Quella fra Barletta e Avellino poteva e doveva essere molto più di un’amichevole. Poteva essere uno spettacolo, il modo migliore per ritornare a stringersi attorno alla propria squadra, farle sentire il proprio calore e la propria voglia di rilancio dopo l’ottimo campionato scorso al netto di una seconda parte in calando. Poteva essere l’occasione per la tifoseria di tornare a fare aggregazione, nonché occasione propizia per i fuorisede di vedere il nuovo “Puttilli” e riassaporare la forza e il fascino della propria città schierata a sostegno della propria squadra del cuore dopo lungo tempo, approfittando delle ferie estive.

Una giornata di sport su cui ha vinto la solita psicosi di chi si avvinghia al minimo appiglio per sfilarsi dalla responsabilità e dal compito di gestire l’ordine pubblico. Con buona pace della società che pensava alle prime iniezioni di liquidità per le proprie casse dopo le spese per l’allestimento del nuovo organico e del ritiro precampionato, contando sulla grande passione del pubblico biancorosso.

Ma purtroppo così non è stato. La mancanza dei tornelli è stata ritenuta dalla Prefettura motivo sufficiente per disporre la disputa della gara a porte chiuse. Anche se a dirla tutta, nel decreto di cui sopra si cita anche “l’acrimonia dei gruppi ultras organizzati, anche in virtù dei rispettivi gemellaggi”. Acrimonia che forse, a oltre dieci anni dall’ultimo testa a testa fra le due compagini, meritava almeno un secondo appello. Anche se poi la verità è che questo paese che si ammanta di garantismo e di riabilitazione dei colpevoli, si riscopre poi giustizialista quando ci si ritrova di fronte agli indesiderati e ai “folks devil” della società quali gli ultras.

La Curva Nord espone per l’occasione l’eloquente striscione “C’era una volta il calcio”, mentre più in alto un secondo esprime solidarietà ai recenti diffidati andriesi. In campo, per quel che conta, finisce con un pareggio per 1 a 1 che regala qualche sorriso e qualche speranza in più ai padroni di casa, che saranno impegnati anche quest’anno in Serie D e che hanno tenuto degnamente contro una squadra di categoria superiore. Anche se è lecito sognare, è solo calcio d’agosto: tutto può ancora succedere, anche se le premesse sono importanti. E non lasciano invece ben sperare per quanto visto nelle sedi istituzionali, ancora una volta particolarmente repressive nei confronti del tifo organizzato.