Si ricomincia la nuova stagione con i rossoneri di scena a Catania. Esordio anche e soprattutto per la Lanciano “non omologata” che, pienamente cosciente dei limiti che la interessano, ci ha tenuto in modo particolare a garantire la rappresentanza in terra sicula. Una esigua rappresentanza composta da 2 sole (ma meglio che niente!) indomite unità, alle 05:30 del sabato, si sono date appuntamento per partire, pezza al seguito, alla volta del “Cibali”.

Viaggio d’andata che scorre in maniera più veloce del previsto (preferiamo percorrere la A14 fino a Castellaneta e poi attraversare la Basilicata per immetterci sulla Salerno-Reggio Calabria. Imbarco a Villa San Giovanni, sbarco a Messina e, quindi, di nuovo autostrada fino a Catania).

Nonostante le soste effettuate, notiamo di aver raggiunto la città etnea con largo anticipo, tanto che alle 18:15 siamo già alla ricerca del settore ospiti dello stadio locale. Specifichiamo che, a bordo della nostra auto, ci accompagnano due cellulari dal valore complessivo di 60 Euro (forse!), il Tom-Tom ha fuso le batterie all’altezza di Cerignola, per cui l’unica soluzione che ci rimane è quella di regolarci alla “vecchia maniera”.

Giriamo in lungo e in largo nella speranza di trovare un cartello che ci indirizzi verso lo stadio, ma niente. In una realtà popolata da quasi 640.000 anime, di cartelli stradali, indicazioni di vie, strade, piazze e punti di riferimento non ve n’è traccia. Senza perderci d’animo optiamo, allora, per chiedere informazione a qualche passante o gente del posto, ma, il più delle volte, non ci arriva nessuna risposta… Fortunatamente, di lì a poco, in un distributore di benzina incontreremo qualcuno di “buon cuore” che ci fornirà le indicazioni desiderate.

Le seguiamo e alle ore 19:30 circa, arriviamo finalmente nei pressi del “Massimino”. Con la macchina sbuchiamo, pur non volendolo, nelle adiacenze dei settori riservati ai padroni di casa. Ecco, non rientra assolutamente nelle nostre logiche invadere il territorio di una tifoseria con la quale si è sempre mantenuto un rapporto di indifferenza, ma credeteci, davvero, che quella era l’unica soluzione possibile per raggiungere l’impianto.

Sotto gli occhi dei rossoazzurri percorriamo un centinaio di metri e poi veniamo prontamente fermati da uno steward e da due agenti. Spieghiamo dove siamo diretti e come risposta riceviamo o di parcheggiare la macchina in quelle esatte vicinanze (visto che lo stadio di Catania non è dotato di un parcheggio per il settore ospiti!) oppure di dare ascolto alle loro indicazioni, defilarci un po’ dalla zona, cercare parcheggio e, da lì, muoverci a piedi. Ci guardiamo attorno per un attimo ed optiamo per la seconda proposta.

Così, nel seguire passo passo, quasi alla lettera, le indicazioni che ci vengono fornite, finiamo per il ritrovarci in un posticino niente male (…si fa per dire!) della Catania “severa”. Un vero e proprio labirinto (di cui vi risparmiamo ben volentieri descrizione e dettagli) entro cui gireremo a vuoto per la bellezza di 30 minuti.

Fortunatamente, rigidezza e compostezza non sembrano abbandonarci, più o meno alle 20:10, passiamo per una strada di campagna senza illuminazione che (non chiedeteci come!) ci ricondurrà sulla tangenziale: qui ci fermiamo. Un attimo di pausa e appuriamo alla radio che la partita è iniziata.

Ragioniamo, facciamo mente locale, e non curanti di quanto vissuto qualche minuto prima, tentiamo un secondo avvicinamento allo stadio. Veniamo ancora una volta stoppati da una pattuglia che, per recarci al settore ospiti, ci inviterà a parcheggiare laddove i loro colleghi ci avevano indirizzato precedentemente!

A quel punto, colmi di rabbia, decidiamo di fare dietrofront. A malincuore ci rimettiamo in viaggio e il match (per la cronaca finito 3 a 3) lo seguiremo via radio. Anche per il ritorno riconfermiamo lo stesso percorso dell’andata e, imbattendoci in qualche strada poco nota della Basilicata, alla fine, prolungheremo di oltre 200 km il totale sulla tabella di marcia. Alle ore 10:20 di domenica mattina facciamo rientro nel capoluogo frentano.

Cosa ci resta di questa trasferta? Beh, sicuramente l’orgoglio di aver rappresentato fuori da casa propria gruppo e città, a prescindere dalle avversità e dalle circostanze che ci hanno ostacolato e reso vita dura. Ci resta qualche riga da spendere per inveire ulteriormente contro tutte le divise e le odiate forze del (dis)ordine;  una foto sfocata scattata sul traghetto e, a conclusione di tutto, un contachilometri che riporterà un numero a 4 cifre: mille-seicento-quaranta-sette!

Sul traghetto verso Catania