La figura del Supporters Liaison Officer, inserita all’articolo 35 del “Regolamento UEFA sulle Licenze per Club e il Fair Play Finanziario” del 2011 e resa, almeno in teoria, obbligatoria in tutti i campionati professionistici continentali dalla stagione 2012/13, è diventata oggetto, nel nostro Paese, del classico teatrino all’Italiana: in molti la vogliono (specie tra i tifosi, ancor di più tra persone attive nei vari Supporters Trust), le società fanno finta di introdurla, ma di dove essa sia concretamente non v’è risposta. Col serio rischio che, se e quando verrà inaugurata, questa non sarà altro che una comoda poltrona bella pronta in formato pacchetto regalo per figli e figliocci, magari legati a qualche illustre parentela o a saldi gruppi di potere.

Inoltre, intendiamoci, il Supporters Liaison Officer difficilmente può risolvere situazioni tra società e tifosi piuttosto critiche, o mediare su pensieri agli antipodi, ma può essere di grande beneficio almeno per cercare un dialogo tra la tifoseria e la dirigenza di un club, sia durante le partite in casa e in trasferta, sia durante la settimana per capire come muoversi in merito ad una determinata situazione o chiedere chiarimenti rispetto a qualche partita passata.

Almeno sulla carta, diversi club di Serie A hanno il loro SLO, il quale, tuttavia, rimane quasi sempre anonimo (ma non dovrebbe far parte dell’organigramma societario ed essere, quindi, una persona fisicamente rintracciabile per ogni evenienza? Non dovrebbe, poi, essere anche una persona gradita, e quindi implicitamente scelta, di comune accordo con le componenti della tifoseria?), mentre la maggior parte delle società fa finta di niente, visto che tale obbligo ancora non è sanzionato. E, quando il Supporters Liaison Officer c’è, oltre a non sapere spesso chi è, non si capisce neanche se essa sia una persona abilitata dalla UEFA a svolgere questo delicato ruolo e se ne abbia le effettive competenze.

Per capire come, probabilmente, lo SLO rimarrà una professionalità teorica, ambigua e senza regole finché la UEFA non stabilirà criteri rigidi e sanzioni economiche di vario tipo, basti pensare a quanto accaduto nell’assemblea generale della Lega di Serie B il 9 Luglio. Tale Federico Smanio, “responsabile marketing della Lega Serie B e coordinatore del progetto Supporters Liaison Officer per la Lega Serie B” (riprendo la dizione pari pari dal sito di Supporters in Campo) ha parlato di come lo SLO si sia sviluppato in Italia (?) e dei vantaggi che deriverebbero dall’introduzione di questa figura di coordinamento. Che poi, ci sarebbe da chiedersi, se vengono illustrati vantaggi teorici e futuri, non va da sé che la situazione in Italia è uguale allo zero?

Di più, comunque, sul discorso SLO all’Assemblea Generale della Lega di Serie B non ci è dato sapere. Perché, se la notizia ha avuto risalto sui siti ufficiali del già citato Supporters in Campo e persino di Supporters-Direct Europe, in Italia non è stata riportata da alcun organo di stampa. Anzi, la beffa arriva dalla scarna paginetta che la Lega di Serie B ha stilato a mo’ di comunicato stampa riguardo proprio all’Assemblea Generale. Si parla di date del prossimo campionato, dei play-off, della prossima Assemblea Federale elettiva e del rinnovo dei contratti collettivi con AIC, AIAC, AIPAC e ADISE. Del Supporters Liaison Officer non v’è nessuna traccia, né sul comunicato, né sul resto del sito. Se il buongiorno si vede dal mattino, lo SLO in Italia non conoscerà mai l’alba.

Stefano Severi.