Ci sono sfide e sfide, ci sono partite e partite, ci sono rivalità e rivalità. Sostengo la tesi che un derby, magari anche sentitissimo, non può competere con una rivalità extra regionale, così come una rivalità prettamente sportiva non può competere con una stessa rivalità che però travalica l’aspetto calcistico e sfocia in quello sociale. Tanto per portare degli esempi, Napoli-Salernitana è un derby sentitissimo dalle due tifoserie, in Campania del resto sono numerosissime questo tipo di partite, ma la rivalità tra le due tifoserie prese in considerazione resta in ambito sportivo e calcistico. Sia napoletani che salernitani sono ai ferri corti con i butei dell’Hellas, ed in questo caso non si può parlare di una tifoseria contro l’altra, ma di due città che proprio non hanno feeling: nel nostro immaginario, che magari non si discosta dalla realtà, il napoletano o il salernitano è visto in quel di Verona con un occhio particolare. Altro classico esempio è la rivalità tra fiorentini e juventini: provate a domandare ad un comunissimo abitante di Firenze cosa ne pensa della Juventus e questo, anche se non si interessa molto di calcio, vi risponderà per le rime.
Tra gli odi più comuni, detto della contrapposizione tra nord e sud, c’è quello politico che, se al giorno d’oggi è passato molto di moda, è comunque doveroso tenerlo in considerazione. Non siamo più negli anni ’70, dove girare con un eskimo in zona “non consentita” poteva diventare un problema, oggi il filone si è molto più annacquato, restano però delle roccaforti dove l’anima politica della città si trasferisce allo stadio. Gli anni ’90 hanno mitigato queste rivalità, man mano le tifoserie hanno cercato di tener fuori la politica proprio per evitare dissidi all’interno della curva. In alcuni casi la linea “No politica” è stata imposta dagli stessi ultras, in altri casi si è preferito sostituire la politica vera e propria ad una politica a favore degli ultras, con la battaglia per i prezzi dei biglietti nei settori popolari, le iniziative contro gli abusi delle forze dell’ordine fino ad arrivare alla battaglia contro la tessera del tifoso.

Tra empolesi e varesini la rivalità, pur non sentitissima, è di vecchia data, le due tifoserie non si sono mai sopportate ed in questo caso l’aspetto politico non è del tutto da sottovalutare.

Ad Empoli la giornata è calda, per essere ottobre la temperatura è ampiamente sopra la media, il pubblico risponde benino, anche se sono lontani i numeri del derby contro il Siena di qualche settimana fa. Sia l’Empoli che il Varese veleggiano nelle alte sfere della classifica, ma a livello numerico mi aspettavo qualcosa in più: i Desperados sono ai propri posti, il tallone d’Achille della Maratona è il contorno, a fianco degli ultras c’è veramente poco movimento e visti i risultati della squadra, qualche centinaio in più di spettatori sarebbero auspicabili. Da Varese arrivano gli ultras della Curva Nord che hanno deciso di tesserarsi, sono una quarantina circa, mentre un’altra ventina di tifosi biancorossi sono sportivi di club che seguono la partita disinteressandosi quasi completamente dell’incitamento alla squadra.

Ad inizio partita, come troppo spesso accade, non c’è da segnalare niente dal punto di vista coreografico ma, comunque, gli ultras varesini si fanno apprezzare per il loro bel quadrato dietro pezze e striscioni e per la buona partenza con l’incitamento alla squadra. Agli empolesi occorrono una manciata di minuti per sistemarsi in Maratona, poi parte il tifo accompagnato dai classici bandieroni, ai quali si aggiunge qualche bandierina di dimensioni più ridotte.

Gli ospiti sono fin da principio compatti e continui, il loro tifo è ben coordinato ed i momenti di pausa sono assai rari, si concentrano sull’incitamento alla squadra facendo abbondante uso di battimani ritmati. Gli empolesi vanno più a folate, alcuni cori sono abbastanza potenti, ma qualche pausa è evidente, mentre, a livello di colore, in Maratona inferiore qualcosa si nota.
Se ad inizio gara le due tifoserie sembrano ignorarsi, man mano che passa il tempo l’iniziale patto di non belligeranza salta in aria e cori offensivi si alzano da una parte e dall’altra: si parte con i grandi classici, poi sono gli empolesi ad addentrarsi nel particolare con un “Varesino scendi dal pullmino”, con la controparte che risponde “Ricordate come scappavate”. Per qualche minuto si assiste ad un botta e risposta piuttosto pungente che ha il potere di scaldare anche quegli ospiti che fino al momento erano rimasti in disparte. La rivalità è palese ma, passato il botta e risposta, le due tifoserie tornano a concentrarsi sulle rispettive squadre: gli ospiti continuano ad intonare cori, alcuni sono parecchio prolungati e riescono a stare alti alcuni minuti, ma in generale posso affermare che le pause sono proprio ridotte all’osso. Il tifo dei padroni di casa viaggia tra alti e bassi, qualche pausa un po’ troppo prolungata ma anche qualche bel coro accompagnato da battimani. Poi, alla mezz’ora circa, l’Empoli passa in vantaggio e per qualche minuto gran parte del pubblico della Maratona affianca nel tifo i Desperados.

Il primo tempo termina con l’Empoli in vantaggio e con le due tifoserie che hanno saputo vivacizzare il pomeriggio.

Alla ripresa della partita le due tifoserie si fanno trovare un po’ impreparate, entrambe tornano sui gradoni con qualche minuto di ritardo ma riprendono il filo interrotto nei primi quarantacinque minuti: i biancorossi continuano a tifare compatti e continui, gli empolesi in alcuni frangenti mettono in campo i maggiori numeri a propria disposizione. Anche in questa ripresa non mancano i cori offensivi che si scambiano le due fazioni, sono i padroni di casa ad intonare un paio di cori politici, i varesini sotto questo aspetto mantengono le distanze anche se un “Boia chi molla” viene intonato durante un coro a ripetere e non può far felice la controparte.

L’Empoli raddoppia e mette quasi al sicuro il risultato, il Varese sembra un po’ frastornato e fa fatica a reagire, malgrado impegno e abnegazione non manchino. Sugli spalti gli ultras ospiti accusano il colpo, rallentano con il tifo per una manciata di minuti, poi tornano imperterriti a far sentire la propria voce. A risultato ormai compromesso inscenano l’esultanza al gol che in realtà non arriva, sembrano divertirsi e sicuramente onorano l’impegno fino alla fine. Sull’altro versante sono diversi i cori di scherno verso i rivali, si alza anche un “Forza Varese facci un gol…” poi, al termine della partita, la squadra è chiamata a gran voce sotto il settore per i festeggiamenti di rito.

La festa è tutta di marca azzurra ma agli ultras varesini resta la consapevolezza di aver giocato con il massimo impegno la propria gara sui gradoni.

Valerio Poli.