Era solo il 2019 quando il Siracusa venne escluso dalla Serie C ma sembrano passati secoli da allora. È cambiata innanzitutto la categoria, con la compagina aretusea costretta a ripartire dalla Promozione regionale. Sono cambiate ben quattro denominazioni per varie traversie. Sono cambiati innumerevoli calciatori. Cambiati anche gli allenatori ovviamente e decisivo alla fine è stato l’arrivo in panchina di mister Cacciola subentrato a Mascara e capace di ridare slancio alla squadra. L’unica cosa che non è mai cambiato negli anni è la presenza costante, fedele, appassionata e colorata della Curva Anna a sostegno del leone.

Dopo aver concluso la stagione regolare al secondo posto, arrivando per un soffio ad insidiare la leadership dell’Igea Virtus, il Siracusa si ritrova così a disputare i playoff nazionali. Superato lo scoglio Ercolanese, con la trasferta in terra campana che ha fatto riassaporare alla tifoseria azzurra il sapore delle vecchie sfide extra-regionali e i fasti dei tempi della C che sognano presto di poter rivivere, il calendario in finale gli oppone la corregionale Enna.

I gialloverdi ospiti provenienti dal piccolo centro omonimo di circa 27 mila abitanti della Sicilia centrale, l’allora Castrogiovanni che gli antichi romani definirono “inespugnabile”, sperano ovviamente di tenere fede al ricorso storico e dopo l’1-1 dell’andata, riuscire nell’impresa inversa di espugnare il “De Simone” di Siracusa. A sostenerli in questa rincorsa ai propri sogni un seguito davvero importante di tifosi, raccolti dietro lo striscione principale “Aggregazione Ultras Enna” affiancato da svariate altre fra le quali si nota anche quella degli amici della Sancataldese. Nella buona come nella cattiva sorte gli amici non mancano mai, non a caso si vede parimenti un bandierone della Juve Stabia dalla parte opposta, a suggello di questa vera e propria fratellanza fra le due città.

Le coreografie proposte dalle due tifoserie, vedono gli ospiti esibirsi in una bella fumogenata con i propri particolarissimi colori sociali, accompagnata dallo striscione “ANNEBBIATI” e tante altre bandiere e bandierine. Uno dei più classici e forse anche semplici spettacoli del repertorio del tifo italiano ma non per questo meno belli ed impattanti. Osa di più invece Siracusa che, forte di uno stadio pieno in ogni ordine di posto e di una curva brulicante, si lancia in una coreografia con un mosaico di cartoncini a formare tre larghe bande verticali azzurro-bianco-azzurro; al centro, nella parte bianca, l’aquila dello stemma cittadino, con il castello sul petto e con i fulmini di Giove fra gli artigli. Sulla vetrata in basso è affisso uno striscione raffigurante la stessa bandella di stoffa del blasone comunale con la sigla “SPQS” e, più in largo rispetto a questa, si diparte equamente divisa fra i due lati la scritta “ULTRAS”, chiusa da foglie di alloro che poi si ripetono in curva, dal basso in alto, replicando, o per meglio dire reinterpretando sempre il simbolo della città. Più difficile da spiegare e da realizzare che da vedere: la resa finale è davvero ottima e dimostra, se mai ce ne fossero stati dubbi, che questa piazza vuole e merita il ritorno in quarta serie.

La gara in campo è più complicata del previsto, l’Enna passa in vantaggio per la gioia della propria tifoseria ma poi sul lungo percorso e non senza qualche polemica, si vede sfuggire di mano il proprio destino, con il Siracusa che vince ampiamente 3-1. Spiace solo che alla fine, da questa roulette russa che sono i playoff, ci sono sempre tante tifoserie interessanti e relative compagini che avrebbero meritato miglior sorte, come in questo caso è successo all’Enna che deve rimandare ancora una volta l’ambizione di rinverdire quei fasti che, nel 1990, lo videro ascendere fino alla Serie C. Purtroppo il brutto del calcio è questo, anche se il bello è che laddove c’è la solida base di una tifoseria appassionata, prima o poi la sorte si compie. Questa volta è toccato invece al Siracusa e alla sua tifoseria che finalmente, dopo l’estenuante rincorsa finalmente può sorridere. Il leone è tornato a ruggire!

Foto di Giuseppe Ragnolo e Paolo Furrer