È bello avere un’isola calcistica in cui poter naufragare nei fine settimana e ammirare da vicino qualche tifoseria nuova o blasonata. Fortunatamente la Romagna offre diverse opzioni per un vecchio malato di tifo come me che purtroppo, data l’età e i montanti impegni famigliari e lavorativi, non riesce più a sconfinare come un tempo. Quella logisticamente migliore, il “porto sicuro” oserei dire, è rappresentata per me dal “Macrelli” di San Mauro Pascoli. Se non fosse che da un buon paio di stagioni la Sammaurese è inserita nel girone D che a livello di tifo organizzato offre davvero poco quanto nulla, e paradossalmente finisce che mai o quasi mai nel corso della stagione vi metta piede.

Ci ritorno in questa domenica di inizio ottobre, complice l’assenza di altri incontri a me congeniali in zona, concedendomi persino il lusso delle canoniche tagliatelle domenicali, potendo raggiungere all’ultimissimo minuto l’impianto a due passi da casa. Anzi esagero anche un po’ nella mia ritardataria concezione dell’ultimissimo minuto ma nonostante ciò, posso subito apprezzare l’assoluta, rilassata ma non meno professionale idea di “fare calcio” che hanno a certe latitudini. Riesco addirittura ad entrare in campo prima che lo facciano le squadre, senza che mi si frapponga nessun Signor “Lei non sa chi sono io” a infelicitarmi la giornata con chissà quale improbabile cavillo come spesso avviene nelle categorie maggiori.

È proprio sotto simili colpi della presupponenza e dell’arroganza che nella massima serie si stanno scavando la fossa, mentre continuano a dar la colpa ai tifosi o alla pirateria. Salvifica una ciclica boccata di quell’aria di paese di cui parlava Raoul Casadei in versione calcistica, che solo si può respirare in questi campi lontani dall’isteria di chi dimentica che, spogliato di tutto, dei tornelli e delle sue tenute antisommossa, dei divieti e dell’ossessione per il soldo, nella sua essenza questo non è altro che un gioco.

C’è poco da dire sul pubblico di casa. Gli spettatori convenuti saranno a occhio 2/300 circa per lo più raccolti sotto la tribuna coperta che, per certi versi, ricorda le vecchie tribune in legno dell’Inghilterra degli anni ’80. All’angolo scoperto della stessa tribuna, vi è esposto lo striscione “Sammauresi” (“doc” in piccolo, a margine) dietro il quale ci sono un paio di bandiere bianco-giallo-rosse montate su dei pennoni e una manciata di persone che accendono anche un fumogeno a inizio gara. Poi null’altro. Non esiste insomma un tifo organizzato, però i presenti partecipano emotivamente agli eventi del campo rumoreggiando nei momenti clou, esultando ovviamente al goal e alzando un paio di “SAN-MAU-RO SAN-MAU-RO” cadenzati, partiti dal cuore della tribuna.

Ben più varia la conformazione del settore ospiti che, fra tutti, accoglierà all’incirca un’ottantina di tifosi degli arancioni. Più compassata una buona metà che si sistema nella parte sinistra della gradinata in metallo, interessata per lo più alla partita, mentre dalla parte opposta si compatta l’altra quarantina circa, raccolta dietro le pezze dei “Millenovecentoventuno” e attivamente coinvolti nel sostegno alla propria squadra.

L’ultima volta che li avevo visti fu a Santarcangelo e il clima era molto più dimesso, ebbi quasi la sensazione che il movimento pistoiese fosse se non in disarmo, sicuramente in un periodo di forte appannamento. È evidente che nel frattempo molto sia cambiato fra i toscani e per quanto la categoria sia peggiorata dall’allora Serie C, di gran lunga migliore è la situazione del tifo. Con due bandieroni più grandi che sventolano continuamente e un più piccolo tricolore arancio-bianco-blu a dar colore, il loro sostegno alla squadra è pressoché ininterrotto. Accompagnato da un tamburo ben ritmato e non troppo invadente, la loro prova è caratterizzata da tantissimi battimani e da cori trascinati molto a lungo.

Sono in verità anche aiutati dal fulmineo vantaggio della propria compagine, che già all’8° si porta in vantaggio, ma anche nel secondo sono ugualmente positivi e continui, seppur con qualche leggera pausa in più e un’altrettanto leggera diminuzione di potenza. Ascrivibile non solo alla stanchezza ma anche al sopraggiunto pareggio avversario al 5° della ripresa. Arrivano al fischio finale senza mai cedere di un passo, sempre con le bandiere e le braccia in alto e con la voce ben presente.

Scambio di applausi con la squadra prima che la stessa si ritiri negli spogliatoi, come avviene fra i locali. Stesso applauso che mi sento di fare a mia volta a questi ragazzi: non è stata la performance di tifo più bella che io abbia mai visto e sicuramente nemmeno che loro abbiano mai fatto, però è indicativo per me che in gare come questa, per lo più insignificanti, senza una tifoseria avversaria, senza rivalità, senza che la squadra primeggi, siano riusciti a portare un buon numero di persone, a raccoglierle dietro i loro drappi e fare comunque bene per tutto l’arco della gara. Aggiornando l’idea che avevo dei pistoiesi, sono passato dal credere fosse una tifoseria morente a pensare che Millenovecentoventuno e soci stiano facendo un ottimo lavoro e consolidando ottime basi in chiave futura. Il loro compito lo stanno facendo fino in fondo, stanno tenendo accesa la brace della passione e degli ideali. Servirebbe però inevitabilmente che la squadra faccia il suo e porti la piazza a riappassonarsi alla maglia arancione, riavvicinando vecchi tifosi e soprattutto nuovi. La Serie D è davvero troppo stretta.

Matteo Falcone