Rieti, stadio “Centro d’Italia”. È una domenica di metà anni duemila e sul manto verde dell’impianto sabino si affrontano i padroni di casa e la Paganese. È ancora l’era pre-Raciti. Parliamo quindi di un’epoca in cui vige una certa libertà di movimento all’interno degli stadi (anche se la repressione da anni stringe ormai forte e comincia a mostrare il suo volto più infimo). Per la prima volta mi trovo di fronte agli ultras campani, che nel mio personale immaginario rappresentano uno dei punti cardine tra i gruppi organizzati delle serie inferiori.
Le attese non saranno deluse e ancora oggi conservo un ricordo speciale di quella giornata.
Passeranno quasi due lustri prima di riavere davanti la tifoseria paganese. Nel frattempo tante cose sono cambiate: tessere, divieti e leggi cervellotiche hanno reso ancor più ardua la vita dei tifosi. Contestualmente gli ultras azzurrostellati hanno iniziato la loro battaglia contro tutto ciò, riuscendo in svariate occasioni ad eludere le restrizioni e rimanendo fedeli ai propri ideali. Malgrado non siano più gli anni della massa sulle gradinate e malgrado la loro tifoseria, nel frattempo, si sia divisa: Gioventù in tribuna e gli altri gruppi in Curva Nord.
Ci sono scelte spesso difficili da fare, ma necessarie. E intelligenti. L’intelligenza non è una dote comune al nostro mondo. In quante occasioni abbiamo visto tifoserie dalle grandissime potenzialità lasciarsi morire in luogo dei propri personalismi e delle proprie differenze interne? Troppe, forse.
Ecco, parlando di questo raduno, io voglio innanzitutto sottolineare come la scelta di rimettersi tutti assieme in curva, maturata all’inizio della scorsa stagione in seno alla tifoseria paganese, sia – a mio avviso – una grandissima dimostrazione di intelligenza e lungimiranza. I cui frutti sono stati palesemente tangibili durante l’ultima annata. Una vera e propria rinascita, con tutte le componenti che, unitamente, hanno saputo mettere in mostra le proprie peculiarità facendo della tifoseria azzurrostellata una delle più attive ed esteticamente belle a vedersi dell’intera Serie C.
Se ci si mette poi che la maggior parte delle trasferte non hanno visto particolari divieti, si può comprendere come la stagione da poco conclusa possa esser considerata un vero e proprio anno zero per i campani.
La VI Festa della Gioventù è un modo per celebrare la stagione appena conclusa e non interrompere, causa pausa estiva, in maniera netta la militanza e la fratellanza tra compagni di curva e storici gemellati. Oltre a rappresentare un importante momento aggregativo in cui anche le rispettive famiglie possono saggiare il lato più “intimo” e bello dell’essere ultras: quello del divertimento in nome di un ideale.
Scendendo nel particolare, ho sempre ritenuto la Gioventù un gruppo sui generis, in grado di elevarsi rispetto all’omologazione ormai latente che ha preso possesso della stragrande maggioranza delle curve italiane. Un gruppo che si è sempre adoperato per spiccare in fantasia, ottima fattura del materiale e idee tanto belle quanto complicate nella realizzazione delle coreografie.
Durante la giornata non sono ovviamente mancati cori e birre, con la reiterata celebrazione di un gemellaggio tra i più longevi del Belpaese: quello con i ragazzi di Frosinone (presenti con le pezze di Vecchio Leone e Uber Alles). C’erano ovviamente anche gli altri gruppi della Nord.
Dopo la tradizionale consegna delle targhe la giornata si chiude con innumerevoli cori scanditi all’unisono e colorati da torce e fumogeni, vero e proprio sale di qualsiasi manifestazione svolta dagli ultras.
Simone Meloni