L’ultima volta è stato dopo Juventus-Fiorentina di campionato quando, a seguito del coro “Juventini ebrei”, la comunità ebraica nelle vesti del rabbino capo è insorta, ampia eco all’indignazione via mass media, tutti a stigmatizzare l’insensato odio dei tifosi, il becerume, l’inciviltà e via di questo passo. Fermo restando che l’analisi sarebbe un attimino più ampia, e che tanti cantano quella parola solo per “abitudine” senza comprenderne i risvolti politico-storici, però sorprende come mai nessuno si interroghi sul perché dell’odio. Perché, per esempio, lo stesso odio non investe altre nazioni (senza dilungarci sul concetto di nazione applicato ad Israele…) ricche e potenti come la Svizzera o la Norvegia? Perché oggi un qualche rabbino capo non ha parole di rammarico per quanto successo? Perché la stampa in blocco non parla di certe cose ben peggiori di una canzoncina pur becera, se vogliamo, intonata allo stadio? Domande retoriche.

Il 31 gennaio scorso un gruppo di soldati israeliani a un checkpoint vicino ad Al-Ram, in Cisgiordania, hanno sparato a Jawhar Nasser, di 19 anni, e Adam Abd al-Raouf Halabiya di 17 anni: giovani promesse della nazionale palestinese che tornavano da un allenamento. Adesso i due ragazzini non potranno mai più giocare a calcio. Forse nemmeno camminare. Con negli occhi il volto di questi due adolescenti, nella memoria l’assurda storia di Mahmoud Sarsakstella della piccola nazionale Palestinese ingiustamente incarcerato e torturato nelle prigioni israeliane senza nemmeno un processo, e uscito solo dopo che uno sciopero della fame aveva debilitato irreversibilmente i suoi organi – il presidente della federcalcio palestinese Al-Rajoub ha detto che il prossimo giugno in Brasile chiederanno ufficialmente che Israele sia estromessa dalla Fifa.

Insieme a lui ci saranno molte federazioni mediorientali e nordafricane, difficile l’appoggio delle federazioni europee. Un portavoce della polizia di frontiera israeliana ha detto che i due ragazzini passavano davanti a un checkpoint subito dopo che un gruppo di terroristi aveva tirato bombe alla postazione, e che le milizie palestinesi usano il calcio per portare armi da una parte all’altra del confine. I soldati coinvolti nella sparatoria avrebbero detto che i due volevano attaccare il checkpoint. Le due vittime, che tornavano da una sessione di allenamento allo stadio Faisal al-Husseini di Al-Ram, hanno invece detto che i soldati hanno sparato loro senza nemmeno lanciargli un avvertimento. Il sospetto che sapessero benissimo che erano due calciatori è dato dal fatto che gli israeliani abbiano sparato loro appositamente sui piedi.

A Jawhar cinque pallottole su un piede e sei sull’altro, ad Adam una pallottola per piede. Una precisione chirurgica. I due hanno poi raccontato come i soldati gli abbiano scagliato addosso i cani e una volta immobilizzati abbiano cominciato a picchiarli. Trasferiti da un ospedale di Ramallah al Re Hussein Medical Center di Amman, dove sono ancora ricoverati e ne avranno per diversi mesi, ai due è stata data la notizia che non potranno mai più giocare a calcio. La loro speranza ora, è solo un giorno di poter di nuovo camminare. Questo è solo l’ennesimo attacco delle milizie israeliani a calciatori della Nazionale palestinese. Se Ayman Alkurd, Shadi Sbakhe e Wajeh Moshate erano morti nel bombardamento israeliano dello stadio di Gaza nel 2009, durante la terribile operazione Piombo Fuso, e Mahmoud Sarsak è stato il caso più clamoroso. Omar Abu Roweis e Muhammad Nimr, portiere e attaccante della nazionale olimpica, sono ancora incarcerati in attesa di processo da diversi anni. Mentre il loro compagno di squadra Zakaria Issa è morto per cause mediche subito dopo essere stato rilasciato.

“Quello di Jawhar Nasser Jawhar e Adam Abd al-Raouf Halabiya è solo l’ultimo caso in cui i calciatori palestinesi sono presi a bersaglio da parte dell’esercito e delle forze di sicurezza israeliane. La morte o la reclusione sono state, e sono ancora oggi, una realtà per diversi membri della squadra nazionale palestinese nel corso degli ultimi cinque anni – scrive Dave Zirin su The Nation – Provate a immaginare se i membri della squadra Campione del Mondo, la Spagna, fossero imprigionati, fucilati o uccisi da un altro paese. O se i militari di un’altra nazione sparassero ai piedi delle migliori promesse del Brasile. Ma, tragicamente, questi eventi lungo i checkpoint ricevono poca attenzione sui media”. Dopo un primo e infruttuoso incontro il 14 marzo con il boss della Fifa Blatter, il presidente della federcalcio palestinese Al-Rajoub e altri suoi omologhi stanno ora preparando una mozione da presentare il prossimo giugno al Congresso della Fifa che precede i Mondiali di Brasile 2014. Li chiederanno che Israele, alla prossimo comportamento simile, sia estromesso dalla Fifa.

[Fonte: Il Fatto Quotidiano]