Volevo vedere gli ultras adriesi all’opera da un po’, a prescindere se in casa o in trasferta visto il bel campionato disputato dalla propria squadra, tra l’altro protagonista anche in coppa Italia sconfitta solo in semifinale per mano della Giana Erminio, neopromossa in serie C. L’occasione propizia arriva quando stavo già perdendo le speranze ma con mestiere riusciamo ad infilare anche la città di Adria in un viaggio programmato mesi fa con la mia compagna, ça va sans dire accoppiandoci pure una partita di tutto rispetto come Adriese-Mestre.

Non menzionerò le caratteristiche e le differenze tra le varie città visitate, ma appena messo piede ad Adria ci è sembrata subito una cittadina sui generis, con dei particolari fatiscenti alternati ad altri di gran pregio. Ma senza fermarsi a giudicarla superficialmente, girandola di giorno e più volte, Adria ci è entrata nel cuore in ogni sua forma, in ogni suo profumo respirato fra le sue vie. Determinante il contributo di Letizia della Pro Loco che ci ha permesso di vedere ben oltre i monumenti o i beni architettonici, imparando storie e tanto altro del passato di Adria, piccola cittadina di nemmeno ventimila abitanti bagnata dall’importante fiume Canalbianco ma rilevante dal punto di vista commerciale-marittimo soprattutto per la posizione strategica nei pressi del Delta del Po.

Fatta questa premessa sulla città, passiamo a parlare della partita programmata per domenica 30 aprile, penultima giornata del girone C della serie D. L’Adriese attualmente terza dietro alla già promossa Legnago ed alla Clodiense appena due punti avanti, si gioca il miglior piazzamento possibile per i playoff. Il Mestre invece ha disputato un campionato ben al di sotto delle aspettative, dimenandosi per tutta la stagione nelle parti basse della classifica e riuscendo ad allontanarsi giornata dopo giornata dapprima dalla zona retrocessione, poi dalla zona play out ed alla penultima giornata quantomeno può dirsi già salva.

Sono proprio questo tipo di partite, all’apparenza senza stimoli, a regalare spesso sorprese soprattutto dal punto di vista ultras. La domenica, il giorno della partita, cerco di arrivare abbastanza presto nei pressi dello stadio. Non ci sono ancora tifosi e forze dell’ordine ma solo inservienti intenti a preparare il tutto: è la prima volta che vedo lo stadio “Bettinazzi” dal vivo per cui voglio godermi ogni suo centimetro in tutta calma. Lo stadio presenta due tribune, entrambe non molto grandi per la verità, una coperta coi seggiolini a un lato della quale c’è un divisorio con cui è ricavato il settore ospiti, poco capiente e stretto; dall’altra parte c’è una tribuna in ferro, anch’essa di media grandezza ma con una grossa copertura. Molto bella e retrò la biglietteria ed il cancello d’entrata, tutto incastonato in un dedalo di vie molto strette ma particolari.

Per l’occasione, la questura ha imposto cambiamenti significativi sul posizionamento delle tifoserie, destinando la gradinata alla tifoseria ospite mentre gli ultras adriesi assisteranno all’incontro tutti nella stessa tribuna. Entrambe le tifoserie entreranno dalla stessa parte ma in cancelli differenti, io invece metto piede sul rettangolo verde quando mancano una ventina di minuti al calcio d’inizio ma ancora non vedo ultras. A dieci minuti dal via ecco entrare un buon numero di ultras adriesi che appendono gli stendardi per poi posizionarsi e cominciare ad intonare qualche coro.

Alle 15 la partita comincia ma gli ultras ospiti ancora non sono arrivati, mentre i padroni di casa sventolano una bandiera ed alzano uno stendardo per salutare l’ingresso in campo dei giocatori. Nel primo tempo gli adriesi sembrano partire con il freno a mano tirato, ma dopo una decina di minuti entrano anche gli ospiti, che raggiungono in blocco la postazione a loro destinata, evento che concorre ad alzare decisamente i decibel del tifo locale. Un pezzo di movimento ultras si racchiude proprio in questo istante: non c’è rivalità, ma entrambe vogliono dimostrare il proprio valore all’avversario. È solo confronto corale sugli spalti, ma chi in alto decide le sorti del calcio o chi è preposto all’ordine pubblico non coglie certe sfumature, si limita al massimo a strumentalizzare quanto utile a legittimare le loro scelte spesso grottesche.

Gli adriesi cominciano a farsi sentire con una buona intensità, accompagnando i cori con discreti battimani, mentre i mestrini, dopo aver attaccato la pezza per i diffidati ed un altro paio di stendardi, prendono anche loro a tifare per la propria compagine. Se i padroni di casa li vedo all’opera per la prima volta in assoluto, i mestrini ho avuto modo di vederli diverse volte, l’ultima nella trasferta di Teramo in Serie C oltre che in trasferta con i loro amici dell’East End Morena nei play off di Promozione contro il Ronciglione United. Non esiste più il gruppo Orange Insanity ma in compenso hanno preso piede altre due sigle, MESTRE CASUAL FIRM e FIGLI DELLA TORRE la cui pezza reca la famosa torre dell’orologio del centro di Mestre.

Entrambe le tifoserie incitano le proprie compagini molto assiduamente con un numero notevole di battimani ad accompagnare i cori che sono sempre costanti, con poche pause nonostante il caldo persistente. Poco dopo la mezzora il Mestre riesce a passare in vantaggio facendo esultare il settore arancionero, molto colorato da un bandierone sventolato però raramente e soprattutto dalle varie bandierine nero-arancio-bianco con la torre dell’orologio. Poco prima che l’arbitro mandi le squadre al riposo, gli adriesi effettuano una bella ma non troppo fitta sciarpata, sventolando inoltre la bandiera della GRADINATA EST e uno stendardo, così come fanno gli ospiti che alzano sciarpe miste a bandierine oltre ad uno striscione per ricordare Mirco.

Nel secondo tempo le tifoserie si danno battaglia a suon di cori e non sembrano registrare cali, a parte qualche pausa fisiologica dovuta al caldo, legittima soprattutto per i mestrini il cui settore è esposto al sole tanto che la maggior parte degli ultras segue la gara a petto nudo, effettuando un buon numero di battimani. Gli adriesi non sono da meno che, specie dopo il pareggio di Moras siglato su calcio di rigore al sessantaquattresimo, alzano decisamente l’intensità dei cori fornendo anch’essi importanti battimani.

La partita in campo così come sugli spalti si fa mano mano più avvincente, il Mestre a diciassette minuti dalla fine passa nuovamente in vantaggio facendo esultare nuovamente il settore che si produce in diversi cori e battimani. Non mollano i padroni di casa che, se sugli spalti si fanno sentire sempre più, in campo sono protagonisti di un ultimo scorcio di gara scintillante. L’Adriese infatti a dieci minuti dal termine dapprima pareggia ed in pieno recupero, precisamente al terzo dei quattro concessi, segna il gol vittoria grazie al neo entrato Campion di cui è diretta conseguenza l’esultanza smodata non solo degli ultras ma anche del resto della tribuna.

Dal gol del 2-2 dell’Adriese, gli ospiti sembrano accusare il colpo e fanno notare alcune pause più lunghe ma che comunque alternano ai cori per non cedere del tutto al silenzio. All’inverso i padroni di casa aumentano l’intensità e verso la fine effettuano una bella sciarpata, molto più fitta rispetto a quella della prima parte di gara.

Il triplice fischio regala i tre punti all’Adriese che raggiunge al secondo posto la Clodiense, oggi fermata sul pareggio tra le mura amiche, risultato che contemporaneamente consegna la promozione in serie C al Legnago, nonostante la sconfitta a San Martino dei Lupari contro la Luparense.

Applausi per tutti in chiusura, con gli ospiti incoraggiati dai propri sostenitori i quali propongono una nuova sciarpata in questa ultima trasferta della stagione, stessa scena dalla parte opposta ma addolcita dal sapore della vittoria di cui godono sia dai giocatori che ultras. Con le squadre ormai negli spogliatoi, gli ultras locali si lasciano andare a qualche coro polemico verso l’amministrazione locale per lo stadio, ritenuto ormai troppo piccolo per ambire a qualcosa di più importante. Cala così il sipario su questa sfida che mi ha sorpreso proprio perché non aveva tutta questa valenza ai fini sportivi, soprattutto per gli ultras ospiti. Spunti positivi anche dai locali che hanno creato qualcosa di duraturo ed importante: ricordo vecchie loro foto quando ancora il digitale non aveva preso piede e con gli anni passati c’è tanta gente attempata ma anche tanti ragazzi giovani che fanno ben sperare nella continuità del loro movimento ultras. Il futuro alla fine non arriva da solo, talvolta bisogna pure andarselo a prendere.

Marco Gasparri