In un pomeriggio freddo ma assolato, Cesena e Ascoli tornano ad incrociare i loro destini, così come le rispettive tifoserie.

Ad inizio gara, la Curva Mare espone uno striscione di solidarietà a sostegno delle popolazioni colpite dai recenti terremoti nel Centro Italia, affinché si accelerino i tempi per la ricostruzione e per un ritorno alla normalità nei comuni coinvolti.

Il sostegno della curva di casa è anche quest’oggi su buoni livelli, soprattutto nel primo tempo. Del resto, l’elevato numero di sostenitori ascolani giunti in Romagna, unito al ricordo della loro performance sonora dello scorso anno, sono stimoli sufficienti per voler fare del proprio meglio e dimostrare chi sono i padroni di casa.

Nel secondo tempo, l’intensità del sostegno casalingo cala un po’ e, forse, anche la squadra in campo ne risente, soprattutto in quei frangenti in cui, dopo aver avuto l’occasione per segnare il secondo goal e mettere una seria ipoteca sul risultato finale, l’undici di Camplone subisce il rigore che riporta la situazione in parità.

Da questo momento in avanti, la partita si accende e diventa decisamente più “maschia”. Anche la Curva Mare sembra risvegliarsi da un torpore che, forse, è conseguenza di alcuni cori ripetuti troppo a lungo e con troppa poca grinta, al punto da rasentare la litania. La “garra” (o se preferite, la “carogna”) prende finalmente il sopravvento e così anche il livello dei decibel provenienti dalla curva Romagnola si eleva notevolmente.

Se in campo volano colpi proibiti, dagli spalti della curva di casa si alzano cori più secchi ed incisivi, che accompagnano i ripetuti assalti dei bianconeri di casa, fino al liberatorio goal che alla mezz’ora della ripresa riporta il Cesena in vantaggio.

I quindici minuti finali sono un’autentica battaglia in campo, come non si vedeva da tempo, con numerosi scambi di colpi proibiti che, assieme ad alcuni imperdonabili decisioni arbitrali, contribuiscono ad esasperare gli animi dei sostenitori di casa presenti in tutti i settori dello stadio Manuzzi.

Da segnalare, sempre nel secondo tempo, l’esposizione in Curva Mare di uno striscione polemico nei confronti della dirigenza del Cesena Calcio, accompagnato da un paio di cori non proprio amichevoli, rivolti all’indirizzo del presidente bianconero Lugaresi, frutto di una polemica a distanza mai sopita e che è tornata a riaccendersi ultimamente attraverso i social network.

I sostenitori ospiti affollano numerosi la Curva Ferrovia, come già lo scorso anno ma, stavolta, il loro tifo è in netto calo.

Numericamente, rimangono una delle migliori tifoserie viste all’opera quest’anno, peccato che a livello sonoro non abbiano saputo replicare l’ottima prova dello scorso campionato, quando sotto di tre goal già nel primo tempo, durante l’intervallo si erano compattati nella parte bassa della Curva per dare vita ad un sostegno che, nel corso del secondo tempo, li aveva trasformati nella principale attrazione del pomeriggio, al punto da sembrare loro quelli che si stavano portando a casa la vittoria, seppure al cospetto di una buona Curva Mare che, a sua volta, non aveva fatto mancare il proprio supporto.

Quest’oggi si fanno notare ad inizio gara, con qualche coro possente, a cui partecipano tutti i presenti nel loro settore. Questi, tuttavia, non supportano in maniera costante i ragazzi che formano il gruppo centrale, posizionato dietro i vessilli degli Ultras 1898 e dei Piceni, i quali si dannano l’anima per sostenere il Picchio, anche se con risultati altalenanti.

Un ulteriore sprazzo di quelle che sono le loro reali potenzialità, lo mostrano dopo il goal del momentaneo pareggio, messo a segno nella prima parte della ripresa. Dopodiché li sento solo in poche occasioni, anche se vedo gli ultras del settore centrale costantemente in movimento.

Verso il novantesimo gli animi si scaldano, complici un paio di pessime decisioni arbitrali, frutto di altrettanto pessime segnalazioni da parte di un inevitabilmente pessimo guardalinee posizionato sotto la tribuna.

Dapprima, il direttore di gara decreta cinque minuti di recupero, eccessivi per un secondo tempo in cui non si erano segnalate particolare perdite di tempo, se si escludono i due goal segnati ed i cambi effettuati. Dopodiché, lo stesso direttore di gara concede un calcio di rigore a favore degli ospiti al limite dello scadere, dai più giudicato dubbio. E con questa, l’arbitro dell’incontro si erge definitivamente a protagonista principale del pomeriggio pomeriggio cesenate.

La successiva trasformazione, che regala il definitivo pareggio all’Ascoli, manda su di giri i sostenitori ospiti, tra cui un considerevole numero di persone che oltrepassano il cordone degli steward in preda all’entusiasmo, per dirigersi verso il divisorio che li separa dal manipolo di sostenitori locali che solitamente occupano la porzione dei Distinti adiacente alla Curva Ferrovia.

Questi ultimi, esasperati dall’esito finale della partita e dal gesto provocatorio degli ascolani, reagiscono istintivamente portandosi a loro volta verso lo stesso divisorio. Quello che ne scaturisce, a conti fatti, è nient’altro che una selva di manate contro il vetro anti-sfondamento (a prova di proiettile) che separa i due settori.

Nulla di grave, tanto più che il contatto tra le due fazioni sarebbe praticamente impossibile, dato lo spessore del divisorio in oggetto e la sua altezza elevata, che lo rendono praticamente invalicabile (ci aveva provato anni addietro, senza successo, un manipolo di veronesi).

Il tutto dura appena poche decine di secondi, fino all’intervento di alcuni carabinieri che, assieme agli steward, riportano tutti ai loro posti. Praticamente, nulla da segnalare per cui si spera non ci siano altre ripercussioni.

Giangiuseppe Gassi.