Cinque partite in quattro giorni. So che c’è chi ha fatto di meglio, ma sicuramente non è una media da buttar via. L’ultima “fatica” è quella del PalaTiziano, dove in questo posticipo del lunedì la Virtus Roma ospiterà l’Olimpia Milano. Probabilmente, con la testa ancora al fine settimana passato, non realizzo bene che siamo a lunedì e per muoversi dentro Roma bisogna farlo con netto anticipo sulla classica tabella di marcia. Traffico, metro rallentata e tram che non passa. Riesco nell’impresa di arrivare al palazzetto quando si sta già giocando il primo quarto. In fretta e furia ritiro l’accredito e sono dentro.
Due cose sono da sottolineare: la prima è la Curva Ancilotto seduta e senza striscioni. I ragazzi hanno infatti deciso di scioperare nel primo quarto in segno di solidarietà agli ultras laziali trattenuti in Polonia. La seconda è l’assenza degli ultras meneghini. Quest’ultima per me è davvero una sorpresa, dato che li ho sempre visti andare ovunque. Ed infatti vengo pienamente smentito ad inizio del secondo quarto, quando dalla porta del settore ospiti vedo sbucare il manipolo di Milanesi, probabilmente anche loro impantanati nel frenetico traffico della Capitale, accentuato anche dall’incontro tra la Lazio ed il Napoli che si sta giocando a poche centinaia di metri presso lo Stadio Olimpico. L’accoglienza della curva di casa è “calorosa”, volano subito i primi insulti immediatamente rispediti al mittente dagli ospiti. Per essere un lunedì sera gli Ultras Milano sono venuti in numero più che dignitoso, e subito si mettono in mostra con bei battimani, mentre per il resto della gara tiferanno in maniera forse un po’ discontinua. Da segnalare anche da parte loro l’esposizione dello striscione al contrario ed il coro “Ultras liberi”, in riferimento ai laziali.
Gli ultras capitolini, come sempre, s’identificano con le tre insegne del tifo, e da inizio secondo quarto partono forte e con pochissime soste. I numeri stavolta sono più che sufficienti e di conseguenza i battimani risultano molto belli, mentre nel settore della Gioventù fanno capolino un paio di nuovi stendardi. In campo la Virtus sembra la solita squadra spaesata e priva di mentalità, cadendo pesantemente sotto i colpi di un’Olimpia che appare invece perfetta e senza sbavature. Se dalle tribune comincia a piovere qualche timido accenno di contestazione, dalla curva di casa si alzano invece i decibel del tifo e questo, assieme ad una scossa mentale del quintetto romano, si rivelerà decisivo per l’economia del match. I Lombardi chiudono il terzo quarto con undici punti di vantaggio, con i tifosi giunti da Milano che incitano a gran voce i propri beniamini.
Gli ultimi dieci minuti sono una vera e propria carambola di emozioni. Jimmy Baron e Phil Goss guidano l’incredibile rimonta della Virtus Roma, mandando in visibilio il palazzetto. La Curva Ancilotto adesso più di prima ci crede e si produce in un tifo di assoluto valore, con manate e cori che spesso coinvolgono anche il pubblico più freddo. Alla fine sono i padroni di casa ad intascare i due punti ed a festeggiare con il proprio pubblico. Delusione per i Milanesi che applaudono comunque i giocatori, scambiandosi le ultime “effusioni” con i dirimpettai romani.
Ancora una volta Roma-Milano si rivela sfida interessante in campo e sugli spalti. Dopo qualche anno di oblio devo ammettere che questi Ultras Milano hanno riportato parecchia verve ad Assago, e nel panorama ultras del basket italiano meritano certamente considerazione. Il vero tallone di Achille di tifoserie come quella milanese o romana rimane la scarsa continuità di seguito a causa della totale supremazia del calcio. Tuttavia sappiamo con certezza che in casa ed in trasferta almeno un drappello di tifosi delle due sponde lo troveremo sempre. Ed in periodi di vacche magre come questi non è da sottovalutare.
Ultime considerazioni prima di abbandonare il palazzetto e fare pronto ritorno a casa. La stanchezza comincia a farsi sentire ed è forse ora di staccare un momento la spina da stadi e palazzetti. Almeno si potrà ricominciare più forti e motivati e magari in grado di fare almeno sette su sette.
Simone Meloni.