Il focus di questo Roma-Spal è senza dubbio quello riguardante l’ennesimo divieto per il materiale raffigurante il volto di Federico Aldrovandi. Un approfondimento a cui ho voluto dedicare un articolo a parte, evitando di mischiarlo con argomentazioni in fondo più futili come quelle relative al tifo.

Eppure penso sia doveroso, in veste di “cronista”, focalizzarmi anche sull’ambiente dello stadio Olimpico in questo tiepido sabato di fine ottobre. Avevo parlato bene della Sud in occasione dell’ultima partita disputata in casa, quella contro il Viktoria Plzen. Avevo descritto un settore in salute, autore di una performance continua e caratterizzata da ottimi picchi. In crescendo rispetto al recente passato e vistosamente vogliosa di tornare a ruggire con più continuità.

Devo fare un passo indietro quest’oggi. Non me ne voglia nessuno. Sin dalle prime battute: saranno i controlli più estenuanti del solito agli ingressi, sarà l’orario (15 di sabato) che per molti è ancora lavorativo, ma vedere una Sud scarna e mezza vuota all’ingresso in campo delle formazioni non è di certo edificante. Sì ok, lo sappiamo, c’è la riduzione di capienza e molti biglietti in campionato rimangono invenduti a causa del non veritiero sold out con cui il settore popolare giallorosso viene “blindato” durante i match di Serie A. Ma è abbastanza palese che in tanti (in troppi) continuino a selezionare le partite malgrado l’abbonamento. Lasciando il proprio posto vuoto in gare di seconda fascia o in momenti di stento da parte della squadra.

Peraltro è un paradosso, perché anche oggi l’Olimpico fa registrare buoni numeri. 40.000 presenze che di questi tempi non sono esattamente da buttar via.

Circa seicento gli spettatori ferraresi che seguiranno la gara in quasi totale silenzio per le note scelte della Questura di Roma e la seguente decisione degli ultras di tornare a casa senza metter piede sulle gradinate. Per loro oltre il danno la beffa. Anche in termini economici. Al viaggio, infatti, va aggiunto come sempre il salato prezzo del biglietto d’ingresso: 35 Euro per un settore ospiti in una gara di seconda fascia e in uno stadio non propriamente edificato per il calcio.

Il mio disco rotto prosegue la sua nenia: o si crea un tetto massimo imposto da Leghe e Federazioni o le società si sentiranno sempre più legittimate a vendere biglietti a costi al di fuori di ogni logica. Eliminando tutta quella fatta di classe popolare.

Tornando alla Sud, dicevo della giornata non propriamente entusiasmante. Ancora una volta emerge il vero male delle tifoserie contemporanee: il farsi trascinare dalla squadra e non viceversa. Con una Roma obiettivamente inguardabile, che alla fine perderà meritatamente per 2-0, il supporto canoro è degno di nota davvero in poche occasioni. Mentre a farla da padrone è un generale clima mollo, quasi rassegnato e mediocre.

Per carità, una giornata negativa capita a tutti. Ma è ormai quasi fisiologico che in certe partite – generalmente dal minuto interesse sportivo – spesso il tifoso prenda sottogamba l’impegno giungendo già scarico nel proprio settore. Ecco, forse manca quella tensione che un tempo si avvertiva anche prima, durante e dopo partite dal basso significato. Si arriva allo stadio come si stesse andando in qualsiasi altro spettacolo sportivo o musicale.

Ancor più avvilente è registrare “l’abbandono” della Sud da parte di molti spettatori a risultato ormai acquisito in favore dei ferraresi. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui la curva intera mostrava il proprio sdegno verso tribune e distinti “rei” di abbandonare la Roma proprio nel momento della difficoltà. Personalmente credo che questo sia il segnale più grave e triste della trasformazione antropologica del tifoso negli ultimi quindici anni.

Da segnalare i diversi cori scanditi dagli ultras capitolini in favore di Federico Aldrovandi. La notizia di quanto accaduto ai supporter estensi agli ingressi fa brevemente il giro dello stadio e la Sud esprime tutta la propria solidarietà per una vicenda che ha visto sempre molto attivi i romanisti. Quando gli spallini rimasti nel settore carpiscono il nome di Federico scandito dai romani parte un applauso che unisce buona parte dello stadio.

Ho trovato invece fuori luogo i tanti “Tornerete in Serie B” partiti dalla zona bassa della Curva Nord, occupata quest’oggi da molti giovani studenti che hanno sfruttato una promozione loro indirizzata per comprare i tagliandi. È vero che parliamo di persone poco avvezze alle logiche da stadio e molto più ancorate al fattore folkloristico che prevede l’offesa e il “confronto” a priori con ogni avversario. Ma sono onesto: difficilmente ho tollerato l’offesa gratuita nei confronti del settore ospiti, soprattutto in casi dove non sussiste nessuna rivalità (né calcistica né tanto meno geografica). E se qualcuno mutua questa scelta con l’abbinamento cromatico degli emiliani, riconducibile a quello dei laziali, la cosa mi suona ancor più evitabile nonché futile.

Un pensiero infine ai due ragazzi ancora detenuti in Inghilterra per i fatti di Liverpool. In settimana è arrivata la sentenza anche per il secondo, che dovrà scontare tre anni per “violent disorder”. Entrambi sono stati dunque scagionati dall’accusa di tentato omicidio nei confronti di Sean Cox (attualmente un altro sostenitore giallorosso è stato arrestato con questo capo di imputazione).

Sarebbe interessante sentire il parere di tutti quei “giornalisti”, ma anche di altri esimi personaggi appartenenti al movimento, che nei giorni seguenti avevano auspicato per loro il carcere a vita e le più ferree delle pene “per questi assassini”. Intanto dico loro che la legge farà il suo corso e se qualcuno si è resto protagonista di un gesto censurabile con suddetto capo d’imputazione di sicuro pagherà, ma nel frattempo constato nuovamente con tristezza il volersi sostituire a giudici e tribunali con fare degno del miglior tagliatore di teste presente sulla Terra.

Il tempo è galantuomo. Ne riparleremo.

Simone Meloni