Come già ho avuto modo di scrivere sull’articolo di Roma-Salernitana, quella del caro prezzi continua a essere una battaglia non combattuta (o quanto meno combattuta male) da parte del movimento ultras. Al ritorno negli stadi post Covid, il pubblico è vistosamente aumentato, tornando ad affollare le gradinate ma subendo – forse senza neanche accorgersene – due palesi vessazioni: ulteriore incremento del costo dei biglietti e aumento esponenziale di divieti e restrizioni, in controtendenza rispetto a quanto stava succedendo fino a marzo 2020, laddove ad esempio strumenti come la tessera del tifoso stavano lentamente scivolando nel dimenticatoio e si era restituita una certa continuità alle trasferte “normali” (con un biglietto nominativo da acquistare la pratica non sarà mai totalmente normale, a dirla tutta!).

All’inizio di questa stagione alcune tifoserie – tra cui quella milanista – hanno cominciato a mostrare tutto il proprio dissenso nei confronti del costo eccessivo dei settori ospiti. A onor del vero la Sud meneghina si era espressa già lo scorso anno, in occasione dei 60 Euro da sborsare per seguire la squadra allora Campione d’Italia al Via del Mare di Lecce. All’Olimpico i supporter del Diavolo hanno dovuto spenderne 65. In ambo i casi – e qui sollevo la mia contestazione – hanno tuttavia presenziato. Seppur con striscioni di protesta e, questa sera, un quarto d’ora di silenzio. E qui si configura la mia idea che questa battaglia sia quantomeno combattuta male. L’unico modo in cui oggi si può colpire il sistema calcio a questi livelli, è economicamente ed è pertanto chiaro che se io “cliente” non concordo col prezzo del “prodotto” ma continuo comunque a comprarlo, non sarà di certo il sistema ad abbassarlo per sua magnanimità o empatia verso la giusta causa. Qualcuno mi dirà: “Comunque meglio uno striscione e uno sciopero del tifo che niente”. Assolutamente, di fronte a un sopruso qualsiasi cosa è meglio che lasciare scoperto il fianco. Ma non ci si illuda che al mostro a tre teste rappresentato dal calcio contemporaneo basti una reazione così flebile e anche poco plateale!

Complessivamente: quella sul caro prezzi è una battaglia sacrosanta, che va assolutamente supportata da tutti ma per la quale occorre esporsi in maniera più compatta e veemente. Inoltre, personalmente, non credo sia sufficiente invocare “un tetto”: serve indicare una cifra chiara e precisa. Anche la Juventus ha stabilito un “tetto” quest’anno per il settore ospiti. Quarantacinque Euro. Questo è davvero il prezzo base che vogliamo? Il rischio che persino società fino a oggi “oneste”, che hanno venduto biglietti a massimo 25 Euro, ne approfittino e si uniformino alle altre. Mentre in altri Paesi (vedi Francia, Austria, Germania, Inghilterra e persino Spagna) si sono stabilite cifre realmente calmierate e accessibili a tutti.

Quella dei prezzi folli è una politica che si unisce, con un filo trasparente, all’eliminazione delle classi meno abbienti o dello zoccolo duro del tifo, voluta – forse in maniera meno accentuata rispetto al passato ma non per questo meno subdola, anzi… – da Questure, Osservatori, Prefetture e Ministeri vari. Mi viene in mente ciò che accade ormai spesso all’Olimpico, dove molta gente al di fuori dei gruppi ultras porta bonariamente una torcia o un fumogeno allo stadio con mero intento folkloristico e celebrativo. Spesso, ignari delle leggi cervellotiche e no sense che regnano nei nostri stadi, sono proprio alcuni padri a mettere in mano ai figli gli artifizi pirotecnici. Risultato? Esattamente ciò che avviene per gli ultras: Daspo, denunce o addirittura minorenni portati via di forza davanti a tutti neanche avessero rapinato la Banca d’Italia.

Questo è il paradosso del nostro Paese e dei nostri stadi. Ed è per questo che a volte sarebbe d’uopo non girarsi dall’altra parte solo perché non si è toccato il proprio orticello. In pochi lo fanno e ovviamente quei pochi (ogni riferimento a cose, persone e Crew è puramente casuale) subiscono pedissequamente la ferocia repressiva da parte di chi attende come un cane randagio l’opportunità per saziare i propri bassi istinti. Quando spesso, da parte di alcuni ultras, ci si mette in bocca la frase “è tutto finito” ci si dovrebbe pure chiedere il perché. Forse proprio perché quel senso di solidarietà verso l’abuso si è ormai perso. O si ritira fuori solo quando fa più “comodo”. Perché a questo punto, sempre rimanendo nel solco della parafrasi, mi viene quasi da dire che i Post Ultras siano molto più ultras di tanti che millantano mentalità nel nostro Belpaese. Ed in questi giorni qualcuno a Roma sta pagando care le conseguenze per non essersi girato dall’altra parte, subendo la bieca mannaia di una repressione che non ha alcun legame con il contenimento di fatti e contesti violenti, ma è solo ed esclusivamente volta a eliminare figure chiave della tifoseria e spazi aggregativi in vistosa crescita negli ultimi tempi.

Fatte queste dovute considerazioni, veniamo al confronto del tifo. Con il Milan che – malgrado il risultato di 1-2 non lo lasci intendere – cammina letteralmente sulla Roma, per i rossoneri la gara è tutta in discesa. Dopo il quarto d’ora di silenzio, la Sud formato trasferta si compatta dietro le proprie pezze e dà vita a un’ottima prova di tifo. Tantissime manate, cori a rispondere e qualche torcia di tanto in tanto. Pur non essendo un amante del total black e quindi non subendo l’appeal della “macchia nera”, do atto di una cosa agli ultras milanisti: quando cantano ci mettono la voce. Non sussurrano né pregano, urlano e rimbombano in gran parte dello stadio. Ovviamente sempre succulenti i teatrini con la Nord, un tempo contraddistinti anche dal cospicuo scambio pirotecnico e oggi limitati a cori e gestacci.

Sud romanista che era reduce da una prova non propriamente esaltante con la Salernitana e che questa sera si presenta decisamente più motivata. Nonostante l’andamento del match i giallorossi non smettono mai di cantare, colorando come di consueto il proprio settore. A tal proposito molto belle le bandiere giallo ocra e rosso pompeiano (rimasugli di una coreografia del derby di qualche anno fa) che sventolano sopra Nel Nome di Roma, adornate dallo striscione di ottima fattura Stile Giallorosso. Mentre, come sempre, immancabili i numerosi riferimento ad Antonio De Falchi. Sempre in movimento il gruppo posizionato in Nord alta, che ormai negli ultimi anni ha oleato la propria attività e riesce spesso a coinvolgere buona parte del settore, puntando peraltro su materiale veramente ben fatto, dai bandieroni (molto bello quello verde con la Lupa Capitolina e le strisce giallorosse orizzontali) alle pezze.

Come detto in campo è il Milan a spuntarla, con lo stadio che a fine partita si svuota e i due contingenti curvaioli che restano tuttavia all’interno. Chi per festeggiare, chi per onorare l’ideale sostenuto e la propria fede. Cala il sipario sull’eterna sfida tra Roma e Milano, dove però ormai a tener banco, più che il campanilismo, sono questioni di sopravvivenza e mantenimento dei propri spazi vitali. Aspetto, ahinoi, comune in molte parti del nostro Paese.

Testo Simone Meloni