Mai avremmo voluto scrivere queste parole, ma le circostanze ci inducono a farlo. Fino a due giorni fa, la pazienza, l’ascolto e la credibilità nei confronti di squadra e società sono stati elementi e valori che hanno prevalso sui risultati negativi che generavano rabbia e delusione in una piazza stanca di aspettare di tornare a giocare là dove i numeri e la storia ci dicono che dovrebbe essere.
Solo la scorsa settimana avevamo chiesto il massimo impegno affinché si potessero evitare ulteriori figure di merda. Purtroppo, i tre goal in ‘45 presi a Venezia ci spingono a inasprire la nostra linea, coerentemente con quanto detto a inizio stagione. Pertanto, calciatori, allenatore e dirigenza al completo, per la Curva Nord e per tutti i veri tifosi del Bari, sono tutti in discussione.
A cominciare dal #DirettoreSportivo, che ha movimentato, tra entrate e uscite, 104 calciatori in soli due anni. Lo stesso Direttore Sportivo che a volte ha deciso di far passare qualcuno per “colpevole” pur di tutelare la sua figura agli occhi della piazza e di una #presidenza che, oltre ad aver l’obbligo di essere schietta e sincera con la tifoseria, dovrebbe avere più polso ne confronti di tutti i suoi tesserati.
Passiamo all’allenatore: deve imparare a gestire meglio i contenuti delle dichiarazioni post partita, magari utilizzando una terminologia che non lasci spazio a polemiche o incomprensioni con gli stessi calciatori. Capiamo benissimo che sia difficile gestire una rosa molto ampia, con tutti i problemi che ne derivano (gestione gruppo e formazione, su tutti)… Bari, però, non ha bisogno di gente remissiva; Bari è una piazza che vorrebbe vedere negli occhi di #Grosso la stessa determinazione mostrata nei secondi che hanno preceduto il rigore decisivo contro la Francia, nella finale del mondiale del 2006.
Capitolo #calciatori: la maglia del Bari ha 110 anni di storia; Bari è una piazza importante che da tutto ma che esige rispetto e professionalità da parte dei suoi tesserati. Foste una squadra mediocre, non avremmo mai usato queste parole e ci saremmo attenuti ai tre anni di tempo richiesti per poter centrare l’obbiettivo, ma lo facciamo perché crediamo che – una squadra prima in classifica fino a poche settimane fa – non può e non deve mollare, soprattutto con 18 gare ancora da affrontare.
D’ora in avanti, oltre a seguire con ancora più vigore le vicissitudini della FC Bari, non vi sarà più perdonato nulla: la nostra pazienza è finita. Pertanto, diamo pochi giorni di tempo agli addetti ai lavori per ristabilire gli equilibri e riprendere a funzionare. In caso contrario, saremo costretti a proseguire con la linea dura di Venezia, innescando una pericolosa spirale che non si sa dove possa portare.