Un Empoli ormai quasi salvo ospita al Carlo Castellani un Palermo con l’acqua alla gola. Mister Zamparini anche in questa stagione ha dato spettacolo ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, tifosi palermitani e sportivi in generale che ormai attendono con ansia le mosse di un presidente che non può più neanche essere considerato un vulcanico, ma qualcosa di ancora diverso.

Si torna a giocare dopo i noti fatti di Udine, dove la squadra è stata contestata dagli ultras in primis e dai tifosi degli altri settori dello stadio subito a ruota, in nome di quella condivisione di idee che non è sempre facile trovare negli stadi. Risultato? Gli ultras bianconeri sul banco degli imputati, come se nel Friuli non ci si possa lamentare, come se chi paga il biglietto non potesse contestare, come se gli applausi a fine partita fossero un obbligo dello spettatore. Ed allora giù chilometri d’inchiostro ed idee raccapriccianti di pseudo giornalisti che sparano qualunquismo da tutti i pori, nessuno che riesca a vedere più in là del proprio naso ed ostinatamente continua a propinare luoghi comuni in cui l’ultras è il sottosviluppato di turno.

Sono ad Empoli ed il pensiero della contestazione di Udine e di tutto ciò che ne è seguito, mi affiora quando noto che nel settore dove sono assiepati i palermitani non c’è traccia di ultras, solo accaniti tifosi che provengono un po’ da diverse zone della nostra penisola. Eppure i presenti si comportano da ultras, o almeno così tentano di fare, perciò come l’ultras comanda così anche i presenti hanno un loro “capopopolo” che si mette diligentemente spalle al campo per impartire i cori.

Entrano le squadre in campo ed ecco che nel settore viene chiesta compattezza, accompagnata da una sciarpata: gli ultras non ci sono ma colorare il proprio settore resta una regola non scritta che è seguita con impegno e attenzione.

Terminata la sciarpata si parte col tifo e con ancora il medesimo “capo” che detta tempi e ritmi spalle al campo. Il tifo inizia col piede giusto e non si può dire che non ricalchi, con le dovute proporzioni, quello degli ultras perché in barba alla sportività ed al “volemose bene”, il primo coro che viene intonato è contro Catania. Per la cronaca ne verranno intonati altri di tale tenore perché il derby, per qualsiasi tifoso, non è una partita qualunque. Andate a domandare ad un torinista quanto pagherebbe per fare uno sgambetto alla Vecchia Signora?!

I palermitani si danno da fare, chiedono a più riprese la vittoria ed ogni tanto riescono a dare una discreta continuità al proprio tifo. In fin dei conti c’è anche una buona partecipazione ed un paio di bandieroni donano pure un bel tocco di colore. Man mano che passa il tempo, però, il tifo si affievolisce e nella seconda metà della partita restano una ventina di persone a cercar di tirare avanti la baracca.

I padroni di casa oggi sono parecchio colorati: accolgono le squadre in campo con una bella sbandierata poi partono con un tifo costante, che vive di qualche pausa ma anche di momenti in cui la Maratona dimostra il proprio potenziale. Verso la fine del primo tempo gli empolesi ripropongono le bandiere accompagnate da un coro che viene tenuto continuamente vivo e coinvolge una bella fetta di persone.

Molto attivi anche gli “Young Ultras” che si fanno notare sia ad inizio partita con una loro mini coreografia, sia durante l’incontro per qualche coro e con qualche bandierina. Se questi sono i presupposti, si può dire che una nuova generazione di ultras si affaccerà in Maratona nel prossimo futuro!

Da segnalare lo striscione della “Blue Generation” contro gli orari assurdi delle partite, striscione che viene applaudito pure dai tifosi palermitani. Anche se la fede è diversa, le battaglie degli ultras e dei tifosi sono le medesime, malgrado certa disinformazione voglia mettere sul banco degli imputati chi ancora crede in un calcio diverso, più umano, più al servizio dello sportivo. Chi entra sistematicamente in uno stadio non vuole essere cliente ma sportivo, tifoso, ultras. Vuole anche contestare se c’è la necessità ma indubbiamente vuole divertirsi.

Valerio Poli.