Ultima partita della stagione 2022-2023 prima delle meritate vacanze non senza polemiche in quel di Agropoli per l’indisponibilità dello stadio “Raffaele Guariglia”, occupato dai campionati italiani under 23 di atletica leggera. La finale di ritorno fra la compagine cilentana e il Città di Gallipoli dunque, vani o puramente accademici i tentativi da parte di sindaci, assessori vari, questori, scartato anche lo stadio “Tenente Michele Vaudano” di Capaccio che dispone di una sola tribuna, trova alla fine disponibilità dalla società del Santa Maria di Castellabate.

Epilogo felice ma non per tutti: masticano amaro proprio i tifosi dei delfini campani, costretti al trasloco in una gara dalla posta in palio altissima, dove decisivo potrebbe essere anche il fattore campo; non da meno i sostenitori salentini, in quanto il settore ospiti è omologato per un centinaio scarso di tifosi e le richieste sono molte di più. A mitigare l’infelice “sfratto” ci pensa il presidente dell’Agropoli Carmelo Infante che, per favorire la massiccia presenza al “Carrano” di Castellabate e tentare di ribaltare il pesante 4-1 dell’andata, offre l’ingresso gratuito e un servizio di navette da Agropoli fino allo stadio.

Il viaggio non è dei più semplici nemmeno per il sottoscritto, soprattutto per il calcio d’inizio alle 16:30 che mi porta a considerare alla rinuncia, ma alla fine prevale la curiosità di vedere all’opera le due tifoserie, oltre ad uno stadio ed un paese per me inediti. Andando con ordine, parto in pullman per Salerno, prenotato anzitempo sapendo la data e pagato poco, con l’alzataccia ampiamente giustificata per l’ultima sfida stagionale. Arrivato con largo anticipo a Salerno, dopo una buona colazione in un noto locale della città, mi si è accende la lampadina che mi dice di ritornare allo storico stadio “Donato Vestuti”. Mai scelta fu più azzeccata, giacchè nei pressi del vecchio impianto vedo diverse persone con la maglia del Cavalluccio o dei vari gruppi che compongono la tifoseria salernitana. Primo giro perimetrale dello stadio, poi tornato al punto di partenza mi accodo al flusso di gente che entra da una porta e per la prima volta metto piede sul manto erboso di un tempio sacro per Salerno e non solo. Quello che vedo è qualcosa di incredibile, nemmeno io credo ai miei occhi e nessuna parola può eguagliare quello che vedo varcando quella porta. Ci sono infatti tantissimi ultras che stanno montando tutti gli striscioni dei vari gruppi succedutisi nel tempo e che hanno accompagnato la tifoseria granata in casa ed in trasferta in tutti questi anni. Tantissimi striscioni che mi riportano con la mente indietro nel tempo, disseminati sia in Curva Sud che nelle due tribune, lasciando vuoto solo il settore ospiti. Riuscire a vedere tutta la storia della tifoseria granata in uno stadio storico come il “Vestuti” è qualcosa di unico, eccezionale e spettacolare al contempo. Ci sarebbero tanti altri aggettivi da aggiungere ma per non annoiarvi è meglio che mi fermi qua. In sostanza l’indomani, 19 giugno, si festeggiano i 104 anni della Salernitana e per l’occasione si stanno preparando e sistemando gli striscioni, fra gonfiabili per i più piccoli, mentre i più grandi pianificano un corteo per il centro cittadino e altre iniziative.

Rubo qualche altro prezioso scatto, poi torno in centro sotto la pensilina di Piazza della Concordia dove un autobus di linea mi conduce fino a Santa Maria di Castellabate dove arrivo alle 13:40, ironia della sorte passando anche per il centro di Agropoli e davanti allo stadio “Raffaele Guariglia”. Scendo proprio sotto lo stadio “Antonio Carrano” imbocco la strada che mi conduce all’impianto e come ogni volta, inizia il mio tour prima esterno e poi interno all’impianto dove, arrivando in netto anticipo, riesco a metter piede anche sul manto verde non prima di aver chiesto per rispetto il permesso agli addetti ai lavori, i quali sembrano addirittura apprezzare la mia curiosità e mi invogliano a varcare quella soglia.

Una volta dentro, passando dalla parte ospite capisco quanto lo stadio sia piccolo rispetto a quello di Agropoli, benché quest’anno la squadra locale abbia partecipato egregiamente al campionato di Serie D nel girone I. Due sole tribune lo compongono: quella dei tifosi di casa, lunga e formata da quattro gradini, coperta al centro e con i seggiolini mentre ai lati resta scoperta; dalla parte opposta c’è la tribuna degli ospiti, completamente in ferro. Dietro le porte tantissime scritte d’incoraggiamento verso la squadra di casa, lasciate lì dall’ultima partita. Torno sui miei passi e riprendo la via del settore ospiti e noto sui muri tantissime scritte degli ultras di Santa Maria, tra cui un bellissimo murales subito fuori la tribuna dei locali, mentre sono tantissimi anche gli adesivi che balzano all’occhio e raccontano a modo loro di una presenza importante e costante.

Il tempo stringe così intraprendo la via che porta al centro storico, tutta in salita e sotto il sole cocente ma dopo un chilometro circa, un passante lapidario mi annuncia che “mancano ancora tre chilometri”, per cui, con il tempo che stringe, mi accontento di un altro breve tratto e di una panoramica dall’alto dell’intero stadio e con esso della parte bassa del paese e soprattutto della costiera con il mare che brilla in tutti i suoi meravigliosi colori.

Messo nuovamente piede sul rettangolo verde, posso finalmente ammirare le due tifoserie all’opera: la tribuna, dove prendono posto i padroni di casa, è completamente piena con gli ultras, presenti in una sessantina di unità, dietro la pezza dell’indimenticato Carmine con un tamburo a scandire i tempi, che si sistemano in un angolo del settore, cercando di compattarsi il più possibile. Forse loro sintetizzano meglio di tutti le parole, le polemiche ed i dinieghi che hanno preceduto la gara, attaccando un grosso striscione nella parte centrale della tribuna: “AD OGGI QUESTA È LA REALTÀ… CACCIATI DALLA NOSTRA CITTÀ!”.

Dalla parte opposta, gli ultras salentini occupano tutto il settore a loro dedicato, entrando alla spicciolata ma sistemando tutti gli striscioni molto prima del fischio d’inizio. Proprio nel pregara entrambe le tifoserie cominciano ad incitare le squadre intente a riscaldarsi sul rettangolo di gioco, inoltre, dietro una delle porte, viene attaccato uno striscione per ringraziare il presidente Infante per averci messo del suo (ingresso gratuito e navette) per alleviare tutti i disagi arrecati ai tifosi da questa scelta.

Con qualche minuto di ritardo, le squadre scendono in campo mentre i padroni di casa accendono un fumogeno azzurro e si prodigano con battimani a tutto settore, e gli ultras gallipolini effettuano una bella sciarpata. Durante la partita si notano tantissimo le differenze con cui le due tifoserie si approcciano all’incitamento verso la propria squadra, calcolando sempre che si parte dal 4-1 dell’andata: gli ultras agropolesi non hanno bandiere né stendardi ed intonano cori accompagnati da tantissimi battimani. Dalla parte opposta invece, gli ultras pugliesi sono più colorati grazie alle bandiere ma anche agli stendardi ed il loro sostegno varia a seconda dei cori ed anche loro prediligono i battimani.

Nel primo tempo le due tifoserie si equivalgono e danno il meglio di sé nonostante la giornata sia particolarmente calda, non di certo mitigata dall’orario. Se non tutti i mali vengono per nuocere, il settore concesso agli ultras locali risulta molto più raccolto del loro abituale posto al “Guariglia”, più dispersivo rispetto a questo odierno. Certo sono anche bravi gli ultras azzurri a compattarsi bene ed a fornire una prestazione più che buona. Corroborata poco prima della mezzora dalla prima esultanza grazie al gol di Salerno, che restituisce speranza ai tifosi dell’Agropoli che, dopo aver acceso un fumogeno, cercano d’incitare con ancora più convinzione la propria squadra.

Stessa cosa fanno gli ultras giallorossi, che non vogliono correre rischi e cercano d’infondere coraggio ed abnegazione negli undici in campo, ma nel secondo dei tre minuti di recupero concessi prima dell’intervallo, l’Agropoli raddoppia con Infimo che riapre la contesa e fa gioire tutta la tribuna, con l’angolo degli ultras che ancora una volta accende un fumogeno.

Nel secondo tempo i cilentani covano a lungo la speranza del terzo gol che vorrebbe dire promozione ed il tifo raggiunge buoni livelli, di contro gli ultras ospiti hanno qualche sbandamento nella parte iniziale, ma sono bravi a riprendersi e cercare di tenere a galla la squadra che, pur difendendosi bene, sembra debba crollare da un momento all’altro. Ad undici minuti dal novantesimo però, da un tiro d’angolo, Perchaud distrugge ogni speranza ai tifosi di casa e manda in visibilio i propri, segnando il gol del 2-1 che manda virtualmente in serie D il Città di Gallipoli. In questi minuti finali ovviamente è palpabile la delusione degli ultras azzurri, il cui tifo risulta altalenante, mentre i gallipolini sono al settimo cielo ed alzano notevolmente l’intensità dei cori, effettuando inoltre una sciarpata fitta che chiude di fatto la sfida sugli spalti.

Al triplice fischio, i giocatori dell’Agropoli sono distrutti e qualcuno scoppia in lacrime vedendo il sogno svanire proprio ad un passo dalla riga del traguardo. Nonostante la sconfitta però, la squadra viene applaudita ugualmente dalla propria tifoseria che le riconosce quella grinta e quella rabbia che hanno portato così vicino da ribaltare un finale all’apparenza già scritto.

Dalla parte opposta parte invece la festa con gli ultras che celebrano questa promozione in serie D a distanza di sette anni dall’ultima volta, così come fanno i giocatori in campo indossando delle maglie in tema. Con la squadra ancora intenta a festeggiare sotto al settore ospite, gli ultras gallipolini hanno un pensiero speciale anche per chi è diffidato, per il quale issano l’ultimo striscione di giornata con le D segnate rigorosamente in rosso. Mentre questa finale viene consegnata alla storia, per me non c’è più tempo, devo scappare via se non voglio perdere le varie coincidenze dei mezzi di trasporto che mi riporteranno a casa, dove arriverò poi a notte inoltrata, stanco ma felice per aver terminato l’ennesima stagione sui vari campi della nostra penisola. Buone vacanze a tutti con lo stesso augurio di un vecchio striscione: “ANCORA NOI INSIEME A VOI”. Chi sugli spalti e chi in campo a immortalare questo vecchio ma sempre giovane movimento.

Marco Gasparri