Con il campionato che volge al termine, può capitare di imbattersi in qualche domenica in cui effettuare una scelta tra le partite che si disputino geograficamente non lontane da casa sia impresa tutt’altro che facile. C’è sempre da tener conto di divieti, tessere e limitazioni. Ed in questo fine settimana, anche di un’oggettiva carenza di eventi in grado di calamitare il mio interesse.

Se nei confronti della Lega Pro Prima Divisione riservo più di qualche dubbio, verso la Seconda Divisione ho delle vere e proprie certezze che mi porto avanti da inizio stagione: mai e poi mai. Di tifoserie ce ne sono poche, gli stadi sono sempre vuoti e desolati ed il calcio giocato è spesso privo di interesse ed oggetto (come un po’ in tutte le categorie) di speculazioni esterne che ne decidono esiti e risultati a priori. Non un buon viatico, insomma, per prendere una decisione.

Attraverso il buon Andrea mi informo se almeno in occasione di questo spareggio tra Arzanese e Sorrento si muoverà qualcosa a livello ultras e vengo a sapere che una sparuta rappresentanza ospite presenzierà in quel di Frattamaggiore. Va ricordato, infatti, che l’incontro si disputerà allo “Ianniello” a causa dell’indisponibilità dello stadio arzanese.

Essendo il fischio d’inizio fissato per le 16, posso permettermi il lusso di partire da Roma con il treno delle 10. Una volta tanto non sono costretto a levatacce e corse con bus notturni mentre l’intera città finisce il suo lungo sonno del fine settimana. C’è il sole e fa anche abbastanza caldo. Inutile dire che una persona sana di mente avrebbe, forse, sfruttato questa domenica per una prima sortita marina. Ma noi no (noi inteso come me e la mia macchinetta). Siamo qua in questi vagoni fetidi che come sempre ci scorrazzano per lo Stivale. A volte mi chiedo se ami muovermi più per il gusto delle partite, degli ultras e delle foto, o esclusivamente per testare costantemente i tutt’altro che impeccabili mezzi di trasporto del centro-sud.

Arrivo a Napoli Centrale che l’orologio segna le 13 in punto; alle 14 ho il cambio per Casoria, dove verrà a prendermi Andrea. Nell’ora di buco ne approfitto per mangiare e fotografare ogni strano particolare mi capiti a tiro nello scalo ferroviario. Il tragitto che mi separa dall’area urbana situata a Nord di Napoli è breve, e con una decina di minuti sono nel piazzale esterno della stazione, dove ad attendermi c’è l’amico partenopeo.

Visto il largo anticipo, possiamo permetterci un giretto per le strade di Casoria ed Afragola con tanto di vista allo storico stadio Moccia, che sembra in procinto di riaprire i battenti in vista della prossima stagione calcistica dell’Afragolese. Sarebbe tanto di guadagnato sia per il movimento sportivo campano che per gli amanti del tifo, vista la conformazione che sembra confarsi alla presenza degli ultras. Ci incamminiamo, poi, verso Frattamaggiore e, come sempre da queste parti, a colpirmi è il fatto di non accorgermi di lasciare un’area comunale per entrare in quella successiva. Capisco perché, in un famoso sussidiario della scuole elementari, l’hinterland napoletano era contrassegnato dal colore blu, simbolo di zone densamente popolate.

Non è la mia prima volta allo “Ianniello”: quest’anno ho, infatti, avuto modo di entrarvi in occasioni di un bel Frattese-Giugliano d’Eccellenza, partita spigolosa, tesa e ricca di emozioni che annovero senza dubbio tra le migliori viste in questa stagione. Parcheggiare la macchina oggi è impresa ardua: come da miglior tradizione per le serie professionistiche, infatti, attorno allo stadio sono appostati ogni genere di vigili, steward, poliziotti e chi più ne ha più ne metta. Sebbene tra le due fazioni non vi sia una particolare rivalità e sebbene stiamo pur sempre parlando di una partita di quarta serie. Ma la psicosi è ormai insita e difficile da debellare.

Ritiro l’accredito mentre Andrea, a causa dell’inflessibilità della Lega che non ne ha voluto sapere di accettare la sua richiesta al limite della tempistica, è costretto a comprare un biglietto di curva. Non è ancora tempo di entrare, e così ci rifugiamo in un bar per le ultime chiacchiere del prepartita. Le nostre strade si dividono, momentaneamente, poco prima delle 16 quando io guadagno l’ingresso in campo e lui quello in curva.

Nel mettere piede sul manto erboso rimango colpito innanzi tutto da una cosa: la presenza di sceriffi che, telecamere alla mano, sono pronti a riprendere chissà quale intemperanza in grado di scatenare un conflitto mondiale. Leggere Polizia Scientifica sul berretto di uno di loro mi suscita alquanto ilarità. Forse perché ho sempre associato questo reparto delle forze dell’ordine a cose ben più importanti di una partita di calcio. Non mi curo di loro ma guardo e passo avanti.

La tribuna di casa è praticamente piena ed il blocco ultras è quantificabile attorno alle cento unità, posizionate dietro le pezze Old Style, Ultras e 1984. Gli Arzanesi mi danno subito una buona impressione, scaldando l’ambiente con un paio di manate potenti. Nella tribuna scoperta sono invece posizionati i Sorrentini. Il loro numero complessivo non è certo da capogiro ed il manipolo di ultras si aggira attorno alle 30 unità dietro lo striscione Sorrentini.

Le due squadre entrano in campo ed anche gli ultras accendono i motori. Da parte arzanese qualche torcia, bandiere ed un coro a ripetere ben eseguito, mentre gli ospiti fanno sfoggio dei loro vessilli. È difficile spiegare, a un neofita o a chi non vi ha mai messo piede, la differenza che intercorre tra uno stadio di Serie D ed uno di C2. C’è solo una categoria di differenza, eppure c’è un abisso di mezzo. Si sente che a questi livelli la repressione è a mille e lo spettacolo è quasi sempre monco. A meno che non si sia in grado di portare numeri strabilianti in grado di rendere controlli ed imposizioni più blandi, lo spettacolo non sarà mai al 100%.

Dal canto loro, gli ultras di casa però ce la mettono tutta, ed il sostegno non manca, ma oggi l’andamento della partita sarà fondamentale per quanto accadrà sugli spalti. I padroni di casa, infatti, si portano in breve sequenza sul 3-0 e gli ultras rossoneri dapprima continuano a tifare, per poi togliere pezze e vessilli dopo il terzo gol, smettendo di cantare ed inscenando una contestazione.

Ora, sia ben chiaro, ognuno è libero di intendere l’ultras ed il tifo come meglio crede. Non sta certo a me giudicare. Ma per come la vedo io, l’ideale, la città ed i colori vanno sostenuti anche sull’8-0 per gli avversari e fino al 90’. Poi chiaro, la contestazione ci può stare sempre. Mettiamola così, sono cresciuto sentendo questa frase: “Si contesta solamente se si è ultimi ed a -15 dalla penultima”. Qua c’era ancora un secondo tempo ed una gara di ritorno. Resta comunque una scelta dei ragazzi di Sorrento, i quali avranno senza dubbio avuto le loro sante ragioni.

Prima dell’intervallo gli ultras di Arzano espongono uno striscione in favore di Ciro, il tifoso napoletano ancora ricoverato per il colpo di arma da fuoco ricevuto ai margini della finale di Coppa Italia, seguito da numerosi cori contro la Capitale. Striscione che fa il paio con quello esposto dai Sorrentini ad inizio ripresa. È un momento complesso e non mi permetto di giudicare tali dinamiche. Né da una parte né dall’altra. Mi limito così a parlare di tifo, che nel secondo tempo vede gli Arzanesi unici protagonisti con numerose torce, qualche bombone ed un sostegno che nel complesso si mantiene oltre la sufficienza per tutti i 90’, aiutato anche dal quarto gol che mette una seria ipoteca sulla conquista della finale da giocare contro Aversa o Tuttocuoio.

Finisce così, con i giocatori azzurri a festeggiare sotto il proprio settore ed i rossoneri che escono a capo chino inseguiti dagli insulti dei propri tifosi. Io ripongo la mia macchinetta, uscendo e ricongiungendomi al buon Andrea, che si offre di portarmi fino alla stazione. Purtroppo il traffico di Frattamaggiore è intenso e finisce per farmi perdere il treno per Napoli. Tra un moccolo e l’altro sono costretto ad attendere un’altra mezz’ora, arrivando nel capoluogo campano per le 19 e cambiando infine con l’Intercity delle 19:30 per Roma.

Tralasciando il viaggio fatto con un combriccola di simpatici spagnoli, che per 2 ore animano il convoglio con stereo a palla che emana varie chicche musicali degli anni ’90, tanto da indurmi a sperare nell’arrivo di 130 United Force del Rad in grado di defenestrarli all’altezza di Monte San Biagio. Purtroppo non accadrà mai ed approderò alla Stazione Termini con le orecchie devastate dal loro personalissimo Conservatorio di Santa Cecilia.

Quisquilie comunque. Un ringraziamento ad Andrea per l’accoglienza e la compagnia ed una speranza di miglioramento per la prossima Lega Pro; quest’anno si è toccato davvero il fondo, sia a livello ambientale che di gioco. L’unificazione dei due campionati non può che portare miglioramenti, basta che non intervengano fattori peggiorativi dovuti a mal gestioni ed interferenze esterne tipiche del nostro paese.

Simone Meloni.