L’estate del tifoso da stadio italiano è passata, non con poche sofferenze e pensieri. D’altronde è ormai prassi consolidata che i mesi che dovrebbero essere più rilassanti per chi ancora si fa venire il sangue amaro dietro ad una qualsiasi squadra della penisola, si trasformino in momenti di agonia, tra innovazioni discutibili e non richieste che vengono imposte ai tifosi e sparate di calciomercato che farebbero impallidire il compianto Maurizio Mosca e il suo pendolino. Il leitmotiv degli ultimi mesi è stato il codice di gradimento, imposto dall’Osservatorio a tutte le società che a loro volta devono imporlo ai loro tifosi. Per farla breve, d’ora in poi dovranno essere i club a prendersi la responsabilità di interdire, se necessario, i propri tifosi dallo stadio, compito una volta esclusivo delle forze dell’ordine. Un cambiamento epocale che rientra nel piano del progressivo abbandono della tessera del tifoso.

In questo clima di astio incontrollato verso chi segue le proprie squadre dal vivo inizia il campionato di Torino e Roma, che si trovano al Grande Torino per il debutto, in un capoluogo piemontese ancora deserto.

Nessuno ha idea di cosa succederà negli stadi in questa stagione ma il comportamento dei tifosi presenti oggi è quello di sempre: fin dal pre-partita le opposte fazioni si scherniscono con i soliti cori e nessun tifoso sembra preoccuparsi di essere gradito o meno agli occhi di chicchessia. Tutto è normale e di questi tempi la normalità è rassicurante. Per una volta anche il prezzo del settore ospiti, fissato a 25 euro, ha una parvenza di umanità. Resta comunque una bella cifra, sia chiaro, ma sostanzialmente accettabile considerata la tendenza delle società di Serie A e l’effetto Ronaldo, fenomeno curioso secondo cui il solo arrivo del portoghese in Italia dovrebbe far alzare automaticamente il prezzo dei biglietti di tutte le gare del massimo campionato nostrano. Divertente, se si trattasse di una battuta. Un po’ meno se autorevoli protagonisti dei media pallonari la spacciano come una giusta legge di mercato. A pagare, letteralmente, saranno come sempre i poveri tifosi.

Come detto, Torino è deserta e il clima attorno allo stadio è estremamente rilassato. È la prima volta che visito questo impianto e dopo aver fatto un giro completo intorno agli ingressi entro in tribuna stampa a due ore abbondanti dall’inizio della gara. In curva sono già affissi gli striscioni dei principali gruppi della Maratona, mentre nel settore ospiti – esaurito – i romanisti iniziano a posizionare le pezze. Vedere lo striscione degli Ultras Granata in Maratona fa un certo effetto, d’altronde si tratta di uno striscione storico e la squadra cui è dedicato, il Toro, in qualche modo rimane ammantata da un velo mitico e misterioso dovuto al corso della sua stessa storia.

Mano a mano che il settore giallorosso si riempie aumentano i cori offensivi tra le due tifoserie, che non fanno nulla per nascondere una rivalità che sembra aver vita soprattutto quando le due squadre si incontrano nel capoluogo piemontese. Il settore romanista parte forte, con una “Marsigliese” davvero potente. Poi il primo tempo scorre via con un tifo nella media, complice anche il sole a picco che non ha dato tregua ai giallorossi per tutta la prima frazione.

I torinisti in Maratona fanno un buon tifo, aiutati anche dai tamburi che solo in rare occasioni rullano nel silenzio, non accompagnati dai cori granata.

A livello cromatico bello il colpo d’occhio del settore ospiti, con tre bandieroni a svettare sui tantissimi stendardi giallorossi arrivati dalla Capitale, mentre la Maratona è un muro granata, spoglio però di bandieroni (se non 4 alla destra degli UG) che se distribuiti migliorerebbero e non di poco l’impatto visivo.

In campo il primo tempo è lento, forse troppo, e scorre via con poche emozioni. Nella ripresa le cose cambiano, e lo stadio diventa una polveriera dopo il gol annullato al Toro dall’intervento della Var. Dalla Maratona partono cori contro la Lega Calcio e la Roma – accostata ai tanto odiati cugini bianconeri – seguiti dalle tribune, mentre i romanisti si lasciano andare ad un’esultanza da gol dopo il verdetto del video.

Attivo in curva Primavera il nucleo ultras che si sistema dietro lo striscione Mods (anche se tanti non afferiscono a tale gruppo, ma vivono gli spalti in maniera informale, casual insomma) impegnato soprattutto a battibeccare con i romanisti per tutta la gara. Ad accendere ancora di più il clima ci pensa Mazzarri, espulso dall’arbitro per le continue e plateali proteste.

Col passare dei minuti la Roma dà l’impressione di poter far sua la partita e a 15 dalla fine il settore se ne accorge e inizia a spingere, dando la scossa ai giocatori. Impressionante il boato al gol di Dzeko allo scadere, con esultanza vecchia maniera del bosniaco che si leva la maglia e si lancia verso i tifosi in trasferta. Da sottolineare la presenza di tifosi romanisti anche in altri settori, evidente al gol del vantaggio giallorosso.

Alla fine della gara il Torino ringrazia il suo pubblico che ricambia con un lungo applauso, mentre i giocatori della Roma si recano sotto al settore per lanciare le magliette ai tifosi. Su questo punto andrebbe aperto un dibattito, perché appare davvero stucchevole che i calciatori si prodighino verso i tifosi dopo una vittoria e si barrichino, invece, dietro un’ordinanza della Questura per evitare il confronto con la curva quando le cose vanno male. Ne sa qualcosa Florenzi, che dopo Roma-Sampdoria della scorsa stagione decise di non portare la squadra sotto la Sud per rispettare la regola e non incorrere in sanzioni. Non essendo prevista alcuna squalifica verso i giocatori che dovessero infrangere questo regolamento sarebbe quantomeno doveroso prendersi le bordate di fischi, se meritate, e poi l’abbraccio del pubblico più caldo dopo una vittoria. Ma se si sceglie di evitare il confronto nella sconfitta, si eviti almeno le esultanze a vetrata quando le cose vanno bene.

Il deflusso è regolare e i tifosi romanisti non devono attendere troppo per poter lasciare il settore ospiti. Da segnalare gli omaggi di entrambe le tifoserie alle vittime della tragedia di Genova con alcuni striscioni, e allo stesso modo va tristemente sottolineato come in Italia, nel 2018, le persone non abbiano ancora compreso il reale significato del minuto di raccoglimento, sporcato irrimediabilmente dagli applausi.

Nota finale. Dopo aver costretto i tifosi a due abbonamenti tv per poter seguire il campionato, l’anticipo Lazio-Napoli è stato visto sulla nuova piattaforma che possiede i diritti di alcune partite, al suo esordio, anche con 20 minuti di differita rispetto al live. Benvenuti in Italia.

Niccolò Mastrapasqua