La Challenge League è una serie fantastica, voglio restare qui, con le trasferte di Lunedì. Già. A dispetto di quanto cantato dai Luganesi, la Challenge League è talmente fantastica che, essendo appunto Lunedì, impegnato dalle mie faccende di una regolare settimana da uomo comune, mi stavo persino scordando che stasera c’è la partita. Il tempo di riorganizzarmi le idee, e, per fortuna, Lugano non è lontana. Almeno la partita riempie il Lunedì sera di un tempo che altrimenti sarebbe vuoto, visto che, al di fuori del fine settimana, in queste zone scarseggiano le alternative.
Quando vado a Lugano le previsioni del tempo posso benissimo non guardarle. O piove o fa un tempo da schifo, non c’è da sbagliarsi. E non vedo assolutamente perché andare proprio oggi a ricercare un’eccezione. E infatti è un miracolo che ha piovuto prima, risparmiandomi l’incombenza di aprire l’ombrello e scattare foto ancora più mosse di quanto già si riesce a fare in proprio durante una tipica partita serale.
Ormai mi conviene parcheggiare sempre dal lato della pista Resega, per prendere in velocità l’autostrada al mio ritorno. Ciò mi consente di passare sotto la curva del Lugano, dove Teste Matte e Section Grenat Servette stanno allegramente bivaccando insieme, facendo scorrere litri di birra per riscaldarsi dal clima certo non freddo, ma umido sicuramente. Lugano e Ginevra, nel calcio (assolutamente non nel più popolare hockey sul ghiaccio, dove esiste persino una rivalità) sono unite da un gemellaggio che risale addirittura agli anni ’90; questo vuol dire che, su sponda Ginevrina, l’unione ha resistito al passare di diverse generazioni di Section sui gradoni, mentre, da parte bianconera, il saldo rapporto è passato di mano in mano dai vecchi gruppi fino alle Teste Matte, a partire dal 2005. Questo gemellaggio quasi ventennale, evidentemente, si posa su basi molto comuni. Se uno volesse ridurre ad una formula matematica la questione, basterebbe pensare ad un quadrato perfetto: Servette è rivale di Sion (entrambe di lingua francese), e Lugano di Chiasso, Lugano è gemellata con Ginevra, Chiasso con Sion. Ma, in realtà, c’è molto di più, perché un’amicizia non può essere forzata in virtù della famosa “legge del beduino”. Pur avendo delle rivalità in comune, ci vuole un’affinità elettiva per riconoscersi prima amici e poi fratelli. E io, vedendo per la prima volta dal vivo la tifoseria del Servette, posso dire che, in almeno un paio di occasioni, ho visto i granata presenziare in curva coi bianconeri, e in tante, tantissime partite del Lugano, ho sentito cori delle Teste Matte a favore dei gemellati.
Quando entro in campo, quindi, gli spalti sono vuoti: fuori si continua a bere in allegria e nel settore ospiti ci sono solo un paio di Maroons, che dovrebbe essere un club del Servette. L’ingresso nei propri settori avviene alla spicciolata per quanto riguarda la curva di casa, e in corteo su sponda granata, con tutto il gruppo che canta, entrando, cori a favore dei gemellati. Anche l’ingresso in campo delle squadre è piuttosto improvvisato, coi padroni di casa che si compattano e cominciano a cantare, e gli ospiti che alzano un bandierone granata-bianconero e sventolando, intorno, prima solo bandierine bianche e nere, e poi di altri colori.
Per quanto riguarda la partita del tifo, questa ha valore solo nel primo tempo, e sarà presto spiegato il perché. I Ginevrini partono meglio sia sul campo che sugli spalti. La Section Grenat, circa 25 ragazzi in tutto, comincia a tifare in maniera continua, con dei bei battimani, cori tenuti a lungo e tanto, tanto colore. La loro esperienza nel calcare i campi la si vede tutta dal modo di impostare il tifo, dove non è lasciato nulla al caso. Tuttavia, alla distanza inizia un calo vertiginoso della prestazione e, nell’ultimo quarto d’ora, se non c’è proprio del silenzio, poco ci manca. Questo nonostante il gol del vantaggio granata al 38°minuto. Forse la spiegazione può essere ricercata in un tasso alcolico che, e lo si vede a occhio nudo, è piuttosto alto tra i presenti. La curva bianconera, invece, pur partendo un po’ in sordina e con troppe pause, prende fiato col passare dei minuti, fino a carburare verso una prova più che convincente. Tanti, ovviamente, i cori per i Ginevrini, più uno striscione “TM – SG One family”, ovviamente applaudito dai dirimpettai. Chi non partecipa a questo clima idilliaco è la Tribuna Brè alle mie spalle, tifosi sfegatati del Lugano che, pur in maniera sporadica e per nulla organizzata, cominciano ad inveire contro i propri giocatori e, tanto per non farsi mancare nulla, contro l’arbitro. Dopo quattro sconfitte di fila (cinque se si considera la Coppa) e lo svantaggio momentaneo, l’ultima posizione si avvicina decisamente, senza contare che il gioco della squadra è oggettivamente nullo, e a niente, almeno per ora, ha portato il cambio di allenatore.
Finisce il primo tempo. Dato il clima di gemellaggio, i cancelli tra il settore ospiti e la Tribuna Bré, e tra la tribuna Bré e la Curva Nord restano spalancati, consentendo ai tifosi del Servette, quasi in toto, di tornare per qualche minuto in compagnia degli ultras del Lugano. Poi di sicuro si è organizzato qualcosa e, poco prima dell’inizio della ripresa, la Section Grenat torna nel proprio settore, smonta gli striscioni, raccoglie tutta la propria roba e si dirige verso la curva del Lugano, lasciando solo i due Maroons nel settore ospiti. L’intento è chiaro: unire i propri vessilli a quelli del gemellati e tifare insieme. Per me non è più un problema decidere dove scattare, e mi avvicino decisamente alla curva del Lugano. All’arrivo dei Ginevrini nel settore, un poliziotto apre, nonostante la partita si già riiniziata, il cancello che porta alla pista d’atletica per consentire agli ospiti di mettere i propri vessilli insieme a quelli dei Ticinesi (cose impensabili per noi, sempre bene rimarcarlo).
Il gruppo in Curva Nord raddoppia, e si assiste ad un bello spettacolo veramente. La partita diventa, se non secondaria, addirittura ininfluente. I protagonisti della scena oggi sono loro, ultras di squadre opposte che tifano insieme incuranti delle vicende in campo. Vengono eseguiti sia cori in Italiano che in Francese, alternando quelli a favore del Lugano e del Servette. Cori che hanno la stessa base ma parole diverse vengono scanditi con continuità, con una strofa a favore dell’uno e una a favore dell’altro. Viene alzato lo striscione “Ultras Liberi” accompagnato dall’inconfondibile coro “Libertà per gli ultrà”. Le bandiere bianconere e granata si mescolano perfettamente fra di loro, con il gruppo che non si azzittisce neanche per un secondo, facendo capire che quanto organizzato oggi è una cosa sentita e non un convenevole. Quando a due minuti dalla fine il Servette raddoppia, meritatamente, con Tréand (lo stesso marcatore del primo gol), tutti esultano, al di fuori della Tribuna Brè alle mie spalle che lascia lo stadio alla spicciolata, non risparmiando offese ai giocatori come “fate schifo” o “siete ridicoli”. Di contro, dalla Nord parte un “Siamo sempre con voi”, nonostante la quinta sconfitta di fila e la situazione in classifica che, ora, si fa davvero preoccupante.
Il bello deve ancora arrivare, quando l’arbitro decreta la fine della partita e, come da rito, le squadre devono andare sotto ai rispettivi settori. Per il Lugano nessun problema, si va sotto la Nord, dove bianconeri e Ginevrini, insieme, li chiamano a gran voce per battere cinque. Un po’ più imbarazzati invece i giocatori del Servette, che prima vanno verso i Maroons ringraziandoli e poi, esitando prima, ma con più convinzione dopo, vanno anch’essi in Nord per ricevere lo stesso identico saluto riservato alla squadra di casa. Gemellaggio o meno, è la prima volta che assisto ad un momento del genere, che coinvolge non solo i tifosi delle curve, ma anche chi sta in campo. Poi, con le squadre rientrate negli spogliatoi, si va tutti insieme in campo per le foto ricordo della giornata. Chi vi ha partecipato, ho motivo di credere, se la ricorderà a lungo.
Ovviamente, sulle colonne della stampa elvetica, del clima respirato in questa partita, praticamente, nessun accenno, mentre l’atteggiamento è opposto quando è la cronaca nera a prendere il sopravvento, anche per delle vere inezie. In Svizzera ci sarà pure la celebrata libertà di stampa, ma il trattamento verso gli ultras, col passare del tempo, si avvicina troppo (tristemente aggiungerei) ai nostri standard.
Stefano Severi.