Nella monotonia calcistica che si può riscontrare in un campionato minore come la serie D è possibile, di rado, evadere e imbattersi in sfide dal sapore antico, che serbano e tramandano nel tempo e attraverso le generazioni dissapori atavici, quasi tribali eppure così emozionanti. Si tratta dei cosiddetti “derby”, incontri che per una moltitudine di motivi, in primis la volontà di due realtà limitrofe di affermare la rispettiva superiorità, sportiva e non, si contraddistinguono per la loro animosità e per la capacità di coinvolgere emotivamente, nel bene e nel male, un’intera cittadinanza.
Cavese-Nocerina, in programma quest’oggi per la nona giornata, rientra legittimamente in questa categoria di match. D’altronde non solo stiamo parlando di due compagini che ai nastri di partenza sono tra le principali candidate alla vittoria finale, ma anche di due tifoserie che con la loro identità hanno scritto, e continuano degnamente a farlo, pagine importanti del tifo nostrano, sebbene, ormai da troppo tempo, ristagnino in categorie non consone al loro blasone.
Per questa ragione già dal mattino, girovagando tra i portici cavensi, è possibile respirare un’aria diversa rispetto alle precedenti domeniche e nonostante il cielo plumbeo, che sembra minacciare un acquazzone imminente, si vedono tanti ragazzi che, sciarpa a collo, si incamminano verso lo stadio.
Alle 14 in punto, ora in cui entro sul terreno di gioco, il clima è tesissimo come si evince dai numerosi fischi ed insulti che accompagnano l’ingresso della formazione nocerina, insulti che tra l’altro non risparmiano letteralmente nessuno ma si sa che, mai come oggi, tutto è concesso e tutto concorre a creare quell’atmosfera così ostile e così magica che affascina noi “malati” di tifo. Purtroppo, anche se oramai il calcio moderno ci ha più che abituati, il derby è interdetto ai supporter molossi pur contando il settore curva nord un nutrito gruppo di tesserati e accreditati che di certo non si trattiene alle offese che piovono dalla tribuna locale.
Fattesi le 14. 30 in un attimo, i ventidue giocatori sono pronti ad aprire le ostilità e contemporaneamente alla pioggia che inizia a scendere copiosamente, incomincia anche lo spettacolo sui gradoni. La curva sud, cuore pulsante del tifo cavese, ha preparato per l’occasione una fumogenata biancoblù molto particolare, caratterizzata da razzi colorati che vengono sparati in alto, creando un effetto davvero suggestivo oltre che originale.
Alla scenografia iniziale si sussegue, come vero e proprio leitmotiv, l’accensione di innumerevoli torce, molte delle quali lanciate sulla pista di atletica mentre altre tenute in mano (ovviamente a volto coperto) o attaccate ad aste di plastica. Se si chiudessero per un attimo gli occhi e si aprissero dopo qualche secondo, magari fingendo di dimenticare che dopotutto siamo nel 2023, sembrerebbe di trovarsi in quel periodo di fine anni novanta-inizi duemila dove la repressione e le leggi, per quanto presenti, non erano così stringenti come oggi.
Venendo al calcio giocato, invece, la partita rispecchia la tensione sugli spalti con le due formazioni che non si risparmiano cosicché, già alla mezz’ora del primo tempo, rimangono entrambe in dieci in seguito all’espulsione dei rispettivi capitani. La Nocerina, in ogni caso, riesce a trovare sorprendentemente il vantaggio, complice un errore del giovane portiere aquilotto, il che rende ancora più accesa la sfida, con i padroni di casa che si spingono a tutta forza in avanti. Il primo tempo, tuttavia, si conclude a favore degli ospiti ed è la ripresa a regalare emozioni a non finire, prima con il pareggio ad opera di Urso e poi con il sorpasso, a dieci minuti dalla fine, siglato dall’attaccante Chiarella che fa letteralmente esplodere il “Lamberti”. È così allora che la curva di casa si cimenta prima nell’iconico “Dale Cavese” e poi nel nuovo ma già celebre coro “Domani torno da te” intonato sulle note della canzone di Achille Lauro. A fine partita, come preventivabile, scoppia la festa per il secondo derby di fila vinto dalla Cavese nel giro di pochi mesi.
Potrei concludere la breve tifo-cronaca qui ma non posso esimermi dall’esprimere la profonda amarezza che mi sopraggiunge una volta abbandonato lo stadio. Perché è davvero avvilente constare come, nel 2023, sia diventata non solo una consuetudine ma un vero e proprio diktat la chiusura dei settori ospiti per occasioni del genere. Perlopiù è quasi comico notare come, nonostante il divieto ai nocerini di assistere alla partita, fuori all’impianto di “via Mazzini” sia presente un ingente servizio d’ordine coadiuvato da un elicottero che già dalla mattina sorvola la valle metelliana. La domanda allora sorge spontanea: a queste condizioni e con questa organizzazione era davvero così impossibile garantire (come dovrebbe essere in un paese civile e democratico) un derby a porte aperte?
Vincenzo Amore