“Boston, abbiamo un problema”.
Forse non tutti sanno che la famosa frase attribuita erroneamente a Jim Lovell, comandante della missione Apollo 13, fu invece pronunciata dal pilota Jack Swigert, nonché enunciata al passato in seguito all’esplosione di uno dei serbatoi d’ossigeno.
Ma questa è un’altra storia e non è mia intenzione tediarvi oltre né tantomeno provvedere ad uno studio rapido e parziale di tematiche a me ignote.
Un annuncio dai toni allarmistici che ha fatto storia, ripreso e riutilizzato anche per argomenti diametralmente diversi.
E allora m’è parso consono il parafrasarlo per lanciare un mio personale messaggio ai piani alti della AS Roma.
Non una richiesta di risultati sportivi diversi né inerente all’imminente stagione del calciomercato, ma un’attenzione maggiore verso un fenomeno oscuro, talmente nascosto nelle profondità del mare magnum del web da render difficile, se non impossibile un controllo minuzioso.
Andiamo dritti al nocciolo della questione senza girarci intorno come quel famoso missile della Nasa diretto verso la Luna, costretto ad un repentino ritorno sulla Terra.
Pur avendo in tasca un abbonamento stagionale di Curva Sud ho cercato, su richiesta di un caro amico allontanatosi dall’Urbe per motivi di studio, di rintracciare un tagliando per la super-sfida del prossimo 14 maggio contro la Juventus, in programma allo Stadio Olimpico.
Dopo aver constatato l’assenza di un comunicato ufficiale sul sito della società giallorossa, in quanto la mia ricerca è avvenuta con largo anticipo rispetto alle canoniche pratiche di emissione dei tagliandi, mi sono imbattuto casualmente in alcuni siti che annunciavano la disponibilità degli stessi.
Ovviamente a prezzi fortemente maggiorati.
Incuriosito ho iniziato così una breve ricerca sul fenomeno del “secondary ticketing”, argomento che era salito alla ribalta alcuni mesi fa in occasione delle tappe italiane dei Coldplay allo Stadio San Siro di Milano. Successivamente ad un servizio de Le Iene che denunciava la vendita irregolare di oltre diecimila biglietti, il Tribunale di Roma aveva infatti accolto il ricorso della Siae vietando la vendita da parte di “bagarini digitali” su siti quali Viagogo, Ticketbits e Seatwave. A pochi minuti dall’inizio della corsa ad un posto per questi eventi di alto valore musicale erano difatti stati polverizzati tutti i biglietti, i quali però erano prontamente riapparsi su tali siti a prezzi a dir poco decuplicati. Fenomeno complesso quello del secondary ticketing, in quanto in base all’attuale apparato legislativo l’attività in sé e per sé è tutt’altro che illecita a meno che non venga svolta in maniera professionale e organizzata da parte delle società che organizzano l’evento oppure dalle piattaforme cui è demandato il commercio.
Le ricerche per illuminare il mio cammino in questa selva nera di sentenze e pareri tecnico-giuridici mi ha così portato alla consultazione di un articolo di Calcio&Finanza relativo ai biglietti della sfida di Champions League fra Napoli e Real Madrid, andata in scena diverse settimane or sono.
Nonostante non fosse uscito alcun comunicato ufficiale da parte della società partenopea, i tagliandi per il match del San Paolo erano apparsi già in bella mostra sui suddetti siti. Neanche a sottolinearlo nuovamente, a prezzi fortemente maggiorati. Il fatto era così stato cavalcato come una grande onda da diversi portali napoletani che avevano sollevato alcune perplessità circa la regolarità di queste pratiche.
Com’era stato possibile infatti l’aver un determinato numero di tagliandi senza che essi fossero stati messi in vendita? Perché in assenza di abbonamenti relativi alla massima coppa europea questi siti avevano siffatta disponibilità? La società ne sapeva e/o poteva saperne qualcosa?
Domande a cui qualcuno aveva cercato di rispondere sottolineando l’assoluta innocenza del Napoli calcio, vittima di un sistema forse scorretto, ma legalmente legittimo in questo immenso vuoto normativo.
Ecco, chi si è accinto a leggere questo articolo con la speranza di un attacco alla AS Roma potrà riporre il Pc o lo smartphone; poiché credo, o forse in cuor mio mi auguro che a Trigoria quanto a Boston non siano a conoscenza di quanto da me trovato navigando come un marinaio curioso tra questi atolli virtuali.
Per aver la certezza di queste supposizioni bisognava però andare a fondo, e così ho intrapreso tale strada focalizzandomi unicamente sui biglietti di Curva Sud – settore spesso e volentieri soggetto ad una vendita risicata considerando le diverse migliaia di sottoscrizioni stagionali – incedibili in caso di abbonamento con AS Roma Club Home e anche in occasione del Derby di Coppa Italia contro la Lazio, cedibili temporaneamente dai possessori di AS Roma Privilege ma solo ad altri possessori della tanto osteggiata Tessera del Tifoso.
E così facendo mi sono imbattuto prima in due tagliandi cartacei – anzi da stampare comodamente a casa – alla modica cifra di 193,16€ più spese di spedizione e IVA, poi ad uno da 96,58€ più supplementi vari, quindi cambiando operatore prima ad un biglietto elettronico da 112€ con spedizione gratuita ed infine, sul terzo portale, ad addirittura otto tagliandi dal valore di 118€ cadauno senza il bisogno di inserire alcun codice relativo ad una Tessera del Tifoso.
Ogni eventuale dubbio circa l’esistenza di tali prove potrà esser facilmente dissipato da quella meravigliosa e diffusa pratica nota comunemente col nome di “screenshot”.
Verba volant, dicevano i nostri avi, scripta manent.
Se veramente avessi avuto un amico desideroso di ottenere un tagliando per la sfida del prossimo 14 maggio, cosa che non è realmente vera ma mi serviva per render più romanzata questa storia, avrei potuto trovarglielo senza problema alcuno, bypassando completamente i regolamenti, privando molti del diritto all’equità di trattamento. Chi più spende più ottiene, sembra essere questa la strada intrapresa da chi lucra sul fenomeno calcio dietro le quinte, nascosto nell’ombra di vuoti normativi che – non da soli, ma mal accompagnati – continuano a rendere l’evento-partita un luogo accessibile alle persone abbienti, allontanando sempre di più le fasce popolari le quali avrebbero diritto ad un prezzario in linea con le possibilità economiche di una città che di certo non naviga nell’oro.
Lo ripeto ma in lingua madre per esser inteso da tutti: “Boston, we have a problem”.
Ma un problema veramente grosso. Qualcuno prenda provvedimenti, non solo per le tasche societarie ma per quelle dei tifosi.
Gianvittorio De Gennaro