Per delle strane coincidenze della vita oggi riesco a prendere due piccioni con un fava: da tempo mi ero ripromesso di vedere all’opera i ferraresi, ma mai avrei immaginato, causa tessera, di ritrovarmi a vedere anche gli Sconvolts.

Partiamo dal venerdì antecedente al match, per la precisione alle ore 15:30. Fino a quell’ora infatti i biglietti non erano ancora stati messi in vendita e dunque nulla si sapeva sulla presenza o meno degli Sconvolts. Aperta la prevendita chiedo informazioni per curiosità sui tagliandi messi a disposizione degli ospiti e con piacere scopro che non ci sono limitazioni. In poco tempo la notizia fa il giro del web e la domanda che tutti si pongono è: gli Sconvolts ci saranno?

Di Ferrara mi ha colpito la pacatezza, la tranquillità e il silenzio della città, un silenzio che temevo si potesse riflettere anche allo stadio. Invece i miei dubbi vengono meno quando entro nell’impianto: il Paolo Mazza ha mantenuto la stessa struttura “vintage”, si è preferito insomma preservare l’identità dell’impianto di gioco, senza riproporre soluzioni che negli ultimi anni stanno trasformando gli stadi Italiani in cattedrali belle e accoglienti, ma tutti uguali e per questo un po’ freddi.

Lo stadio è pieno in ogni suo ordine di posto, non ci entra neanche uno spillo. Arrivo in coincidenza del fischio d’inizio e subito con lo sguardo cerco proprio gli Sconvolts, presenti in circa 40 unità (oltre 300 i sardi presenti complessivamente nel settore ospiti). Tifo compatto il loro, vibrante ma soprattutto mai banale. Mi sarei aspettato cori contro la tessera, quasi a voler rimarcare la propria identità e la vittoria della loro linea, almeno se ci poniamo dal punto di vista delle realtà non tesserate. I cagliaritani invece sosterranno gli 11 in campo, dedicando in non poche occasioni cori per i diffidati. Pensavo che gli scontri di Sassari e quelli di quest’estate contro i Bresciani avrebbero potuto lasciare degli strascichi nello zoccolo duro del gruppo e invece il loro nucleo è composto da gente navigata: se qualcuno pensava di trovare solo le seconde linee sarà rimasto deluso. Speravo di rivedere in trasferta il loro striscione, invece mi sono dovuto “accontentare” dello stendardo da trasferta.

Se dovessi trovare un aggettivo per descrivere il tifo dei ferraresi sarei fortemente indeciso tra commoventi e impressionanti. Da quando seguo il calcio ho visto all’opera tante tifoserie, ma raramente mi era capitato di vedere una curva cantare e sostenere la propria squadra oltre i 90 minuti: oltre al copricurva esposto durante l’ingresso in campo delle squadra, oltre alla bella e fitta sciarpata e il continuo sventolio di bandiere (bello, non solo per motivi estetici, quello dedicato a Federico Aldrovandi), gli estensi non hanno smesso per un solo istante di incitare la propria squadra. Al triplice fischio, e con una sconfitta sul groppone, mi sarei aspettato un pizzico di delusione e invece la curva ovest ha continuato a cantare come se la Spal avesse vinto uno spareggio promozione.

Mentre riponevo la mia macchinetta nella custodia già pensavo a quale match della S.P.A.L. avrei dovuto vedere, perché il quesito mi sorge spontaneo: sarà stato un caso oppure la silente Ferrara è sempre cosi passionale e chiassosa allo stadio?

Testo di Michele D’Urso.
Foto di Michele D’Urso e Enrico Garutti.

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