Nel progettarsi un mini break all’estero, è sempre lecito dare un’occhiata al calendario, per visionare se per caso la sorte si dimostra benevola nel regalare una partitella fissata in quelle date. Anche se magari non è il match sognato da una vita, che mette in trepidante attesa già dalla sera prima.

Fine ottobre, ma “nell’anglofona” Larnaca, sembra di essere ai primi di luglio, con 32º che invogliano come non mai a testare il mare cristallino e le spiagge cittadine, ancora affollate dagli autoctoni ma soprattutto dai turisti, come è giusto che sia. Cinque i chilometri che separano la vivace Europe Square, dall’Aek Arena. Macinati con calma, col passo lento di chi non ha nessuna fretta e vuole osservare attentamente l’ambiente che gli si mostra davanti. Impianto realizzato nel 2016, con una capacità di 13.000 posti, andando a sostituire così il vecchio stadio GSZ che vi sorge accanto. Situazione che ricorda molto Cagliari con l’attuale Sardegna Arena, distante solo pochi metri dal glorioso Sant’Elia.

Accredito ritirato in un lampo mostrando solo la mail della conferma, senza alcuna richiesta di favorire documento alcuno. Accesso in tribuna stampa a dir poco deludente, dove contrariamente a quanto accade altrove, ho solamente potuto alleviare una sete vigliacca, trovando unicamente delle bottigliette d’acqua a temperatura ambiente (perciò calde), senza nulla da sgranocchiare.

Anche a queste latitudini comunque, è in atto la solita brutta abitudine che sta prendendo piede un po’ in tutta Europa, di sparare musica a decibel altissimi nel pre partita. Rendendo di fatto complicato, se non impossibile, anche poter solamente scambiare due chiacchiere in armonia, senza dover urlare come se si stesse al mercato. Ricordando molto il discorso spagnolo, incredibile come fino a 20 minuti dal calcio d’avvio avvenuto alle 18, gli spalti siano stati pressoché vuoti, andandosi a gremire proprio a ridosso del fischio d’inizio.

Match che non ha fatto certo registrare il tutto esaurito, con larghi spazi vuoti in tutti i settori, con la disdicevole aggravante di non scorgere nessun rappresentante della tifoseria ospite giunto dalla città di Katō Polemidia, lasciando di fatto la compagine arancione priva di sostegno durante i 90 minuti. Tra i padroni di casa, dopo aver acceso 4-5 fuochi d’artificio in stile sagra paesana, non vi sono susseguite torciate o fumogenate, limitandosi allo sventolio costante di un paio di bandieroni, due tamburi suonati stile tribù, seguendo l’orrida moda degli ultimi anni che ha preso piede in più nazioni (sic!) e cori tutti sul filone cantilene; a lungo andare inevitabilmente stucchevoli, senza mai udire un quantomai necessario cambio di ritmo.

In campo, troppo più forti i gialloverdi padroni di casa, che senza alcuna fatica hanno schiantato il Karmiotissa per 5-0. Al triplice fischio, ho dismesso i panni del cronista, per indossare nuovamente quelli del turista, andandomi a concedere un paio di sontuosi souvlaki, in uno dei più rudi (quindi autentici) chioschetti cittadini da street food, per poi godermi la serata in Centro nei locali presi d’assalto sul lungomare.

Mi.Ma.