Se in campo la partita è stata a dir poco falsata dalla scelta del tecnico abruzzese di mandare in campo molti ragazzi della Primavera assieme alle riserve, fuori e sugli spalti si è trattata di partita vera. Generalmente evito di citare incidenti o contatti tra le due tifoserie, ma stavolta mi trovo costretto quanto meno a doverne prendere atto per una corretta narrazione della serata. Mi si perdoni se non scendo in particolari ma ritengo che la mannaia virtuale, in particolar modo Facebookiana, incomba in maniera troppo pesante su ciò che si scrive, ed il solo pensiero di vedere un “troiaio” di commenti intenti a scatenare una guerra online sotto il mio resoconto non mi gratifica molto. Così come, non avendo visto alcune cose con i miei occhi, rischierei di essere avventato e mendace nello scrivere.
Andiamo con ordine cronologico. Tutto nasce dall’idea del “partitellaro” Marco che, sfruttando la presenza del nostro Emilio nella Capitale, mi propone una macchinata per questa sfida di Coppa Italia. Quasi impossibile dire no. Mi organizzo capillarmente la giornata ed alle 17 riesco ad essere sotto casa. Preso zainetto e macchinetta posso raccogliere anche il fido collaboratore Pompeiano, impegnato in un incontro di lavoro proprio a poche centinaia di metri da casa mia, ironia del destino. Passiamo a prendere il succitato partitellaro e partiamo alla volta dell’Abruzzo.
Il viaggio scorre tranquillo con il termometro che scende inesorabilmente sotto i dieci gradi, annunciando di fatto la fine del periodo estivo. A tal merito va sottolineato come io sia l’unico dei tre che abbia pensato a tele evenienza, tanto da coprirmi con un maglioncino ed un cappotto pesante, cosa che mi eviterà la quasi ibernazione durante la serata.
Arriviamo al “Bonolis” che mancano 20 minuti all’inizio e dopo aver ritirato l’accredito entriamo sul terreno di gioco. Si nota sin da subito che c’è qualcosa di strano nell’aria, con le due tifoserie che non sono ancora entrate. Gli ultras di casa fanno il loro ingresso praticamente a partita iniziata, mentre degli ascolani per ora non v’è traccia. Capiamo che qualcosa è successo prima del nostro arrivo quando i biancorossi mostrano un drappo tricolore con la scritta Black Out sottratto ai marchigiani offendendoli a più riprese.
Mentre l’Ascoli già dilaga in campo, andando sul 3-0 in pochi minuti, gli ultras di casa si danno da fare. Il bello, o il brutto, di questa competizione, è che praticamente la seguono solo gli ultras. Sicuramente questo giova ai teramani che ho visto molto meglio stasera rispetto a qualche settimana fa in casa con L’Aquila. Un centinaio, uniti, qualche torcia qua e là ed un tifo più che buono, se si considera che la loro squadra non è mai stata in partita.
Al 25’ ecco far capolino gli ultras bianconeri. Il settore si compatta ed in balaustra fanno la loro comparsa le pezze degli Ultras 1898. Tuttavia si capisce sin da subito che la loro prova, a livello di tifo, quest’oggi sarà ingiudicabile. Nessun bandierone, nessuna torcia e nessun tamburo. Fino all’intervallo tutti i cori sono dedicati ai dirimpettai, mentre nella ripresa si prova a tifare ma a farla da padrone è più che altro la tensione. Una sciarpa biancorossa viene bruciata nel settore ospiti per la disperazione dei graduati a bordo campo, che fanno in continuazione avanti e indietro non sapendo che pesci prendere. Al triplice fischio le curve si svuotano velocemente e fuori si registrano altre scaramucce, al termine di una serata tutt’altro che tranquilla.
Il freddo comincia ad incombere in maniera davvero pesante, così come la fame. Lasciamo l’impianto di Piano d’Accio che sono già le 23, ma non ce ne andremo prima di aver messo qualcosa sotto i denti. Così il ritorno passa con un Celotto che si offre di guidare la mia macchina per le buie lande abruzzesi, mentre per tutto il tragitto non si fa che sparare idiozie manco fossimo un pullmino di diciassettenni alla prima trasferta. Arriviamo a Roma poco prima delle 2. Una serata tutto sommato interessante e divertente, soprattutto perché passata con chi ha la tua stessa passione e le tue stesse malattie.
Simone Meloni.