Non sono solito racchiudere diverse partite con relativa cronaca (e mi scuso in anticipo) in un articolo solo ma questa volta, preso dalla voglia di qualcosa di nuovo, ci provo. In 4 giorni il Piola di Novara è stato palcoscenico di due avvincenti sfide per la squadra di casa: lo Spezia sabato e, poco più di 24 ore fa, il Benevento. Squadre che hanno ambizioni di alta classifica e per questo sono state seguite da un buon numero di tifosi, anche se, nel secondo caso, il numero sarebbe stato nettamente maggiore se si fosse giocato nel week-end; ma lo sappiamo, sono altri gli interessi a gravitare attorno alla scelta di tali giornate.
Novara-Spezia
Gli spezzini, come sempre, si sono dimostrati ottima tifoseria per la categoria, armati di diverse bandiere (due grandi ai lati del settore e un buon numero sparse nel quadrato centrale), hanno colorato il pomeriggio di sabato non facendo mai mancare il sostegno alla propria maglia fin dal riscaldamento quando hanno chiamato la squadra per spronarla alla vittoria. Sciarpate, infine, hanno reso più viva la gara dal punto di vista cromatico.
I gruppi della Curva Ferrovia sono ben rappresentati da un centinaio, o poco più, bianconeri presenti in Piemonte; a centro curva i drappi dei gruppi ultras mentre a lato si sistemano i club che popolano il Picco. Nel corso della partita spaziano dai cori di sostegno alla maglia a quelli a favore dei diffidati, passando da manate ritmate a cori più duraturi che però scemano con il passare dei minuti, complice anche la sconfitta che sta maturando sul sintetico novarese. Una sveglia è data dal momentaneo gol del pareggio con l’ex azzurro Granoche che sceglie di non esultare davanti al pubblico che fu suo nella sciagurata stagione azzurra nella massima serie; un gesto che, nel mondo di oggi non è del tutto scontato.
I novaresi, dal canto loro, non sono tantissimi ma quello che secondo me è davvero degno di nota è il cuore che questi ragazzi ci mettono in ogni partita, in casa e in trasferta nonostante gruppi nati e morti, unioni d’intenti e separazioni per visioni differenti, Daspo e altri avvenimenti. Le presenze si assestano sul centinaio di unità. Compatti e quadrati, sostengono la squadra per tutti i 90’ della partita cercando di coinvolgere anche il pubblico dello stadio che, forse spinto dal buon momento, si lascia andare a dei timidi battimani che rendono più caotico l’impianto novarese. Sciarpate e un bandierone con il simbolo della città (la famosa Cupola di San Gaudenzio) fanno da contorno al gruppo di ultras azzurri che a fine gara chiamano la squadra per tributare loro il giusto applauso per la prestazione offerta.
Novara-Benevento
Non c’è nemmeno il tempo di esultare che è nuovamente campionato.
L’avversario di questa sera è il Benevento degli ex Buzzegoli e Viola guidati da un altro ex: l’allenatore Marco Baroni. Per il primo si spendono applausi e cori mentre per i secondi due l’indifferenza, nella maggior parte del pubblico, regna sovrana.
Ad accompagnare la “Strega” un nutrito gruppo di sostenitori giunto da diverse parti del Nord dell’Italia, cosa molto comune per le tifoserie del Sud Italia, ma andando a spulciare le pezze presenti in balaustra si può affermare che qualche ultras della Sud arriva direttamente dal Sannio.
Come gli spezzini, anche i beneventani iniziano fin dal riscaldamento a sostenere i propri colori: l’entusiasmo per il primo campionato di Serie B unito alla terza posizione in classifica fa sì che la curva giallorossa sia chiassosa e colorata. Dall’altra parte i novaresi, un centinaio, si sistemano a centro gradinata pronti a portare la propria squadra alla vittoria.
La partita scivola via velocemente accompagnata dai boati che il settore ospite riesce a regalare complice la partecipazione totale del settore; quando la voce manca sono le mani a sopperire alla mancanza di vocalità.
Dall’altra parte i novaresi, dopo un paio di cori a ripetere cercano di coinvolgere lo stadio intero riuscendo, in buona parte, a rendere più chiassoso lo stadio. La rete del vantaggio del Novara fa esplodere le gradinate azzurre e gli ultras novaresi, presi dall’entusiasmo, tornano a tifare più forti di prima per un risultato molto importante nell’economia della stagione azzurra.
I giallorossi, assorbito il colpo, tornano a cantare ma, nella maggior parte dei casi, è solo lo zoccolo duro a resistere continuando incessantemente a sostenere i colori: non mancano, tuttavia, i cori indirizzati ai rivali avellinesi oggetto di diversi sfottò. Sulla falsariga dei beneventani, anche i novaresi, prendono di mira i propri rivali storici della Pro Vercelli, avversari nel prossimo derby del 12 marzo (ndr alle 15 della domenica).
La partita volge al termine accompagnata dai novaresi che coinvolgono tutto lo stadio che risponde alla chiamata degli ultras battendo le mani e fischiando ripetutamente la terna arbitrale rea di aver commesso alcuni errori contro la squadra di casa.
La gara termina e un boato accompagna il triplice fischio dell’arbitro e la curva può tributare il meritato applauso per la prestazione offerta dalla squadra che ricambia applaudendo gli ultras che non hanno mai mollato nel corso dei 90’ di gara. Parallelamente anche i beneventani applaudono la propria squadra, non tanto per il risultato maturato ma per la stagione che la squadra sannita sta interpretando. I più fortunati si portano a casa magliette e pantaloncini a ricordo di questa trasferta.
La prestazione dei novaresi è sempre buona; certo, piacerebbe a tutti, me in primis, aver sempre la curva piena di gente per poter raccontare di cori che diventano boati però la realtà è questa. L’amore per questi colori è depositato nei cuori dei “soliti noti” che vanno in giro in lungo e in largo per lo stivale portando l’azzurro negli stadi della serie B. Questa non vuole essere una sviolinata nei confronti della curva che mi ha visto muovere i primi passi, ma solo la constatazione di quanto i miei occhi ogni sabato vedono. In fondo al cuore, spero che un giorno quelle gradinate possano tornare gremite…
Alessio Farinelli.