A distanza di una settimana esatta decido nuovamente di tornare nei “bassifondi” delle categorie regionali, ma questa volta la posta in palio è appannaggio di entrambe le contendenti, difatti sul campo neutro di Anitrella (frazione del comune di Monte San Giovanni Campano) si disputa la finale della Coppa Italia di Seconda Categoria laziale tra la Polisportiva Gaeta 1931 e l’Asd Tor Sapienza. È proprio nella settimana che precede la partita che la mia curiosità viene attirata con degli striscioni esposti in città dai tifosi gaetani, che invitano a seguire in massa la squadra in questa particolare competizione. Senza pensarci due volte decido di essere presente anch’io alla “festa”, ovviamente senza troppe pretese in una categorie in cui le tifoserie al seguito si contano sulle dita di una mano.

Sabato, benché la partita si disputi alle 16, decido di partire con largo anticipo non solo per arrivare prima e godermi il pregara ma anche per ammirare più da vicino lo stadio “Liri”, casa dell’Anitrella, la cui formazione disputa il campionato di Promozione laziale e può contare su un buon seguito ultras dietro le insegne della BRIGATA MANICOMIO.

Arrivato nella piccola frazione ospitante, saranno proprio i muri esterni dello stadio ad attirare la mia attenzione. Devo riconoscere che gli ultras neroverdi locali hanno fatto veramente un bel lavoro, disegnando diversi murales con riprodotti motti, loghi del gruppo e della squadra ed anche ricordando chi purtroppo non c’è più. Lo stadio “Liri” mi riporta indietro nel tempo, con i suoi vecchi muri, le porte d’ingresso consumate dal passare del tempo, così come le scritte che ricordano il nome dello stadio che deriva dall’omonimo ed importante fiume, fondamentale nell’economia del secolo scorso. Ricordavo il fondo in pozzolana, uno degli ultimi rimasti, particolarmente caratteristico e bello proprio per questo, ma apprendo che in questi ultimi giorni è stato ammodernato con un manto sintetico di ultima generazione. Ormai il calcio cosiddetto moderno ha fagocitato anche le ultime strutture del dilettantismo e per quanto certe evoluzioni siano inevitabili, la perdita totale di certe particolarità, la larga e schiacciante omologazione di tappeti di gioco come di altri aspetti, contribuisce a rendere tutto un po’ artificioso nel suo aspetto.

Passando ad analizzare più da vicino le squadre con le rispettive tifoserie, l’Asd Tor Sapienza rappresenta un quartiere di Roma, nel quadrante est della città, da non confondere con la più blasonata Pro Calcio Tor Sapienza che disputa il campionato d’Eccellenza ed in tempi recenti ha disputato pure la serie D. Quest’anno l’Asd Tor Sapienza ha disputato il girone D di Seconda categoria ma al contrario dell’ottimo cammino in Coppa, ha deluso le aspettative lottando fino all’ultimo per non retrocedere e raggiungendo il quart’ultimo posto, comunque utile per la salvezza. La squadra non ha una tifoseria ma comunque un centinaio di appassionati prendono posto nella tribuna scoperta dello stadio, normalmente destinata alle tifoserie ospiti quando l’Anitrella gioca in casa.

Discorso diverso per la Polisportiva Gaeta 1931, che ha disputato il girone I, terminando il campionato al quarto posto alle spalle del duo Amatori Vallemaio ed Esperia, ma anche della Real Sanvittorese, terza classificata. Rispetto alla squadra romana, cambia il discorso riguardante la tifoseria che occupa per intero tutta la tribuna coperta ed espone stendardi che mi ricordano molto da vicino gli ULTRAS GAETA. Qui ci pensa il dirigente Diego a chiarire i miei dubbi: praticamente la Polisportiva Gaeta protagonista di diversi piazzamenti d’alta classifica in Serie D, al termine della stagione 2017-2018 rinucia ad iscriversi, lasciando spazio alla seconda squadra cittadina, la Mistral, che un paio di anni dopo cambia denominazione in Asd Gaeta, ma che gli ultras deciso di non seguire, fedeli alla vecchia e storica denominazione. Nel 2020-2021 poi, un manipolo di appassionati ha ricostruito tutto ripartendo dalla Terza categoria, tornando alla vecchia denominazione e carpendo anche il beneplacito degli ultras, tornati anch’essi a sostenere questo nuovo sodalizio.

Per l’occasione odierna ad accompagnare gli ultras biancorossi ci sono gli storici amici della Cynthia Genzano, anch’essi orfani della storica denominazione. Quando entrano le squadre in campo, gli ultras preparano una bella coreografia issando a centro settore un mini-bandierone con sopra disegnato un ragazzo che bacia la bandiera tricolore con sopra impresso il nome “Gaeta” mentre ai lati vengono sventolate diverse bandierine a scacchi biancorosse ed in balconata esposta la grande scritta “PORTACI VIA”. Un paio di torce accompagnano questo momento, cosa che accade addirittura anche dalla parte opposta, dove vengono accesi diversi fumogeni gialloverdi ma anche un paio di torce, come faranno anche in un paio di circostanze successive, pur senza mai un solo coro nel resto della gara.

Inutile dire che gli assoluti protagonisti degli spalti sono gli ultras Gaeta, che nel primo tempo incitano costantemente la squadra con discreti battimani e belle bandiere, alcune storiche degli anni della D altre di recente esposizione. Accendono ancora una torcia per dare la carica alla squadra che recepisce il messaggio ed al quarto d’ora passa in vantaggio, grazie a bomber Di Giacomo, con un altro paio di torce accese per festeggiare.

Nonostante il caldo, la tifoseria gaetana non smetterà mai d’incitare gli undici in campo con battimani, treni, cori a rispondere ed il colore sempre garantito dai numerosi bandieroni. Nel proseguo della gara vengono accese altre torce e quando viene tolto lo striscione di carta, è davvero bello poter rivedere gli stendardi storici “1931”, “Peschiera”, il tricolore “Gaeta” ma anche quello della “Vecchia Guardia”.

Nella seconda frazione gli ultras continuano ad incitare la formazione, effettuando ancora una volta un buon numero di battimani ad accompagnare i cori. Dopo appena sette minuti Di Giacomo raddoppia, facendo nuovamente esultare la tribuna destinata alla propria tifoseria che accende ancora torce e subito dopo realizza una fumogenata stile anni ottanta, con diversi fumogeni sia bianchi che rossi i quali avvolgono completamente la tribuna in barba a qualche parola di disappunto di semplici tifosi. L’effetto coreografico è qualcosa di spettacolare che dura diversi minuti e si prolunga propizio fino al gol del 3-0 siglato da Esposito, al cinquantanovesimo minuto di gioco.

Dalla parte opposta i tifosi gialloverdi cercano di emulare gli ultras biancorossi accendendo dei fumogeni ma il tutto sarà circoscritto in quel lasso di tempo dopo di che continuano a guardare la partita completamente seduti. Da segnalare l’esposizione di un paio di striscioni sul risultato ormai acquisito, il primo sulla fedeltà della tifoseria biancorossa nel seguire la sola ed unica squadra di Gaeta fin negli abissi delle categorie minori, mentre il secondo è una frecciata per l’allenatore esonerato ancora a libro paga oltre ad un encomio per l’attuale mister Caneschi, il quale percepisce solo un compenso simbolico essendo egli stesso uno dei soci.

Ci sarà spazio ancora per battimani, sbandierate e torce accese, e poco importa se nell’ultimo minuto di recupero l’Asd Tor Sapienza segna il gol della bandiera su una punizione magistrale di Attini. Alla fine si sono meritati il gol per l’impegno messo in campo, calcolando oltretutto che il più vecchio è un classe 2000. Arriva infine il fischio finale dell’arbitro che dà il via alla festa della Polisportiva Gaeta che alza la coppa al cielo, con tutti i giocatori a festeggiare sotto al settore con i propri sostenitori, i quali non dimenticano di dedicare qualche coro ostile ai rivali di sempre del Formia.

Sbandierate, torce, fumogeni la fanno lungamente da padrone. Foto di rito e festeggiamenti prolungati che proseguiranno nel centro della piccola frazione per poi spostarsi nella città costiera. Sinceramente vedendo la fede e la costanza con cui i tifosi gaetani stanno seguendo la squadra storica, forse anche i vertici del calcio italiano dovrebbero cambiare orizzonti e modi di fare. Invece di parlare di seconde squadre o squadre B dovrebbero capire che senza la passione come quella vista oggi, sopraggiunge la morte del calcio. Nessuna fusione, nessun progetto creato in vitro può irretire il cuore della gente, il seguito delle tifoserie o riportare le famiglie allo stadio, come tanto amano dire. L’identità e la passione per la propria tradizione calcistica locale non è qualcosa che si inventa o che si compra. E quando si riesce a preservare quel filo rosso che lega il calcio alle radici storiche e sportive, il seguito appassionato trascende sempre le categorie, anche le più infime. Lo dovrebbe capire soprattutto chi, dall’alto del proprio piedistallo, pontifica sulla vita del nostro pallone il cui baricentro continua a spostarsi inevitabilmente da ciò che per tendere a ciò che è stato. Meno soldi e lustrini, più espressione popolare.

Marco Gasparri