Mi ritorna in mente un verso della canzone Io sto bene dei CCCP, mi ronza incessantemente “è una questione di qualità o una formalità?” lo trovo molto adatto a sintetizzare un po’ questo ritorno dei play-out di serie B, tra Salernitana e Lanciano. In fondo una formalità è la partita in questione, i frentani sono ormai condannati dal pesantissimo passivo che li ha visti soccombere in casa per 1-4 all’andata, solo un miracolo, un’impresa, può salvarli da un verdetto già scritto. La Salernitana si ritrova ad un passo da una salvezza che prima del ritorno di Menichini, era quanto di più arduo si potesse ipotizzare.

La cornice di pubblico è importante, 25.000 spettatori ad assiepare le gradinate dell’Arechi, tra cui 200 abruzzesi, tra pezze e bandiere, dietro lo striscione rossonero Lancianesi. Da sottolineare la presenza rossonera non tesserata fuori dall’Arechi.

Si compattano i tifosi avversari, è visibile il tifo con  battimani e soprattutto nel finale hanno il merito di dare quel po’ di impatto scenico; muovendo lo striscione a destra e a sinistra. Tuttavia, i loro cori sono sovrastati dal tifo di casa: non poteva essere altrimenti. Sugli spalti è qualità, voglia di presenziare scegliendo come e in che modo: gli ospiti offrendo una buona prestazione di tifo, non era facile con una permanenza in Serie B persa definitivamente al 20mo del primo tempo al gol di Coda; i padroni di casa hanno dato l’ennesima prova positiva, nella partita che ha sancito un nuovo record di presenze.

Un comunicato della Curva Sud Siberiano, stilato a pochi giorni dalla partita di ritorno, invita i tifosi sugli spalti ad anticipare l’uscita dall’impianto all’80° per protestare contro la gestione annuale societaria e contro la squadra rea di non aver avuto comportamenti etici, la parola mercenario nel comunicato è molte volte utilizzata. Questa decisione fa sì che ogni coro venga vissuto soprattutto nella prima frazione della partita, con maggiore intensità: bella la sciarpata iniziale; a dar manforte alla prova della Sud, c’è anche l’ottima prestazione e la bella fumogenata nei distinti inferiori; dove si fa sentire, a livello canoro, la presenza ultras con striscioni piccati come quello a Criscitiello e anche qui una critica alla dirigenza/squadra con l’emblematico “Ora…via tutti”.

Ogni coro in Curva, come detto, acquisisce un più forte vigore, vista l’assenza negli ultimi dieci minuti dei gruppi della Sud. Più ci si avvicina al momento cruciale dell’80° e più fioccano cori contro lo stesso Lotito, sempre più nitidi e forti, così come i cori contro il Verona: la sicurezza della salvezza dà la possibilità di pensare a ciò che sarà la prossima stagione, con vecchi rivali da ritrovare. A proposito di rapporti che si perdono nel tempo, da segnalare la massiccia presenza dei gemellati baresi con gli striscioni di Seguaci, Bulldog e Re David.

Allo scoccare dell’80° la Sud mette in scena una coreografia formata da tanti cartoncini che compongono la scritta Meritiamo di più, stessa scritta che si ritrova sullo striscione centrale che si strapperà con il vento. La scelta dei gruppi,  come sempre, è stata dibattuta fino alla noia, i social diventano a volte forum ridondanti di chi prende parola, avendo praticato poco nella realtà: rendendo labile il significato fra militanza digitale e quella reale negli stadi. Certo è che è stata una decisione che ha espresso quel veleno, quella rabbia, quelle mortificazioni vissute dalla tifoseria durante l’anno. Si è deciso, dunque di non cadere nella formalità della festa che avrebbe fatto passare questo anno nel dimenticatoio: si respirava un silenzio strano, interrotto da qualche coro spontaneo, che si è reiterato fino al triplice fischio.

Poi fischi per tutti e qualche applauso alla compagine ospite. “Una questione di qualità o una formalità?” cantava Giovanni Lindo Ferretti, questa presa di posizione della Curva  va contro la formalità della festa da salvezza acquisita che fa cadere nel dimenticatoio una stagione che rischiava di essere un fallimento. Protesta espressione di quella sana contrarietà che tiene a galla domande, dubbi e chiarimenti. Poco dopo la fine del match, c’è la solita conferenza stampa show di Lotito, ormai canonica nei suoi ranghi, che lo fa diventare vittima del proprio personaggio: eppure, c’è qualche frase che fa raccapricciare ancor di più, oltre l’anestetizzante abitudine del vomito contro stampa, storia della squadra e tifosi.

Come quando, alla domanda dei cori piovuti sugli spalti, Lotito risponde, che è a lavoro l’Ufficio Indagini perché l’80% di chi li ha intonati non proviene da Salerno. Neanche la visione più complottista avrebbe partorito un’idea simile: destabilizzatori da fuori città a far dilagare il malcontento anche qui a Salerno. Oltre l’evanescenza di questa tesi, è ancor più agghiacciante che voci contrarie nella loro più civile manifestazione, siano da Ufficio Indagini.

La frattura creata tra società e tifoseria esiste e persiste, oltre che per la mancanza di programmazione che è stata la causa di tante difficoltà stagionali, ciò che davvero rende l’aria così pesante è la mancanza di rispetto della prima, nei confronti dei tifosi: una questione di qualità non una formalità.

Testo di Gian Luca Sapere.
Foto di Salvatore Izzo.