Gli stadi della Lega Pro, soprattutto per ciò che concerne la II Divisione, sono sempre più tristemente a corto di spettatori. La repressione imperante e le elucubrazioni mentali necessarie a comprare un tagliando di ingresso per qualunque stadio, da quello del paese di provincia a quello della grande città, hanno portato il tifo organizzato ai minimi termini. Non fa eccezione questo Aprilia-Cosenza, disputata allo stadio “Quinto Ricci” di Aprilia. Con i Calabresi primi in classifica e Roma a poco più di mezzora di distanza, ci si attenderebbe un esodo rossoblu. Invece gli spettatori ospiti sono poche decine, ed oltretutto sparsi tra tribuna locale e settore ospiti.
Gli ultras locali, invece, pur non spiccando come numero, dimostrano di essere compatti e determinati a spingere la squadra e si pongono dietro lo striscione “Aprilia 1936”. Sono quasi tutti giovani o giovanissimi, ma non smettono quasi mai di incitare i propri giocatori, con ottimi battimani e cori ripetuti. All’inizio del secondo tempo innalzano un significativo striscione “Laziali Liberi”, riferito ai fatti di Varsavia. Calano leggermente di intensità nel secondo tempo, ma il tifo in definitiva è di buon livello e viene premiato dall’Aprilia con un’importantissima vittoria allo scadere. Quasi mai viene coinvolto l’intero settore casalingo, che assiste alla partita quasi del tutto in silenzio.
Per ciò che concerne gli ospiti, pochissime le pezze ultras presenti, dato che un consistente numero di ultrà cosentini è rimasto fuori dallo stadio a causa dell’impossibilità di acquistare il tagliando per la mancata adesione alla famigerata tessera del tifoso. Oltre ai tifosi tesserati nel settore, però, riescono a prendere piede anche un gruppo di una decina di ultras non tesserati con tanto di pezze. Fanno un buon tifo nonostante il numero esiguo, con pochi cali. In definitiva un match che sarebbe potuto essere molto più ricco, da parte ospite, sugli spalti, ma si fa menzionare per la buona prestazione degli ultras casalinghi e per gli integerrimi pochissimi ospiti che ancora combattono questo stato di cose.
Gino Rettile.