Il playout del girone H del campionato di Serie D mette di fronte l’Angri e il Gallipoli, che si contendono la salvezza sul manto verde di un “Novi” illuminato dai raggi di uno splendido sole di maggio. Decido di recarmi nel centro campano non avendo mai visto dal vivo i gallipolini ed essendo trascorsi diversi anni dall’ultima volta in cui sono stato nel comune ai piedi dei monti Lattari, per un Angri-Alfaterna giocatosi nell’aprile del 2019.

Il calcio d’inizio è fissato alle 16:00, per cui affronto con molta calma le due ore e dieci di viaggio che mi separano dallo stadio grigiorosso. Intorno alle 15:00 parcheggio l’auto nei pressi dell’impianto e noto molti sostenitori locali già in attesa dell’apertura dei cancelli, evidentemente impazienti di sostenere la propria squadra in questo match decisivo. Dopo qualche giro di lancette le porte si aprono agli spettatori e finalmente metto piede sul terreno di gioco.

La gradinata si riempie in brevissimo tempo, ma ciò non mi stupisce: è noto il grande amore che da sempre lega la comunità angrese ai colori grigiorossi. A dieci minuti dall’inizio della gara, entra nel settore ospiti il contingente giallorosso, quantificabile, in totale, in circa un’ottantina di unità. Dalla tribuna di casa parte qualche invettiva, anche se poi, nel corso dei novanta minuti, le due tifoserie si ignoreranno.

Il tempo scorre inesorabile: in breve arriva il momento del calcio d’inizio e, contestualmente, quello della coreografia locale. La tribuna si copre di tantissimi cartoncini grigi e rossi, che vengono poi velati da una suggestiva fumogenata rossa. Uno striscione lunghissimo recita: “Un anno intero con intenso sostegno…combatti l’ultima battaglia ed escine degno”. Mentre il fumo svanisce le due squadre si schierano in campo, pronte a darsi battaglia con un solo obiettivo: mantenere la categoria.

Nel primo tempo il settore di casa è bollente: bandieroni e bandierine sono sempre in movimento, i battimani si susseguono in modo incessante, i cori raggiungono spesso picchi notevoli. Dall’altro lato i ragazzi di Gallipoli si compattano dietro i propri stendardi e aprono le danze con un simpatico striscione: “Scusa mamma… ma non potevo mancare” (la partita si gioca nel giorno della festa della mamma). Non potendo sostare sulla linea lunga del campo sono costretto a seguire la partita dal lato opposto: da questa postazione mi risulta difficile ascoltare i cori degli ospiti, ma i ragazzi di Gallipoli mi appaiono sempre in movimento e intenti a tifare senza soste fino al quarantacinquesimo, nonostante la loro squadra vada in svantaggio al 37’, quando l’attaccante Ascione si ritrova solo davanti all’estremo salentino Dima e lo supera con un pregevole pallonetto. L’esultanza del pubblico campano è rumorosa e la tribuna esplode di gioia nel momento in cui la sfera si insacca nella rete.

All’inizio della ripresa i locali rimuovono lo striscione della coreografia e mettono in evidenza le insegne dei gruppi organizzati: Angresi al centro, Crazy Group alla mia sinistra. Il tifo campano continua a essere di alto livello, mentre i gallipolini proseguono nel loro sostegno attivo, anche se con qualche pausa in più rispetto alla prima parte di gara, ed effettuano una bellissima sciarpata. In campo l’Angri controlla la partita e al 79’ raddoppia con Mansour, che spiazza il portiere giallorosso dal dischetto, capitalizzando in tal modo un calcio di rigore assegnato alla squadra di casa dal direttore di gara Migliorini di Verona. La marcatura angrese demoralizza gli ospiti, mentre il pubblico di casa inizia a festeggiare una salvezza ormai in tasca. Il presente è tutto da godere, ma il pensiero corre già al futuro, così in zona Angresi viene esposto lo striscione: “Forgiati dal passato…da quei campi senza prato! Meritiamo di più!!!”.

Dopo sei minuti di recupero, il triplice fischio mette fine alla stagione delle due squadre, che si conclude con la permanenza dell’Angri in D e con la retrocessione del Gallipoli nell’Eccellenza pugliese. Mentre i giocatori ospiti, visibilmente amareggiati, si recano dai propri sostenitori giunti dal Salento, sotto la tribuna di casa inizia la grande festa grigiorossa e i sostenitori angresi ribadiscono il loro grande sogno, aprendo un altro striscione con cui chiedono la C.

I festeggiamenti sono ancora nel vivo quando decido di posare la macchinetta e guadagnare l’uscita. In brevissimo tempo raggiungo la Salerno-Napoli e punto l’auto in direzione nord, verso casa. Il profilo inconfondibile del Vesuvio, nel primo tratto di viaggio, è come una bussola, ma ben presto lascia il posto alla pianura campana settentrionale. Il sole piano piano si spegne e ripenso a tutte le emozioni provate in questa ennesima domenica allo stadio.

Testo e foto di Andrea Calabrese