Approfittando dei circa 65 chilometri che separano Campobasso da Benevento, decido di seguire nella stessa domenica (10 marzo 2024) due incontri calcistici: Campobasso-Avezzano (Serie D girone F) alle 14:30 e Benevento-Messina (Serie C girone C) alle 18:30. La particolarità di questo programma è che mi permette di calpestare il manto verde di due stadi strutturalmente simili, visto che la casa dei lupi e quella degli stregoni sono state realizzate dallo stesso imprenditore, l’ascolano Costantino Rozzi.

Mi ritrovo, dunque, nel Molise a distanza di sette giorni, avendo seguito, la domenica precedente, la bella sfida del campionato regionale di Eccellenza tra il Real Guglionesi e l’Isernia. Le due ore e mezza di viaggio verso il capoluogo molisano, che dista da casa mia 200 km, procedono, come sempre, piacevolmente, anche se le nubi, purtroppo, non mi permettono di ammirare i picchi del Matese, la catena montuosa che divide la provincia di Campobasso da quelle di Benevento e Caserta.

Arrivato a destinazione incontro Francesco, con cui condividerò questo pomeriggio in terra molisana. Dopo un giretto intorno allo stadio, verso le 14:15 decidiamo di entrare in campo, proprio mentre le due squadre stanno effettuando il riscaldamento. Non è la mia prima volta in questo impianto, ma quando metto piede nel terreno di gioco provo una grande emozione, al cospetto di uno stadio sempre bellissimo.

Gli avezzanesi non sono ancora entrati, per cui rivolgo il mio sguardo ai settori casalinghi. Per questa partita è previsto il pubblico delle grandi occasioni, in ragione del primato in classifica del Campobasso, che guarda tutte le altre squadre dalla vetta del girone. Nella curva di casa noto parecchio movimento: è evidente che si stanno ultimando i preparativi di una coreografia. Nuvoloni neri incombono sul capoluogo, ma fortunatamente Giove Pluvio decide di risparmiare i presenti dall’acqua, con grande sollievo, immagino, soprattutto per i ragazzi della curva, che credo abbiano lavorato per settimane all’allestimento della scenografia.

Quando le lancette dell’orologio segnano, finalmente, le 14:30, le due squadre entrano in campo. Quella tra il Campobasso e l’Avezzano è una sfida che mi affascina molto, visto che mette di fronte due club blasonati: i molisani hanno disputato, nella propria storia, cinquantacinque campionati professionistici, con la ciliegina rappresentata dai cinque tornei consecutivi in B tra il 1982 e il 1987. Sono stati, invece, quarantuno gli anni trascorsi nel professionismo dal club marsicano, che dopo la C del secondo dopoguerra raggiunse la C1 nella stagione 1995-1996, al termine della quale i biancoverdi trionfarono nel girone C della vecchia C2, a spese del Frosinone e del Giulianova. Rimarrà sicuramente per sempre nei ricordi di tutti gli avezzanesi la rete segnata da Roberto Di Nicola, il 19 maggio 1996, nella trasferta contro il Teramo al “Comunale”, che regalò ai lupi la vittoria decisiva. Per l’Avezzano quella odierna è una sfida importantissima, dato che un’eventuale sconfitta significherebbe dire definitivamente addio alla rincorsa al primo posto.

Mentre il Campobasso si schiera per la foto di rito, la Curva Nord realizza la coreografia: ai lati vengono esposti tantissimi cartoncini rossi e blu, mentre al centro viene fatto scendere uno splendido telo con il disegno dello stemma comunale. Le sei torri corrispondono alle porte originarie della città (ne sono rimaste quattro): porta sant’Antonio abate, porta san Nicola, porta santa Maria della Croce, porta san Leonardo, porta santa Cristina e porta san Paolo. Il gonfalone, nel quale è raffigurato lo stemma, presenta due colori, quelli delle due principali confraternite che nel XVI secolo dominavano in città: il rosso dei Crociati, il blu dei Trinitari. Una delle torri è sormontata da una corona merlata, che richiama il passato feudale di Campobasso. La città molisana ha conosciuto varie signorie, tra cui si ricorda quella dei Monforte, che dopo il sisma del 1456 ricostruirono l’omonimo castello, il principale monumento del capoluogo. Si tratta di una struttura quadrangolare, sorta su una precedente fortificazione sannitica e longobarda. La coreografia dei campobassani è semplicemente perfetta e copre ogni millimetro di curva. Il risultato finale è magnifico e lo spettacolo è degno di una categoria superiore. Poco dopo fanno il loro ingresso anche i ragazzi di Avezzano, che prendono posto nell’anello inferiore del settore ospiti e sistemano immediatamente i loro stendardi.

Durante la gara il colpo d’occhio nella Nord è notevole: il pubblico locale ha risposto alla grande e i numeri sono importanti. Da appassionato di geografia mi metto a osservare gli striscioni dei vari club e noto che il Campobasso può vantare un buon seguito anche nei paesi della regione, come Cantalupo, Guardialfiera e Pietrabbondante, che nell’antichità ospitava il più importante santuario federale dei Sanniti. Nella balconata centrale, da dove parte il tifo, si vedono invece le pezze dei gruppi, che tifano in modo costante, cercando di coinvolgere, nei momenti più caldi della partita, anche gli spettatori ai lati. Guardando la curva apprezzo molto, poi, la scelta dei campobassani di rivestirla con i colori della propria squadra. È sempre un piacere, infine, fotografare le loro bellissime manate, i bandieroni e, soprattutto, la sciarpata fittissima.

Dall’altro lato il settore ospiti è popolato, quest’oggi, da una trentina di ragazzi provenienti da Avezzano, che mi fanno un’ottima impressione: tifano in modo costante, con un aumento dell’intensità nella ripresa, quando chiedono ripetutamente alla squadra i tre punti. La loro prestazione, oltre che dalla voce, è caratterizzata da tantissimi battimani, che danno ritmo ai cori insieme al tamburo. Anche loro, poi, colorano bene il settore con i tre bandieroni sempre in movimento.

Una caratteristica degli avezzanesi che ammiro molto è la fierezza con cui esibiscono, nel materiale, il loro legame con la Marsica, una regione storica abruzzese, di cui Avezzano è il centro principale, che prende il nome dal popolo italico dei Marsi, anticamente stanziato sulle sponde del Fucino. Animati da un’indole ribelle, dopo l’uccisione del tribuno della plebe Druso, che aveva proposto l’estensione della cittadinanza romana agli italici, i Marsi furono protagonisti del grande conflitto che vide le popolazioni appenniniche schierate contro Roma, uno scontro noto come guerra sociale o bellum Marsicum (91-88 a.C.), al termine del quale gli italici furono definitamente integrati nel sistema politico romano.

Sul rettangolo di gioco il Campobasso passa in vantaggio con Di Nardo al 15’ della prima frazione, ma l’Avezzano trova la rete del pareggio con Roberti dopo soli cinque minuti. L’episodio decisivo avviene nella ripresa: al 76’ è ancora Di Nardo a gonfiare la rete per i padroni di casa, permettendo al Campobasso, in lotta con la Sambenedettese per la vittoria del campionato, di ottenere tre punti importantissimi. Dopo il triplice fischio del direttore di gara le squadre si recano sotto i rispettivi settori: è festa grande, ovviamente, nella Curva Nord, mentre i sostenitori biancoverdi applaudono comunque i propri calciatori, nonostante la sconfitta. Nel finale si registra anche un coro di rispetto rivolto dai sostenitori molisani a quelli marsicani. Mentre i giocatori prendono la strada degli spogliatoi, per me arriva il momento di salutare Francesco, sistemare l’attrezzatura e uscire in fretta dallo stadio, visto che devo raggiungere Benevento. Il primo atto della mia giornata tra il Molise e la Campania orientale è andato alla grande!

Testo di Andrea Calabrese
Foto di Andrea Calabrese e Francesco Passarelli

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