E dopo l’hockey su ghiaccio arrivò anche quello su pista. C’è una prima volta per tutto nella vita, anche per vedere con i propri occhi sport la cui pratica è alquanto inusuale alle mie latitudini, alle quali l’hockey, in qualsiasi forma venga giocato, è uno sport abbastanza sconosciuto, e per me quindi è sempre una novità. Quello su pista poi è proprio una new entry. Vista la mancanza di alternative, con nessun incontro di calcio/hockey su ghiaccio interessante in Italia e in Svizzera, con Stefano optiamo per la partita tra Amatori Lodi e Sarzana, in questo mio secondo giorno di permanenza lombarda. L’inizio è fissato per le 20:45, abbiamo tutto il tempo quindi di passare la giornata in giro e perché no a mangiare e bere. Del resto se i Romani sono identificati in un certo modo nel resto dell’Italia, un motivo ci sarà pure no?

Per raggiungere il capoluogo di provincia posto a pochi chilometri dal confine con l’Emilia, optiamo, manco a dirlo, per il treno. Ci saranno alcuni cambi da fare, tra cui uno anche con la metropolitana di Milano. Una sorta di gincana per percorrere i circa 90 km che separano la provincia comasca da Lodi. Sono le 18 quando saliamo in macchina, prima destinazione stazione di Saronno. In poco meno di un quarto d’ora percorriamo la breve tratta autostradale fino alla città del celebre Amaretto. Dopo aver trovato un parcheggio possiamo incamminarci verso la stazione dove, dopo pochi minuti, saliremo sul treno Suburbano per Milano Cadorna. C’è tanta gente in giro, tra chi torna da lavoro e chi sta andando a Milano per puro svago. Il freddo, rispetto alla giornata precedente, è aumentato, aiutato anche dalla spruzzata di neve caduta in mattinata, e così a noi non resta che barricarci nella sala d’attesa e salire in men che non si dica sul convoglio in arrivo. Circa trenta minuti di viaggio ci separano dal capoluogo della Lombardia e così, mentre il paesaggio diventa sempre più urbano, con gli alberi e i prati gelati che lasciano spazio a palazzi, piccole industrie e costruzioni cittadine, si parla del più o del meno sempre con le immancabili birrette. Almeno quelle sono rimaste invariate negli anni.

Stazione Cadorna, scesi dal treno ci mischiamo nella calca che frettolosamente si porta verso i tornelli e poi verso la metro. Dobbiamo arrivare alla Stazione Centrale e pochi istanti dopo aver varcato i tornelli d’ingresso ci sorge il dubbio se questa sia sulla linea rossa o su quella verde, arcano facilmente risolto consultando la mappa: linea verde. Il trasbordo urbano è abbastanza agevole ed in meno di un quarto d’ora siamo già in superficie, con la classica ed imponente costruzione della Stazione Centrale che ci si figura davanti. Consultiamo gli orari ed optiamo per un regionale con destinazione finale Mantova, la prima fermata al di fuori di Milano sarà proprio Lodi. Mischiati ai pendolari saliamo ed in poco più di venti minuti siamo arrivati. Il palazzetto non è molto vicino alla stazione e, quando sono neanche le otto di sera, le strade sono già vuote e buie. Costeggiamo la stazione, passiamo sotto ad un ponte ed infine percorriamo un lungo viale alberato dove le prime macchine di tifosi giallorossi ci sfrecciano accanto. L’impianto sportivo è a poche centinaia di metri, fortunatamente per i nostri arti che si stanno congelando con estrema facilità. Ci avviciniamo al botteghino dove un signore, con molta gentilezza, ci dà gli accrediti facendoci entrare. Non mi stancherò mai di constatare la differenza di clima tra il calcio e gli altri sport. Molto spesso, dove a pochi metri un pallone viene colpito con i piedi, si pensa di poter trattare tutto e tutti con aria di sufficienza. Poco importa poi se si parli di Eccellenza o Serie A. Sarà anche lo sport più bello del mondo e la mia personale porta d’accesso verso gli altri sport ed il mondo delle curve, ma negli ultimi anni fa credere prìncipi anche dei rospi. Ciò detto possiamo passare al racconto della partita.

Le tribune del Castellotti presentano una buona affluenza di pubblico, seppur non ci sia il tutto esaurito. L’incontro non è certamente di cartello, con Sarzana impelagata nei bassifondi della classifica ed i Lodigiani che non stanno disputando un campionato di vertice. In curva per il momento c’è il solo striscione dei Lodi United, mentre nel settore ospiti una decina di tifosi normali. A tal proposito va raccontato un siparietto a dir poco allucinante: vista la sparuta presenza di tifosi liguri, peraltro senza traccia di gruppi organizzati, i carabinieri presenti nel settore decidono di farli spostare in tribuna. Poco dopo che ciò è avvenuto, vediamo un graduato dei CC inveire indicando i proprio colleghi dalla parte opposta. Ci gustiamo la scenetta incuriositi, lo sceriffo parte alla carica e dopo aver catechizzato i propri adepti, pretende che gli ospiti tornino nel loro settore. Questi pericolosissimi sarzanesi, armati di sciarpe e tra i quali è presente addirittura qualche infante. Breve conciliabolo e poi, proprio mentre i sarzanesi si stanno per spostare, qualcuno evidentemente riesce a far ragione l’ineffabile carabiniere che alla fine desiste. Ora, personalmente mal tollero il demagogico “Solo in Italia”. Però, stavolta, davvero avrei poche frasi per sintetizzare quanto visto. Ed allora non mi sorprende che in questo sport da anni ormai vietino senza appello le trasferte negli incontri di cartello tra Lodi, Viareggio e Valdagno. Se non si ha la voglia e la capacità di gestire dieci persone venute in pace e per gustarsi la partita da seduti, al massimo mangiando un panino, non si può certo pensare di gestirne cinquanta o cento. E tutto questo è davvero ridicolo. Essendo poi un assiduo spettatore del basket, mi colpisce come gli organi dirigenti dell’hockey su pista non muovano un dito contro questa situazione (come al contrario successo nella pallacanestro, dove l’intervento di Petrucci la scorsa stagione ha limitato, e di molto, le prescrizioni dell’Osservatorio). Questi sono sport che, buon per loro, ancora hanno un legame importante con i propri tifosi. Giocoforza anche dal punto di vista economico. Ora, non conosco il bilancio degli Amatori Lodi, ad esempio, ma non penso fatturino quanto la Juventus. Ma neanche quanto il Bari. Pertanto un paio di centinaia di tifosi viareggini che portano minimo duemila euro nella casse della società credo possano far la differenza. Come mai nessuno si ribella a questa situazioni? Gli sport minori sono ancora in grado di farlo non essendo schiavi di televisioni ed interessi politici. Mi auguro solamente che tutto questo sistema imploda su se stesso e che un giorno tutto lo sport italiano, calcio in primis, sprofondi in un buco nero nel quale vengano risucchiate tutte le sue componenti più marce e puzzolenti. Solo da zero forse potremmo ripartire in maniera umana ed umanamente concepibile. Ci sono paesi che progettano nuove tecnologie per coprire distanze siderali in poche ore, nuovi metodi di comunicazione per avvicinare persone distanti. Ormai comunichiamo con facilità inaudita da una parte all’altra del pianeta e siamo informati dei fatti pochi istanti dopo che questi accadono. E come è possibile che in un paese europeo, in teoria sviluppato, vengano vietate le trasferte in tutti gli sport contravvenendo palesemente sia alla Costituzione del paese stesso che ai trattati internazionali dell’Unione Europea? Questo vorrei sapere dai nostri esimi politici. Ma l’Italia è un mondo a parte, un microcosmo che funziona al contrario. E tutto ciò che oltralpe sarebbe anormale da noi è la prassi. Ok, mi fermo con questa filippica altrimenti perdiamo il filo del resoconto.

Quando il match sta per iniziare, nella curva di casa si compattano una quarantina di ragazzi sopra lo striscione dei Lodi United. Devo ammettere che riuscire ad immortalarli con quella fastidiosa rete davanti è un qualcosa di assai difficile. È altrettanto vero però che una minima recinzione è indispensabile per evitare che il dischetto finisca in piena faccia ai tifosi. Il primo tempo della sfida è abbastanza equilibrato, mentre sugli spalti il gruppetto di casa si fa sentire con un discreto tifo. La cosa che mi colpisce invece, è il resto del palazzetto che sembra essere molto asettico, generalmente la forza di questi ambienti chiusi è anche il pubblico normale in grado di rumoreggiare e rendere l’atmosfera incandescente. Sarà la partita anonima, sarà la serata fredda, ma tra ultras e pubblico normale oggi sembra esserci un netto solco. Parlando prettamente della curva, molto meglio il secondo tempo, quando la guest star è il tamburo portato nell’intervallo. Con lui il tifo migliora nettamente, ritmando i cori e facendo persino battere le mani a qualcuno seduto nelle due tribune. Mettiamoci anche che in campo gli Amatori schiacciano gli avversari ottenendo una netta vittoria per 6-2. Cori di giubilo degli ultras ed anche una sciarpata.

Alla sirena finale entriamo in campo per fotografare l’esultanza della squadra e gli ultimi movimenti della curva, poi anche per noi è arrivata l’ora di andare. Tuttavia, tra un ricordo più o meno serio delle ultime pagine di Supertifo ed i commenti su una tale Anna pubblicizzata sui muri della città come grande maestra dell’amore, non ci accorgiamo che si sta facendo tardi, e quando guardiamo l’orologio cominciamo a correre verso la stazione. Fortunatamente l’Intercity per Milano è in ritardo e riusciamo a prenderlo. Poi da là regionale fino a Saronno e siamo di nuovo in macchina. Ultima destinazione un birrificio di Como dove consumiamo le ultime chiacchiere più o meno serie per poi tornare a casa. Anche stanotte poche ore di sonno. Prossima tappa Bergamo. Certo, sarei curioso di assistere ad una partita di Lodi contro Valdagno o Viareggio. Giudicando dai video reperiti su YouTube l’ambiente si trasforma letteralmente. Ma non so se ciò sarà mai possibile, il percorso di distruzione del tifo è ormai ben avviato e sicuramente indietro non si torna.

Testo di Simone Meloni.
Foto di Stefano Severi.