Eventi, di un certo rilievo, del passato si intrecciano inevitabilmente con la storia della Società Sportiva Lazio e con la vita personale e familiare del protagonista di questo libro. “Senza chiedere perdono” (edito da Flux Publications e acquistabile sul sito www.senzachiedereperdono.com al costo di 19 euro) è il romanzo di esordio di Roberto de Sanctis, grande e appassionato tifoso della squadra biancoceleste.
“Un’avventura straordinaria e perpendicolare ai 118 anni della Società Sportiva Lazio 1900, – si legge sul sito e sul retro della copertina di questo libro – dove drammi sociali, eventi bellici e violenza si vanno ad intrecciare con la passione di un’intera famiglia per i colori della più antica società di calcio romana. Un libro di pura e semplice passione. Tre generazioni sulle quali i tacchetti dello scarpino entrano duri e catapultano a terra sporcando di prato l’intera casacca. Una sequenza impressa nella memoria di situazioni belle e drammatiche, ascoltate o vissute in prima persona, dove commozione e rabbia, profonda amicizia e lealtà, pianto e sogni, si sono infranti e realizzati all’ombra di tanti moderni castelli chiamati stadi”.
Una sorta di diario personale, unito sapientemente, ma con profondo rispetto, alla descrizione di eventi anche di portata internazionale, che si sono affiancati, inevitabilmente, a quelli della Lazio e dei suoi tifosi. Diversi capitoli e diversi episodi, inseriti, apparentemente, in ordine sparso all’interno di questo libro, senza, di fatto, una sequenza temporale coerente, ma legati comunque, l’un l’altro, da un filo forse impercettibile ad una lettura poco attenta.
Chi è convinto di imbattersi nel classico romanzo ultras basato solo su scontri, trasferte e quant’altro rimarrà certamente spiazzato. Perché alla narrazione e alla descrizione di questi immancabili episodi, vengono aggiunti anche quelli sicuramente più personali della vita del protagonista di questo libro, che altri non è che l’autore stesso.
Roberto, nel corso di questa storia, rivivrà e ripercorrerà, quindi, alcune fasi della sua vita (e non solo) che lo hanno segnato e lo hanno comunque portato ad essere quello che è attualmente, con tutti gli sbagli, le emozioni, le gioie e i dolori che ognuno di noi affronta quotidianamente.
Una storia vera, sincera, senza filtri, in un libro che scorre via piacevolmente (l’ho divorato in due giorni) ed è capace di farti rivivere, con gli occhi dello stesso protagonista, immagini ed eventi che a tutti quelli che frequentano una curva di uno stadio (ed in special modo la Nord romana) risulteranno sicuramente familiari.
“Dentro una curva c’è confronto, sostegno, beneficenza, sana rivalità, obiettivi, rigore, rispetto ed ogni cosa si guadagna sul campo, senza che abbia importanza da dove vieni. – spiega lo stesso autore nelle “Riflessioni finali” del libro – Vale soltanto se vali, se dimostri che ci tieni. Poi c’è anche tutto il resto, per carità: litigi, schiaffi, invidie, soprusi e conflitti. Ma le stesse persone che mezz’ora prima stanno tifando all’Olimpico per la Lazio, mezz’ora dopo escono e sono al bar del quartiere a fare i clienti, due ore dopo sono a casa a fare i mariti e i figli e all’indomani, come il giorno prima, sono cittadini e lavoratori”.
“Cosa c’entra riempirsi la bocca di violenti e di violenza quando si parla di Calcio?” si chiede lo stesso de Sanctis nelle fasi conclusive della sua opera. “In questo enorme e prezioso contesto la definizione di violenza legata al Calcio e ai suoi teppisti sembra davvero troppo riduttiva se non qualunquista o addirittura volutamente accusatoria. Un tifoso, una squadra, è troppo per essere relegato a ricoprire il teatrale ruolo del violento. Il tifoso è molto altro, ed affonda le sue radici nel tessuto della città nella quale vive, non solo ma ben oltre agli episodi di scontri che possono accadere fra tifoserie.”
Ed è per questa serie di riflessioni e di interrogativi, e non solo, che quindi nasce questo romanzo. Che affronta una tematica, molto spesso trattata con troppa sufficienza e superficialità oltre che con poca professionalità da determinati giornalisti ed “addetti ai lavori”, con gli occhi di chi, quella passione, che molti di noi comprendono perfettamente, l’ha vissuta pienamente e continua a viverla tutt’ora. Da tifoso, da appassionato, da ultras, ma soprattutto da cittadino qualunque, con i propri impegni, la propria famiglia, i propri amori, le proprie delusioni e la propria vita di tutti i giorni.
“Un libro di pura e semplice passione”, che riattraversa, in quasi trecento pagine, la vita di Roberto, ma che potrebbe essere sicuramente quella di chiunque altro, senza, per l’appunto, chiedere perdono per la strada intrapresa e per le scelte, giuste o sbagliate che siano, effettuate durante questo lungo percorso.
A difesa di quei colori. A difesa di quel castello. A difesa di quella immensa passione.
Daniele Caroleo.