La Centese, ancora a secco di vittorie ed ultima in classifica, oggi gioca contro la Copparese, diretta concorrente per la salvezza, nella speranza di poter risalire in classifica. Già nei giorni scorsi, via Facebook, è uscito un comunicato della “B.D.C.” dove si specificava che la pazienza stava per finire a causa delle promesse non mantenute dalla società, scarso impegno dei giocatori, fantomatici nuovi soci ecc.

Questa volta non c è nessuna pezza, come non succedeva da anni, ma solo un semplice striscione con scritto “Rispetto per questi colori!”. Mentre i giocatori entrano in campo, il gruppo di casa inizia subito ad incitare la squadra, con accensione di diversi fumogeni di color bianco-azzurro e con diverse bandiere dello stesso colore.

Per tutta la partita è stato un susseguirsi di cori, ma, verso la gli ultimi minuti, inizia una pesante protesta con cori di contestazione, per poi concludersi con un lancio di alcuni fumogeni in campo che hanno fatto sospendere la partita per alcuni minuti. In questo lasso di tempo, mentre alcuni giocatori della Centese cercano di calmare i più arrabbiati, un giocatore avversario rilancia un fumogeno contro i tifosi stessi (per sbaglio? Mah, personalmente ho molti dubbi, anzi, sembra quasi che sia stato fatto di proposito); grazie a questo episodio si accende ancora di più l’agitazione, con l’invasione di alcuni che cercano il contatto con l’autore del gesto. Ma l’intervento di altri giocatori della Centese, ed anche di alcuni dirigenti, evita il peggio.

Dopo alcuni minuti l’arbitro fa riprendere il gioco, ma la partita finisce 0-1 per gli avversari. I tifosi abbandonano in poco tempo il loro settore per dirigersi all’uscita dei spogliatoi, non per protestare contro la loro squadra, ma, per lo più, per poter chiarire lo spiacevole episodio accaduto qualche minuto prima con il giocatore avversario colpevole del rilancio del fumogeno. C’è una accesa discussione fra i componenti del tifo centese e diversi giocatori avversari, ma nulla di serio. Il tutto dura circa una mezzora, poi tutti possono andarsene a casa.

Luigi Bisio