Con un campionato nazionale ormai svuotato del suo fascino – a livello calcistico complessivamente, a livello curvaiolo almeno in parte – l’arrivo degli impegni europei è sempre un ottimo palcoscenico per testare lo stato di salute di una tifoseria. Le gare internazionali di qualche decennio fa, dove quasi sempre eravamo gli unici a portare colore e calore, sono ormai lontane anni luce e anche nel confronto meno sentito si incappa sempre nel rischio di trovarsi di fronte una tifoseria di tutto rispetto. Esattamente come stasera, dove all’Olimpico arriva il Servette, al suo esordio contro una compagine italiana.

Seguo con un discreto interesse il movimento ultras d’Oltralpe e negli anni ho sovente avuto modo di visitare gli stadi elvetici. Ginevra è uno dei pochi che mi manca – almeno se parliamo di grandi città -, anche quello che ho potuto vedere su internet mi ha sempre fatto nutrire curiosità nei confronti della tifoseria granata. Magari non numerosa come altre, ma sempre presente e affascinante nel suo cantare ed esprimersi in francese. Peraltro il Servette è una di quelle squadre che sin da bambino ha catalizzato la mia curiosità a causa del suo nome, che invano cercavo sulla cartina geografica della Svizzera. Ci volle mio padre – lo ammetto – per svelare l’arcano. E per sciogliere anche l’altro nodo: il Grasshopper è di Zurigo!

Il club ginevrino non ha esordito nel migliore dei modi in Europa, venendo sconfitto a domicilio dallo Slavia Praga per 0-2. Discorso diverso per la Roma che, seppur con qualche patema, ha violato Tiraspol, infliggendo un 2-1 allo Sheriff. Per la prima volta dopo diversi mesi l’Olimpico non registra sold out, sebbene la responsabilità sia da addurre alle sanzioni che la UEFA ha irrorato nei confronti della Roma relativamente alla semifinale dello scorso anno contro il Bayer Leverkusen. Nello specifico: “Multa di 30.000 Euro e chiusura parziale dello stadio, che sarà composto da almeno 6.000 posti [3.000 posti nella tribuna nord e 3.000 posti nella tribuna ovest], durante la prossima partita delle competizioni UEFA per il lancio di oggetti “. Tralasciando ogni commento su questo organo, che si dimostra sempre meno tutore del calcio e sempre più intrallazzone e despota nei confronti dei tifosi, il risultato è una Curva Nord piena solo in parte e alcuni buchi nella Tribuna Tevere.

La finale persa con il Siviglia e tutta la scia di polemiche che ne sono seguite bruciano ancora fortissimo nella mente e nel cuore del popolo romanista. Sentimento che appare lapalissiano al momento dell’inno dell’Europa League, sonoramente fischiato da tutto lo stadio. Una vox populi che a prescindere dalla fede e da come la si possa pensare, risuona come una boccata d’ossigeno, una mano tesa ad allontanare un sistema – quello griffato Ceferin and Co. – che in questi anni ha più volte fatto della spiccia e conveniente moralità un proprio cavallo di battaglia, salvo perdere totalmente di vista la salvaguardia del patrimonio calcistico continentale e, anzi, implementare tutta una serie di spinte repressive nei confronti dei tifosi. Dalle sanzioni per la pirotecnica ai divieti di trasferta (ormai utilizzati quasi pedissequamente a quelli, vergognosi, nostrani), alla voce grossa nei confronti di club non allineati all’organo pallonaro predominante nel nostro Continente. Non è un caso, del resto, che spesso e volentieri interi movimenti di supporter “dedichino” alla UEFA striscioni e azioni per evidenziare la poca stima nei suoi confronti.

Passando alla cronaca degli spalti, che poi è quella che più ci interessa una volta entrati in uno stadio, dopo alcune prove incolori la Sud di questa sera si attesta su ottimi livelli. La buona performance non credo sia tanto figlia della partita in discesa (un 4-0 che non lascia spazio a ulteriori commenti) quanto di una verve ritrovata e ben gestita dai lanciacori e dai vari muretti. Come sempre tanto colore nei primi minuti, con la sciarpata sull’inno e i bandieroni che sventolano almeno fino al 15′ quando – come ormai da prassi – vengono abbassati per favorire la compattezza del tifo e dei battimani. Qualche fumogeno viene acceso qua e là, mentre in Nord come sempre molto attivo il gruppo lato settore ospiti che – aiutato visivamente dal contorno spoglio di spettatori – si mette in mostra con tanti battimani, esibendo nel finale il sempre bello e originale bandierone verde con la Lupa Capitolina. In generale, per quanto si possa essere critici, va riconosciuto ai romanisti un grande balzo in avanti sotto l’aspetto della cura e della realizzazione del materiale negli ultimi anni. Si vedono sempre meno stendardi e bandiere stampate (o realizzare con il ridicolo e inguardabile font Ultras Liberi) e sempre più cose fatte a mano. Ogni qualvolta mi ritrovo di fronte alla “stampa seriale” mi chiedo dove sia il gusto nell’esporre il proprio vessillo. Una bandiera, un due aste o uno striscione realizzati con il sudore della fronte e spezzandosi la schiena, sono giocoforza un qualcosa di intimo. Di “personale”. Forse addirittura di più sentito da difendere e non far infangare. Oltre a rappresentare spesso un momento di collettività e aggregazione. Ben diverso dal ricevere il lavoro già fatto da qualche tipografia o centro dedicato.

Voltando lo sguardo al settore ospiti, cosa dire? I circa 700 tifosi giunti da Ginevra fanno il loro. E forse anche qualcosa di più. Malgrado una partita che non ha mai visto in campo la loro squadra, i ragazzi sistemati dietro le pezze della Section Grenat, si sbracciano per tutti i 90′. Voce, bandiere, un paio di sciarpate e tanta partecipazione. Davvero una buona impressione, oltre che la conferma di quanto ormai movimenti come quelli svizzeri e austriaci abbiano intrapreso una strada solida e importante, che vede alle proprie spalle circa due decenni di militanza e, di conseguenza, una discreta tradizione. Insomma: rispetto a tante tifoserie annunciate in Italia come fossero La 12 del Boca, i granata sono arrivati in sordina, senza fare o dire spavalderie, ma dimostrandosi più che valevoli. Da segnalare, peraltro, il piccolo corteo (scortato, ovviamente) partito da Piazza del Popolo. Molto scenico, ma per una tifoseria che si trova a Roma per la prima volta in tanti anni ci sta. In fondo ultras è anche un fenomeno di costume e di “rumore”.

In campo, come detto, la Roma si impone con un poker. Tra le due tifoserie nulla da segnalare, a regnare è la completa indifferenza. Nel prossimo turno giallorossi impegnati in casa contro lo Slavia Praga, nel remake di una delle partite più “drammatiche” della storia romanista. Per il Servette, invece, ci sarà lo Sheriff, in quello che sembra già essere uno spareggio per la Conference.

Simone Meloni