Roma-Internazionale è innanzitutto un film visto e rivisto decine di volte. “Una vecchia storia” direbbero gli assidui frequentatori degli stadi, nonché conoscitori di questo contrasto cromatico – tra giallorossi e nerazzurri – che non resta mai anonimo all’occhio dell’osservatore.

Certo, è vero che ormai negli ultimi anni si adottano quasi sempre le seconde maglie. È vero che quelle tra l’Internazionale e la Roma sono diventate partite tra colossi aziendali capeggiati da “capitali” forestieri e – in perfetta armonia con la Serie A – sempre più vicine all’anima della S.p.A. che a quella di entità che rappresentano le due città più grandi del Paese, sia fattivamente che dal punto di vista folkloristico.

Ma è pur vero che tradizionalmente questa sfida riserva emozioni a valanga sul terreno di gioco (passò agli annali il celebre 4-5 ad appannaggio dei meneghini sul finire degli anni ’90) e una rivalità vecchia quasi quanto il movimento ultras. Basti pensare che lo storico coro romanista “I fatti di Milano non li dimentichiamo, un milanese preso lo massacriamo” si riferisce (almeno originariamente) proprio a una partita disputata a San Siro con l’Internazionale, il 22 novembre del 1981. Anni in cui andare allo stadio (soprattutto in determinati stadi) non era propriamente una passeggiata. In quell’occasione probabilmente la rivalità tra le due tifoserie toccò uno di punti più “aspri”, con diversi episodi all’esterno e all’interno dello stadio. Si narra che persino l’avvocato Prisco intervenne a posteriori per far rilasciare alcuni tifosi capitolini arrestati forse con troppo veemenza dalle forse dell’ordine.

Ovviamente posso scrivere solo in base a racconti letti e ascoltati da ambo le parti e non è mia intenzione inoltrarmi in vicende che (ahimè) per un fattore anagrafico non ho potuto vivere. È importante contestualizzare ed evidenziare come, agli albori, la prima rivalità dei romanisti con le due tifoserie milanesi fosse proprio con i nerazzurri (poi rinsaldata anche dallo storico gemellaggio che li lega ormai da decenni ai laziali), mentre con i milanisti per qualche anno perdurò persino un gemellaggio.

Chiaramente con il passare degli anni e degli eventi (morte di De Falchi su tutti) i rapporti sono cambiati nettamente, fin quasi a capovolgere il livello di rivalità. Così il coro succitato viene ormai ampiamente utilizzato nei confronti di ambedue le tifoserie milanesi, con riferimenti a diversi “fatti”. Sebbene i più giovani e i meno informati spesso non sappiano che il tutto nasce proprio in quel novembre di 36 anni fa.

Terminato il dovuto cappello introduttivo occorre passare ai giorni nostri. Con tutti i cambiamenti del caso. Roma-Internazionale cade già alla seconda giornata, di 26 agosto. In piena armonia con le ormai consuete follie di un calendario che conosce difficilmente sosta ed ha ormai insegnato ai propri “seguaci” a ingurgitare partite in quasi tutte le date disponibili in un anno solare.

Di fatto per la Curva Sud è una sorta di “esordio” a seguito di tutta la complicata e dolosa vicenda delle barriere. Senza dubbio uno dei punti più bassi, tristi e sinistri del calcio romano e nazionale. Dopo il ritorno nelle ultime giornate della passata stagione la stragrande maggioranza dei supporter giallorossi è pronta a ricominciare daccapo, riprendendo quel bioritmo che solitamente alimenta la vita di ogni buon calciofilo.

Non posso negare, dopo aver vissuto due anni in balia della rabbia, dello sconcerto e della tristezza nel vedere un stadio vuoto e militarizzato, di provare un certo gusto nell’inebriarmi di “quell’odore” da gradinate che a un certo punto sembrava letteralmente perso a queste latitudini.

Così è bello imbattersi in diversi ragazzi che già tre ore prima della partita si recano nei baretti circostanti l’Olimpico per chiacchierare e vivere il prepartita con gli amici, così come è rinfrancante sentir di nuovo, silenziosamente, battere il cuore del tifo organizzato. Con tutto ciò che comporta.

Magari è un po’ meno bello notare il solito stuolo di turisti indossare maglie tarocche o sciarpe al limite della decenza, camminando verso l’Olimpico come se stesso andando a vedere un Cinepanettone. Fanno un contrasto non da poco con le facce già tirate e ansiose di tutti quelli che sin dalle prime luci del giorno hanno gonfiato le proprie vene di attesa e adrenalina. Sia chiaro: se vivi in una città come Roma non puoi odiare i turisti per partito preso, ma sicuramente puoi odiare il turismo di cui la tua città è vittima: quello becero e grossolano, che magari porta 100 Euro in più nella casse cittadine (e francamente ne dubito) ma contribuisce giocoforza ad annientare qualsiasi identità e tradizione. Oltre a sminuire proprio il fine stesso del turista, che dovrebbe essere quello di apprezzare e vivere al meglio il posto dove si reca.

E da questo discorso non possiamo astrarre il calcio.

Quando l’orologio segna le 18 tra Piazza Mancini e il Lungotevere sono ormai già in tanti con birre e panini in mano, mentre uno striscione in memoria di un vecchio tifoso della Sud scomparso nei giorni precedenti viene esposto dai Fedayn.

Per la gara in oggetto saranno presenti circa 50.000 spettatori. Numero tutto sommato discreto se teniamo conto della data tipicamente “vacanziera” e dei prezzi che su sponda Roma continuano ancora ad essere tutt’altro che accessibili (una Curva Nord per questa partita costava la bellezza di 35 Euro). Ancora ragionevoli, invece, i prezzi degli abbonamenti nei settori popolari (per i rinnovi circa 270 Euro mentre per i nuovi abbonati 295, corrispondente a circa 15 Euro a partita). Resta comunque importante, a mio avviso, considerare necessario un abbassamento dei singoli biglietti.

Mentre è inutile ricordare che se si parla tanto (e a vanvera) delle famiglie allo stadio non si può pretendere che un nucleo composto da almeno tre persone spenda ben 105 Euro per assistere a una partita di calcio. A prescindere dalla visibilità e da quale partita sia.

Di contro devo dire che ho apprezzato il modus operandi della società sul il ticketing della Curva Sud. Per questo settore, infatti, in questa partita e probabilmente nelle successive, non sono stati messi in vendita i biglietti, rendendo così l’accesso possibile ai soli abbonati. Perché questa potrebbe essere una mossa intelligente? Nelle due passate stagioni la Sud – diciamocelo chiaramente – era diventata un settore come un altro, popolato soprattutto da turisti e tifosi cosiddetti occasionali, che giustamente sceglievano di spendere qualcosa in meno pensando di entrare ancora nel “cuore popolare” del tifo romanista.

Ciò aveva creato più di qualche difficoltà al momento del rientro, quando coordinare il tifo e puntare su chi questo “ce l’ha nel sangue” non era affatto semplice a causa della composizione variegata. Il tentativo di vendere in abbonamento l’intero settore volge sicuramente ad appannaggio dei sostenitori più assidui. E devo dire che il primo risultato si è visto già questa sera.

Avevo concluso la scorsa stagione sottolineando diverse volte l’ambiente ovattato dell’Olimpico. Il pubblico – e non solo la curva – sembrava avere un vero e proprio freno a mano tirato. Ecco, la partita con l’Internazionale è sembrata sicuramente riportare minimamente sui binari della normalità il tutto. Ovvio, siamo ben lontani dalla perfezione o dall’avere uno stadio “bollente” ma quando parliamo di pubblico romano e nella fattispecie di Curva Sud, dobbiamo farlo pensando a un vero e proprio malato convalescente. Diciannove mesi di lotta alle barriere hanno lasciato il segno e ci vorranno tempo, pazienza e abnegazione per ritirarsi completamente su.

Poi bisogna sempre vedere da che punto di vista si vuol vedere una cosa. Se si vuol essere ottimisti va constato come la situazione sia innegabilmente migliore dello scorso anno. Se si vuol essere pessimisti allora dovremmo dire che il movimento ultras, almeno per come lo concepiscono quelli che hanno vissuto gli stadi prima del 2007, è finito. I tifosi in Italia (soprattutto in Serie A) sono ormai quasi sempre delle amebe pronte a scaldarsi per il fantacalcio, o esultare a un gol di un’acerrima rivale perché presente sulla “bolletta”. Se poi si vuol essere realisti occorre dire che c’è tantissimo su cui lavorare, delle cose buone da cui prendere spunto (già che qualcuno nell’asettica società del 2017 voglia ancora cantare o sventolare un bandierone la prendere come una grande gioia, ad esempio) e delle cose negative su cui lavorare. Ovviamente la società contemporanea fa molto e capisco bene come per tenere in mano le redini di una curva oggi bisogna essere dei veri e propri psicologi. Cercando sempre di anteporre l’amore per la propria squadra e la propria tifoseria a qualsiasi antipatia o tensione subordinata a tutto ciò.

Ergo, al ragazzetto di qualsiasi squadra (non solo romanista) che legge queste righe dico: non prenderne solo la parte buona, ma cogli la critica e cerca di migliorare. Tu sei il futuro del più bel movimento aggregativo mai esistito nel nostro Paese.

Venendo agli ospiti: dopo diversi anni gli interisti si ripresentano all’Olimpico in ottimo numero, con gli ultras che fanno il proprio ingresso a partita iniziata. Come spesso mi è capitato di dire quando mi trovo al cospetto delle “tre grandi”, in trasferta non può essere semplice coordinare delle vere e proprie masse provenienti da ogni zona d’Italia e che spesso effettuano 2-3 trasferta all’anno. Non a caso si nota la classica frattura tra il contingente ultras, posizionato nella zona bassa, che tenta di tifare per tutta la partita e il restante pubblico che riesce a scaldarsi solo ai gol.

A mio giudizio molto bello il bandierone “Dal 1969” e la pezza Secondo Anello Verde. Sebbene rimanga un nostalgico cronico dei vecchi striscioni e quindi dello storico Boys San, così come delle sue tradizionali sezioni. Tra cui immancabilmente spicca quella romana, una delle più grandi e longeve.

Diversi gli “scambi” di vedute con i dirimpettai della Curva Nord. Benché le torce e i fumogeni di queste sfide siano ormai lontani ricordi, ciò aiuta a mettere un po’ di pepe alla sfida.

In campo la Roma va in vantaggio con Dzeko e prende tre pali, finendo poi per perdere clamorosamente il match grazie alla doppietta di Icardi e al gol di Vecino. Fa festa ovviamente il fischiatissimo Spalletti mentre dall’Olimpico piovono comunque applausi per una squadra che in campo ha dato tutto.

Simone Meloni