Perquisizioni all’alba per tredici persone in quel di Verona. Puro esercizio muscolare e di repressione, per cavalcare l’onda dell’ultimo periodo, placare le strida giustizialiste di chi, bava alla bocca, lamenta dell’impunità degli ultras.

Zemanta Related Posts ThumbnailLe tristi vicende del dopo Fiorentina-Napoli e l’ultimo amaro epilogo hanno imposto un imperativo a livello istituzionale: dare il giro di vite conclusivo e mettere definitivamente fine alla storia del movimento ultras italiano. Per cui, con il campionato fermo, cosa si inventano a Verona? Una perquisizione nei confronti di 13 persone a quasi 4 mesi di distanza dai reati contestati (e non ancora appurati in sede giudiziaria).

È efficienza questa? Cosa pensano e sperano di trovare a tanta distanza da quel Verona-Inter del 15 marzo scorso? Chi voleva e ne aveva ben donde, non avrebbe potuto già ampiamente provvedere a disfarsi di prove e “corpi del reato”? E dopo aver messo in moto una tale macchina inquisitoria, non avverrà piuttosto, come al solito e come molti ultras sanno sulla propria pelle, che anche i coltelli da pane di casa o una collezione di ritagli di giornale, piuttosto che di fototifo diventino materiale incriminato, giusto per appioppare DaSpo a caso?

Oltretutto, un giorno, dovrebbero anche spiegarci bene com’è questa storia di presentarsi all’alba in casa della gente, se sia funzionale a trovare una “pistola fumante”, in ritardo di 4 mesi, oppure semplice intenzione di infastidire la gente ad ogni livello, da quello fisico a quello psicologico.

Con non poca confusione, dai mezzi stampa, si apprende che per i noti scontri di cui sopra, paradossale conclusione di quello che un tempo era un gemellaggio, 33 persone sono state denunciate a vario titolo, da resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, ecc. ad altri capi grotteschi come l’adunata sediziosa e la detenzione di artifici pirotecnici.

Tra questi, le cronache nell’immediato dopo gara ne parlarono, ci sono anche tre francesi del Paris Saint Germain, presenti durante i fatti al fianco dei veronesi. Sedici le persone con precedenti e dodici con un DaSpo in atto. A carico dei tredici perquisiti, come prassi consolidata, è stato avviato pari provvedimento amministrativo. Sarebbe bello anche capire con quale capo d’imputazione contestato, se per il possesso di una sciarpa o per qualcosa di più concreto. I giornalisti locali pare che avessero di meglio da fare che chiederlo a chi ha convocato la stampa per farsi bello dei propri splendidi risultati nella gestione dell’ordine pubblico.

Rifuggendo dal ruolo di difensori di ufficio che non ci compete (i veronesi avranno sicuramente qualcuno più bravo di noi e più pratico del mestiere), è chiaro che stiamo parlando in senso più generico di qualcosa comune a tutti gli ultras nei quattro angoli dello Stivale: quelli e altri scontri si verificano, vengono spesso addirittura “cercati” e creati dagli ultras stessi, per cui non si contesta qui l’incontestabile, quanto piuttosto la prassi di polizia e magistratura di agire per rappresaglia, di colpire nel mucchio, di regalare diffide ed estenuanti (anche da un punto di vista economico…) battaglie penali su basi labili, ridicole. Una perquisizione a quasi 4 mesi di distanza dice chiaramente questo, e dice anche che stampa ed opinione pubblica sono conniventi, parimenti colpevoli, perché non siamo di fronte al tentativo di ristabilire legalità ma, più biecamente, ad imposizioni dell’ordine attraverso la suggestione e la psicosi di massa, la pena esemplare, deterrente, in barba a colpevoli ed innocenti.

Seminando repressione brutale sperano di raccogliere pace sociale? Tanti auguri!

Matteo Falcone.