La scena ultras tedesca è un oggetto di curiosità fra gli appassionati del mondo ultras da alcuni anni. Il movimento ultras, che ha preso radice alla fine degli anni novanta, dà ottimi segni di vitalità. Anche se, per quelli che hanno la fortuna di vedere diverse partite dal vivo in Germania, la visione è diversa da quella che possiamo avere tra internet, foto, forum e robe varie.

Ho comunque sempre un occhio critico quando c’è da guardare il movimento tedesco, e per spingermi a vedere partite da quelle parti c’è bisogno di avere alcuni buoni stimoli. Di fatto, la tifoseria del Carl Zeiss Jena mi ha sempre colpito, ed essendo a Berlino nel giorno che loro giocavano da queste parti, ne ho approfittato per scoprire un nuovo campo di calcio.

Per gli appassionati di calcio, Berlino si divide tra l’Hertha, l’Union e la Dinamo. Ma, per i veri specialisti del calcio tedesco, c’è una miriade di società, con un passato più o meno degno di nota. Il Berliner Athletik Klub 07 non lo è sicuramente, essendo un club per lo più comunitario, oggi; è comunque nato nel 1907 come società podistica e la sezione calcistica è emersa l’anno dopo, cioè nel 1908. Non ha mai scritto pagine di gloria, ma può vantarsi di disputare con regolarità campionati dell’ultimo livello del calcio professionistico tedesco, la quarta serie, cioè la Regionalliga (più o meno il corrispondente della C2 italiana), dalla fine dagli anni 1990. Nel 2004 la squadra è stata fusa con un altra squadra, la B.S.V. Mitte, dell’omonimo quartiere berlinese, considerata come multietnica. Infatti, ora, il Berliner A.K. è composto per metà di giocatori turchi (o con doppia cittadinanza) e di giocatori tedeschi, ed è seguita per lo più da tedeschi di origine turche o Turchi semplicemente.

Il Carl Zeiss Jena, al contrario, è una delle grandi società calcistiche dell’ ex DDR, che nella sua bacheca dispone di ben 3 titoli di campionato e varie partite in Coppe Europee, con un percorso glorioso nel 1980/1981, in cui perse la finale della Coppa delle Coppe. Il suo nome viene della famosa industria ottica, Carl Zeiss. Per i lettori più attenti ed interessati al Carl Zeiss Jena vi rimando all’ articolo pubblicato sul n°14 di Sport People.

Adesso, dopo una serie di vicende sportive deludenti, gioca nel campionato di Regionalliga Nord-Est. Un campionato che vede 5 squadre dal passato piuttosto glorioso e con al seguito delle tifoserie valide: oltre al Carl Zeiss, F.C. Magdeburg, S.V. Babelsberg, F.S.V. Zwickau ed ancora F.C. Lokomotive Leipzig.

La giornata autunnale è bellissima e m’incammino verso la stazione centrale di Berlino, costruita apposta per i Mondiali di calcio del 2006, un mostro di acciaio e di vetro, non distante dal centro (se Berlino avesse un centro…). Da lì mi basta una camminata di dieci minuti per raggiungere lo stadio e noto già alcuni tifosi che vanno alla partita. Il clima è ottimo, con un bel sole e ben venti gradi, inusuale per un fine ottobre da queste parti.

Arrivo allo stadio e gli addetti della società, disponibili e gentilissimi, pur non avendo fatto la richiesta dell’accredito, me ne danno uno dopo neanche un minuto, semplicemente dopo che mi sono presentato come “corrispondente della rivista Sport People”. Mi consegnano un gilet fosforescente con scritto “Press” e con questo, entro subito sul campo, trovandomi di fronte il settore ospiti con ben 250 tifosi al seguito. L’impianto è piccolo, può contenere 10.000 spettatori, con una tribuna in cui si ritrova il pubblico locale, più una curva ed una gradinata. Manca una curva dietro una rete, ma c’è un bellissimo bosco, che permetterà ad alcuni “portoghesi” di seguire la partita. La squadra locale non ha un seguito ultras, ma in tribuna ci sono due pensionati con un megafono, un tamburo e un bandierone.

La polizia è presente ma in maniera discreta, e sembra godersi la giornata, senza atteggiamenti minacciosi. Gli steward sono amichevoli e, con sorpresa, mi permettono persino di entrare nel settore ospiti. Ne approfitto per parlare con due ragazzi della Horda Azzuro, il gruppo ultras del Carl Zeiss Jena, costituito nel 2001. Oggi sono una cinquantina, più una trentina di “simpatizzanti” a radunarsi dietro le insegne ultras. Sono venuti col treno di linea, Jena è distante 250 kilometri da Berlino, e per la precisione il biglietto d’ingresso costa 8 €. La “Horda Azzuro” (e non mi sono sbagliato, l’errore grammaticale è d’origine) è un gruppo abbastanza giovane, come si vede spesso in Germania, ed è l’unico gruppo ultras del C.Z. Jena. Anche se poi ci sono una miriade di striscioni, come “Harakiri” che è la sezione giovanile del gruppo. Gli altri sono legati a diverse tematiche, soprattutto alla squadra.

A qualche minuto della partita rientro in campo, e quando le squadre escono del tunnel, ci sono delle bandiere e dei due aste che danno quel tocco di colore in più al settore. Per i locali, tranne un bandierone agitato e applausi, non c’è altro. Subito la Horda Azzuro comincia a sostenere i bianchi in campo, e il lanciacori trascina il settore ultras, cioè tra ottanta e cento persone. Il resto del settore è occupato da tifosi normali, da pochi hooligans, da famiglie, tante donne e da alcuni signori che si possono vedere solo negli stadi o nei concerti di heavy-metal. La maggiore parte non seguirà i cori, anche se rimane in piedi per tutta la gara. Tranne dopo i goal, i non ultras resteranno silenziosi. Per me è sempre strano vedere gente che porta striscioni, con nomi dei paesi o dei club, che viaggia, che ha lo spirito di farsi un bel po’ di chilometri per una partita di serie C2, che sta in piedi ma poi non segue i cori.

Per mia fortuna compenserà la Horda Azzuro che snocciolerà tutto il suo repertorio, con cori, manate ed anche una sciarpata durante la partita. Spiccano due sciarpe biancorosse in questa macchia bianco-blu-gialla; dovrebbero essere sciarpe dei gemellati visto che, di fatto, la H.A. coltiva un gemellaggio con la “Schikeria” del Bayern Monaco; oltre a loro, anch’essi biancorossi, ci sono gli stranieri, non solo per i documenti ma anche per lo sport, ovvero gli Svizzeri della squadra di Losanna di hockey, la “Section Ouest”. Credo che un gemellaggio tra gruppi ultras di sport diversi sia assai raro.

I cori sono ritmati dal lanciacori, con il megafono e l’ausilio di due tamburi. Sono piuttosto buoni, con i classici del repertorio tedesco ed alcuni importati dalle altre culture del tifo mondiale.

Per i locali, nella gradinata, i nostri due simpatici anziani riescono a trascinare i ragazzi delle squadre giovanili, che sono presenti in una quarantina di unità, tutti con la tuta rossa del Berliner e che cantano durante alcune fasi della partita. Niente di ultras ma simpatici e volenterosi. L’educatore che li accompagna, appoggia pienamente questi tentativi di tifo.

La partita in campo è interessante, dopo neanche 23 minuti il Jena va in vantaggio, e il settore ospiti esplode. Il clima è ottimo, una bellissima giornata e un bel gruppo ultras. Ne approfitto per fotografare le diverse pezze che sono attorno allo striscione principale della Horda Azzuro e quello un po’ più defilato dei giovani del gruppo, cioè “Harakiri”. Ci sono quelli delle sezioni, come Weimar, ma anche della Svizzera, con LBJ, cioè “Lost Boys Jena” e una pezza contro il razzismo.

Chiacchierando con un ragazzo della H.A., mi spiega che i sei ragazzi dietro la recinzione, dove non c’è la curva ma solo un bel bosco, sono i diffidati del gruppo, ai quali è proibito entrare nello stadio, ma comunque possono tranquillamente godersi la partita; non esiste firma né divieto per loro di venire attorno allo stadio. Dunque si guardano la partita con una birra, da questo posto, altro che “portoghesi”, viaggiano pure insieme al gruppo. Infine, nel settore sventola una bandiera biancoblu con un numero 13, che è dedicata a loro. Questo ragazzo mi spiega che gli ultras sono il 12° uomo e i diffidati il 13°. C’è pure un due aste, alzato à più riprese durante la partita, con scritto, in italiano, “Diffidati con noi”.

Nel settore incontro anche uno dei responsabili del Fan-projekt del Carl Zeiss Jena, cioè un lavoratore sociale; sono in tre ad avere questa funzione a Jena, pagati, da una parte dalla Federazione tedesca, da un’altra parte dal governo della regione e dalla società per l’ultima parte. Lavorano tutta la settimana con i tifosi, gli ultras e gli hooligans del Jena. Hanno un locale che funge da club per tutti, aperto durante la settimana e dove fanno diversi progetti. Oggi hanno allestito un pullman per i tifosi minorenni e per solo 5 euro li hanno portati alla partita, ma anche ad una visita di Berlino, con un ingresso in un museo: cultura e calcio, cosa chiedere di più?

Parlando con questo ragazzo, che mi spiega di essere tifoso del Jena da più di 20 anni, posso intuire come il “modello tedesco” sia molto interessante e presenti molti più aspetti rispetto a quelli di superficie sui quali la stampa si sofferma. Altro che “modello inglese”, ed è meglio evitare di parlare della tristezza che c’è in Italia. Ma il Fan-projekt organizza anche serate con i tifosi su varie tematiche, può servire di aiuto per quelli che stanno cercando un lavoro e soprattutto permette di radunare la comunità dei tifosi. Sempre presenti con i tifosi, in casa ed in trasferta, possono essere dei mediatori con la polizia, prima che succeda qualche casino.

Devo dire che è molto “tedesca” come cosa, un misto di prevenzione e di pragmatismo, ma funziona, e soprattutto è un vero esempio di “servizio” per i tifosi, altro che le varie tessere, come la famigerata TdT in Italia, o anche in Inghilterra, dove i supporters non hanno un ruolo sociale, ma solo commerciale.

Nel settore, come nello stadio, ci sono alcune famiglie ed è ovvio che, a queste condizioni, con prezzi “normali”, con un bar che propone delle birre di 0,4 litri a 3 euro, più salcicce a 2 euro, steward distanti e rilassati, la gente sia invogliata ad andare allo stadio.

Come secondo tempo, approfitto per spostarmi sotto al settore per scoprire lo stadio. I giovani raccattapalle attorno al campo di calcio sono concentrati e orgogliosi del loro ruolo, con la maglia del Berliner. Rispecchiano, in un qual modo, l’immagine di Berlino, città multiculturale e cuore dinamico dell’Europa.

In gradinata, ci sono tanti tedeschi di origine turche, con alcune donne col velo ed anche tante senza, ma non solo, ci sono pure tedeschi diciamo più “tradizionali”, con la bandiera della città, con gli stessi colori del Berliner, cioè bianca con due strisce rosse e l’orso.

La partita si svolge tranquillamente, con la Horda che continua il suo sostegno e alla fine sarà ripagata con un altro goal all’85° dello Jena. L’esultanza vede buona parte del settore salire sulla ringhiera. Il tifo riesce a coinvolgere i restanti tifosi, ma per poco. Poi, prima del termine, un coro contro la capitale: anche se sono molto limitato col tedesco capisco bene il “Noi caghiamo su Berlino”. Fino ad ora non c’era stato un coro offensivo, ma diciamo che è un classico dei provinciali di tutto il mondo. Al triplice fischio dell’arbitro, come da tradizione, la squadra andrà a salutare i suoi tifosi, festeggiando con loro e stringendo la mano a buona parte del settore.

Lascio lo stadio del Berliner felice, anche se gli ultras tedeschi continuano a non convincermi fino in fondo, per diverse ragioni.

Ho visto all’opera un gruppo giovane ma con le idee ben chiare, e la loro prestazione è stata più che sufficiente, anzi mi è piaciuta. Per il resto, devo dire che anche se lo stadio è vecchio, l’atmosfera era proprio quella di una partita di calcio e non di un evento commerciale, la gente si è goduta l’incontro ed il Carl Zeiss Jena può continuare a puntare dritto al suo obiettivo, che è quello della promozione in Terza Lega.

Sébastien Louis.