Primo giugno, ore 17, nel bellissimo scenario del lungomare cittadino, migliaia di tifosi baresi e della provincia si sono radunati al Molo San Nicola per poi muovere in corteo verso Palazzo di Città. Un simbolico punto di chiusura sul travagliato e deludente campionato di Serie B, appena concluso con la salvezza ai playout, quasi insperata dopo il pareggio casalingo dell’andata poi compensato dalla larga vittoria in casa della Ternana.

Striscioni, tantissimi fumogeni e cori che hanno attratto la curiosità anche di passanti e turisti. Una manifestazione pacifica in cui ha prevalso il senso aggregativo, anche se il fine ultimo, oltre che dimostrare amore verso i propri colori, era quello di sensibilizzare politica, imprenditoria locale, istituzioni calcistiche e la stessa proprietà del Bari sulla spinosa questione della multiproprietà. Proprio “Bari contro la multiproprietà” è lo striscione che apre il corteo: difficile riassumere sentimenti e motivazioni della giornata, amplificati da cori e discorsi al megafono dei presenti, è invece sicuro che il meccanismo perverso della multiproprietà di un club calcistico andrebbe quantomeno rivisto. Forse si potrebbe gestire in multiproprietà una villa a Tenerife da dividere alternativamente nei mesi estivi. Una squadra di calcio invece rappresenta non solo un paio di turisti che vogliono ammortizzare le spese, una squadra di calcio è patrimonio di una comunità intera, racconta storie, tradizioni non solo sportive, passioni antiche di decenni. Lo dovrebbe ricordare chi queste società ha il privilegio di rappresentarle nel loro scranno più alto, dovrebbe ricordarlo chi il calcio lo regolamenta: la multiproprietà è uno scempio e come tale trattato e quindi fermato. Senza deroghe e proroghe.

Testo di DM
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