Era da qualche mese che sentivo forte il richiamo di una partita delle serie minori, anche per rigenerarmi un po’ fra chi, animato da grandissima passione, vive il calcio e il tifo in questo bellissimo mondo, ben lungi dal divismo che, fortunatamente non dovunque, impera nei dorati lidi del professionismo.

Quest’anno pur girando fra le varie categorie, non ero mai sceso oltre la Promozione, per cui mi sono messo a cercare nei meandri del pallone, tenendo ovviamente conto della posta in ballo che mettesse un po’ di adrenalina sia in campo che sugli spalti.

Purtroppo, con l’approssimarsi della fine dei campionati, con i primi verdetti già maturati, diventa sempre più difficile trovare una partita con determinati requisiti. A restringere il campo, la finale scudetto di serie D di domenica a Piancastagnaio programmata da tempo. Resta solo il sabato e trovare una partita adatta diventa una vera e propria impresa, ma fortunatamente, dopo lungo ricercare trovo qualcosa di sicuro interesse.

La scelta ricade su Grotte Santo Stefano-Virtus Acquapendente solo perché, dopo accurata ricerca, scopro che da qualche anno, i padroni di casa godono del seguito di un discreto gruppo ultras, la BRIGATA VEZZA. Parto quindi il sabato verso l’ora di pranzo in direzione di questo centro della provincia di Viterbo che conta quasi cinquemila abitanti. La squadra locale si trova al primo posto in classifica, a distanza di tre punti dall’immediata inseguitrice, il Bagnaia, per cui in quest’ultima giornata può bastare anche il pareggio. Lo sparring partner è, come detto, la Virtus Acquapendente, squadra meno nota rispetto alla Vigor che, prima del fallimento, era stata per vari anni protagonista in Promozione regionale.

Arrivo alla buon’ora per godermi le altre due mie passioni che nel corso degli anni ho notato essere comuni ad altri “partitellari” veraci, ossia la stazione ed il centro storico. Percorrendo le vie del paese noto qualche volantino affisso proprio dal gruppo ultras biancorosso, che invita la gente di Grotte Santo Stefano allo stadio, per vivere una giornata importante assieme a loro ed ai giocatori che hanno compiuto questa impresa.

Dopo i vari giri torno sui miei passi in direzione dello stadio Comunale per espletare tutte le formalità prima di mettere piede in campo. Inutile dire che già dal mio ingresso, i dirigenti si mostrano subito affabili e cercano di rimediarmi di tutto per seguire la partita. Mi accontento di due chiacchiere ed un caffè in loro compagnia ed ho modo di conoscere persino l’arbitro e scambiarci due chiacchiere. Un ambiente rilassato come difficilmente se ne trovano altrove, in altri lidi calcistici.

Per ingannare ulteriormente la tensione e l’attesa della partita, mi concentro sulla conformazione del piccolo stadio locale, che poi tanto piccolo non è, dato che è formato da una lunga tribuna in ferro con vari seggiolini disposti in quattro file, da un lato. Dalla parte opposta c’è invece una piccola tribuna, sempre in ferro coi seggiolini, molto probabilmente destinata ai tifosi ospiti che, in queste categorie, non sono poi così numerosi.

Per l’occasione la tribuna è quasi completamente piena ed ovviamente è presente il pubblico delle grandi occasioni ed anche la BRIGATA VEZZA prepara uno spettacolo di tutto rispetto, per onorare la squadra che si prepara a fare il grande salto. La matematica sembra virare verso la certezza quando si viene a sapere che la squadra ospite si è presentata in soli sei giocatori, ma come dice un dirigente ospite, meglio presentarsi così che non venire affatto, anche per rispetto della società stessa, della squadra locale, del Bagnaia secondo in classifica e per onorare il campionato fino alla fine.

Quando entrano le squadre in campo, la tribuna locale si colora grazie all’accensione di diverse torce ma anche fumogeni rossi, oltre all’esplosione di qualche grosso petardo. Vengono inoltre esposti tre distinti teloni orizzontali: sul primo c’è impresso il simbolo del gruppo e sotto il suo nome; al centro è riportata una foto di una formazione del Grotte Santo Stefano; infine, sull’ultimo telone, si trova il simbolo della squadra biancorossa. Sulla recinzione uno striscione, semplice ma che esplica ulteriormente il tutto: “INSIEME A NOI”. Se posso muovere un appunto, l’unico neo è nella sistemazione dello striscione del gruppo, un po’ troppo defilato.

Dopo le foto di rito di tutta la squadra con dietro lo spettacolo realizzato dagli ultras, finalmente comincia la partita, ma non faccio in tempo a cambiare l’obbiettivo della macchinetta che il Grotte Santo Stefano, dopo una trentina di secondi di gioco, è già in vantaggio con i giocatori che esultano sotto il settore dei propri sostenitori, i quali sventolano i bandieroni per festeggiare il gol.

Si intonano cori e si effettuano diversi battimani ed al quinto minuto il Grotte Santo Stefano già raddoppia per una nuova esultanza dei sostenitori locali. Nel frattempo, un giocatore ospite si fa male, riprende la partita ma dopo pochi minuti si deve arrendere, non ce la fa a restare in campo, così la squadra ospite rimane in cinque uomini e la partita viene dichiarata conclusa dall’arbitro, che manda tutti negli spogliatoi.

Inizia così la festa dei padroni di casa, con gli ultras che subito si prodigano accendendo altro materiale pirotecnico ed oltretutto un paio di fumogeni vengono passati pure ai giocatori, che contribuiscono ad allargare la festa e il colore anche in campo. Dopo qualche minuto i tifosi raggiungono a loro volta i giocatori sul rettangolo verde, festeggiando tutti insieme il traguardo prefissato ad inizio stagione.

La festa dura per più di un’ora e c’è anche il tempo per salutare un paio di giocatori che appenderanno gli scarpini al chiodo, tra questi c’è Miralli che fa un discorso molto commovente, con i compagni di squadra che ascoltano le sue parole in cerchio. Poi altre foto di rito con il presidente del Grotte Santo Stefano che omaggia persino me di una sciarpa e dell’ennesima bottiglia di acqua, dopo di che lo saluto e lo lascio continuare i festeggiamenti con il resto dei presenti.

Non mi resta che tornare alla macchina e prendere la strada di casa felice per aver trovato proprio quello che cercavo, quell’umanità e quella genuinità in campo e sugli spalti che rendono queste categorie un qualcosa di unico ed inimitabile. Lontane anni luce da quelle fredde ed asettiche categorie maggiori e il paradosso è che basterebbe veramente questo nonnulla per far tornare la gente ad appassionarsi per il calcio, per accorciare le distanze tra “noi” e “loro”. E la partita di oggi ne è stata la riprova.

Marco Gasparri