Sua Eccellenza Rimini era solo D passaggio, questo lo slogan scelto dai giocatori biancorossi e sfoggiato su delle magliette al termine della partita disputata a Corticella, contro la formazione locale, nel piccolo centro sportivo alla periferia di Bologna.
La società Riminese, in verità, aveva espressamente chiesto alla presidentessa della formazione Bolognese di spostare la gara in uno stadio più capiente e confortevole, anche per agevolare il prevedibile largo contingente di tifosi ospiti in arrivo, ma non c’è stato accordo. Onestamente mi sarei aspettato anche un numero maggiore rispetto ai circa 300 Riminesi finali. Un centinaio quelli che hanno optato per la tribuna coperta, i restanti per quello che viene considerato il settore ospite: una collinetta a ridosso del campo di gioco, dietro una delle due porte. Il loro arrivo non passa inosservato: una volta posizionati gli stendardi, ha inizio il consueto sventolio di bandiere e vengono accesi potenti fumogeni di color arancione, che costringono il direttore di gara a sospendere per qualche minuto la partita, finché il vento non spazza via il fumo.
Il settore ospite non agevola sicuramente l’organizzazione del tifo. Molti passano il tempo tra la zona ristoro, posizionata per l’occasione in mezzo al prato, in più il fatto di non avere una tifoseria di fronte, ha cambiato anche le abitudini di molti tifosi durante i 90 minuti di gioco. Già dall’anno prossimo, nel campionato di Serie D, ritornare a confrontarsi con tifoserie avversarie porterà giocoforza a coinvolgere un maggior numero di persone.
Nella ripresa il tifo aumenta con la maggiore partecipazione dei presenti e così anche battimani e sciarpate migliorano il colpo d’occhio, mentre da parte delle forze dell’ordine si nota una certa apprensione vista la vicinanza dei tifosi al terreno di gioco.
Il vantaggio del Rimini consacra di fatto la vittoria finale del campionato, anche in virtù dei risultati provenienti dagli altri campi. Poco prima del triplice fischio, viene concesso ai tifosi più giovani di entrare a bordo campo: avranno loro il privilegio di abbracciare per primi i propri beniamini e festeggiare la promozione in serie D; poi, una volta aperto il cancello, l’abbraccio diviene collettivo, con mister Mastronicola, capitan Ricchiuti e il portiere Francesco Scotti che vengono letteralmente travolti nei festeggiamenti, in cui i più fortunati ottengono pantaloncini e magliette in ricordo della giornata.
Immancabili le consuete foto di rito tra bandiere, fumogeni, canti e balli che andranno ad arricchire la galleria dell’ultracentenaria storia del club biancorosso, augurandosi che possa tornare quanto prima nel calcio professionistico o per lo meno non conoscere più l’onta del fallimento.
Testo di Gilberto Poggi.
Foto di Gilberto Poggi e Francesco Passarelli.
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