tanto in tanto qualche coro aiutati da un tamburo. Qualche offesa vola nei confronti degli ospiti, i quali tuttavia non sembrano prendere in considerazione i dirimpettai. In complesso, come detto, più folklore che altro.
Lo zoccolo duro del tifo maceratese si raggruppa sulla tribuna, dietro le consuete pezze della Curva Just. Con tamburo e megafono il direttivo richiama all’ordine i tifosi ospiti facendoli compattare nel miglior modo possibile, cosa tutt’altro che semplice in questo contesto. Gli ultras biancorossi mettono comunque in evidenza doti che gli ho sempre riconosciuto: pochi fronzoli e tanto impegno. Tifano, con belle manate e una buona intensità, mentre la squadra in campo domina ma sbaglia un rigore chiudendo il primo tempo a reti inviolate.
I secondi 45′ sono un po’ l’essenza del calcio di queste categorie. La Rata passa in vantaggio facendo esplodere il proprio settore mentre qualche minuto dopo il Matelica rimane anche in dieci uomini. A questo punto sembra finita, con i tifosi ospiti che si esibiscono in una bella sciarpata sentendo l’odore della vittoria. Ma nel calcio mai dire mai. Su un’azione di contropiede infatti i padroni di casa trovano il clamoroso pareggio, con la tribuna che letteralmente viene giù pregustando lo sgambetto ai rivali più grandi. Addirittura al 92′ i mateliciani avrebbero anche l’opportunità per portare a casa i tre punti, ma a pochi passi dal portiere l’attaccante sbaglia clamorosamente.
Si arriva così al 95′, e proprio all’ultimo respiro Villanova riceve un pallone a centro area e, lasciato tutto solo, riesce a riportare in vantaggio la Maceratese. Stavolta l’esultanza dei tifosi è davvero smodata. Qualche istante dopo arriva anche il triplice fischio che pone fine alle ostilità e fa tirare un sospiro di sollievo a tutti i tifosi giunti dal capoluogo. A questo punto scattano i festeggiamenti sotto al settore ospiti, con i giocatori che salgono sulla recinzione per abbracciare i propri tifosi.
Scena bellissima, ma ovviamente c’è chi crede stia per scoppiare la quarta Guerra d’Indipendenza e corre a filmare il tutto con le sue telecamere, non pago, peraltro, di aver addirittura ripreso una lite tra i giocatori delle due squadre che rientravano negli spogliatoi. Cose da matti. Ciononostante mi godo la gioia dei supporters maceratesi immortalando gli ultimi istanti di questo pomeriggio.
Una volta riconsegnata la pettorina devo riuscire nell’impresa di abbandonare lo stadio. Sì, perchè i primi ad uscire saranno i tifosi ospiti e, ovviamente, si è ben pensato che quelli di casa debbano rimanere ostaggi del proprio settore. Me compreso. Spiego a un agente che devo assolutamente prendere il treno, ma non vuol sentir ragioni. La cosa mi manda su tutte le furie ed alla fine ce la faccio: pur di levarmisi dalle palle mi apre la porticina e mi fa uscire. Destinazione Jesi, c’è il posticipo tra i locali e il Fano.
Lascio Matelica con l’animo contrastante. Ho avuto modo di vedere la cittadina carina e una partita in fondo interessante e divertente, ma il tutto è macchiato dalla gestione dell’ordine pubblico degna del miglior piano antiterrorista in circolazione. Eppure sono certo che se l’Isis decidesse davvero di attaccarci non saprebbero muovere un dito. Del resto fare i gradassi con 1000 persone armate di sciarpe e bandiere è molto più facile.
Simone Meloni