Quella del “Purificato” di Fondi è una sintesi in piccolo di quanto deleteria possa essere la barbarie del calcio attuale: spettatori 300 circa che sarebbero stati ancora meno se non ci fosse stato un buon gruppetto di tifosi del Taranto, presumibilmente fuori sede o tesserati comunque e visibilmente non appartenenti ai gruppi ultras.

Oltre a Taranto che è stata amputata dalla tessera nel suo seguito storicamente sempre numeroso e appassionato, Fondi si segnala per la peggior media spettatori di tutta la Lega Pro. Ad onor del vero non è che negli anni passati abbia mai brillato a livello quantitativo, ma da quando la società fondana è stata rilevata dall’università telematica Unicusano, le cose da un certo punto di vista sono peggiorate. Al di là dei numeri, i rossoblu di casa hanno finito per perdere lo zoccolo duro di fedelissimi che per anni avevano seguito la propria compagine sempre e ovunque, al di là di risultati, categorie e disinteresse del resto della città.

La grande platea calcistica e ultras si indigna giustamente per il tentativo della Red Bull di piegare ai propri interessi i nomi, i colori e la tradizione calcistica di diversi club, da Salisburgo a Lipsia passando per Udine su cui hanno appena messo gli occhi. La cosa peggiore è che mentre osserviamo i nuvoloni carichi di cupi presagi all’orizzonte del futuro, a Fondi questi maltempi sono già realtà quotidiana.

Mentre il Fondi Calcio veniva trasformato in Unicusano Fondi nessuno s’è stracciato le vesti com’è successo per l’ipotesi ancora non realizzata della Red Bull Udinese. È anche logico che una squadra di A di lungo corso abbia visibilità maggiore di una che s’arrabatta nelle serie inferiori, e che un colosso internazionale come la Red Bull, già da anni impegnato con metodi discutibili nel mondo dello sport, oscuri una piccola realtà imprenditoriale locale. Con le dovute differenti proporzioni parliamo però della stessa cosa e spiazza un po’ che nessuno se ne occupi e se ne preoccupi.

Ad ogni modo, mentre una certa parte di tifoseria ha scelto la strada del boicotaggio aperto e della diserzione contro questo cambio di denominazione, un piccolo e nuovo gruppetto che risponde al nome di “Bravi ragazzi” continua ad occupare gli spalti. I loro numeri però sono scarsi e il tifo di conseguenza, pur con tutta la buona volontà, i tentativi di far colore con qualche palloncino e qualche bandiera, risulta addirittura inferiore a quello degli ospiti che – come detto – nemmeno rispondono a dinamiche ultras o di tifo organizzato.

In campo finisce con un pareggio in una partita scialba di emozioni, soprattutto per il corollario di partecipazione popolare che certe scelte del calcio attuale contribuiscono a svilire.

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Giuseppe Scialla.