Gara teoricamente dall’alto valore quella che si gioca al “De Simone” di Siracusa fra i padroni di casa e l’Acireale. Peccato che poi la teoria, confrontandosi con la realtà, veda più di qualche nodo venire al pettine. Se lo chiedono gli stessi tifosi aretusei con uno striscione, anzi ne chiedono direttamente conto alla Lega di D interrogandosi su quanto davvero possa servire vincere questi playoff. Mors tua vita mea come avrebbero detto i latini e nemmeno la morte simbolica di una squadra di Serie C potrebbe bastare, perché a livello regolamentare, sono le squadre appena retrocesse dalla C alla D ad avere priorità di ripescaggio e solo in ultima istanza quelle che, vincendo questi playoff dei nove gironi di D, sono meglio piazzate nella contestuale graduatoria.

In campo, come da pronostico, il Siracusa beneficia del fattore campo e del buon momento di forma per regolare gli avversari con un secco 3-0, qualificandosi così per la finale contro la LFA Reggio Calabria, cioè l’erede sportiva della Reggina che si spera possa quanto prima recuperare la denominazione storica, visto che, con un credito di fiducia molto forte, ha fin da subito recuperato seguito e tifo della piazza amaranto.

Sugli spalti è il solito trionfo di bandiere, cori, pirotecnica, sciarpate, manate folte e possenti. Spiace che sia più che altro un monologo, visto che ancora una volta, il settore ospiti è rimasto tristemente vuoto a causa del solito divieto di vendita dei tagliandi ai tifosi acesi.

Tra le note di cronaca della gara, non può che saltare all’occhio lo striscione pesantemente rivolto agli ormai ex gemellati della Juve Stabia, rapporto incrinatosi dopo la trasferta siracusana in quel di Casalnuovo.

Non c’è comunque nemmeno troppo tempo per rimpiangere il passato o gioire per il presente, che domenica il Siracusa sarà di nuovo protagonista fra le mura amiche del predetto incontro di finale contro la Reggina. Verrà poi il momento di fare i conti con graduatorie e altri dilemmi, ma vincere è l’unica strada per pensare e costruirsi un futuro migliore.

Giuseppe Ragnolo