Oggi decido di andare a vedere la Fortitudo Bologna, nobile decaduta della pallacanestro italiana che, fra la fine degli anni ’90 ed inizio 2000, si contendeva il dominio del campionato italiano in derby spettacolari con l’altra squadra di Bologna, la Virtus.
Curva intitolata a Schull, nota bandiera fortitudina, esaurita in ogni ordine di posto per il semplice motivo che, ad inizio campionato, è andata tutta “sold out” in abbonamento.
In curva, con lo striscione storico “Fossa dei Leoni” ci sono diverse bandiere a dar colore, mentre praticamente tutti i tifosi danno fondo a tutta la loro voce, non smettendo letteralmente mai di cantare per l’intera durata della partita. Alcuni cori dureranno anche oltre cinque minuti, con l’aiuto di due tamburi ed il coordinamento di un paio di tifosi i quali, spalle al campo, si prenderanno l’onore e l’onere di lanciare i cori da eseguire.
In un lato della curva, mi incuriosisce un gruppetto di circa una trentina di persone dietro lo striscione “Unici” e il due aste “Fortitudini a modo nostro”; riuscendo, a fine partita, a scambiare quattro chiacchiere con loro, apprendo trattarsi di un gruppo nato nel lontano 1989 per mano di quattro amici del quartiere Barca di Bologna che, col tempo, sconfinò dal quartiere arrivando a contare fino a 60/70 componenti. Venne poi il ridimensionamento per la sua propensione all’“azione” che portò numerose diffide e poi la sospensione del gruppo stesso, che da tre anni è infine ritornato a seguire con costanza la squadra.
Tornando all’attualità, oggi sui gradoni un’ottima sciarpata, belle manate e non mancano naturalmente i cori contro i cugini, che trovano la partecipazione massima da tutto il palazzo, sognando un derby nella prossima stagione.
Niente da dire riguardo agli ospiti: nessuna presenza di tifo dalle Marche.
Fabio Bisio.