Sarebbe doveroso elogiare una squadra al primo posto, posizione di classifica peraltro ampiamente meritata, ma in quest’occasione sarebbe maggiormente il caso di fare una tiratina d’orecchie al “tifoso normale” del Campobasso, che ha preferito il divano di casa piuttosto che assistere alla sfida domenicale tra lupi (sia Campobasso che Matese hanno infatti lo stesso simbolo sociale).

Se la sfida con la Sambenedettese ha richiamato il grande pubblico (circa 5.000 i presenti, assente il sottoscritto per una defezione dell’ultimo minuto), per questo testacoda del girone F di Serie D accorrono in Contrada Selva Piana poco più di 2.000 persone, in netto calo rispetto alle precedenti uscite casalinghe.

Per fortuna, compensano come sempre i gruppi organizzati della Curva Nord Michele Scorrano che formano il consueto quadrato nella zona centrale del settore popolare del Romagnoli. Ragioni di sponsor spingerebbero a chiamarlo con il nome di chi s’è accaparrato i diritti di denominazione ma chi guarda ancora il calcio come un momento ludico e sociale fa sempre un po’ fatica ad adeguarsi a questi cambiamenti puramente commerciali.

La squadra ad inizio partita è accolta da un’ottima sbandierata, favorita anche dal vento. Nel primo si sentono nella Nord vari cori secchi a sostegno dei propri rappresentanti in campo, che purtroppo non fanno breccia tra il pubblico più compassato. Serve il classico “Campobasso spezzato” a scaldare i cuori e le ugole dei tifosi ai margini della zona centrale: ottima la riuscita ma sarà allo stesso l’unico picco di tifo nei primi 45 minuti, con i soli gruppi a sostenere forsennatamente la compagine molisana senza che ciò sia sufficiente, in mancanza di appoggio esterno.

Il tifo della ripresa è nettamente migliore, figlio del vantaggio dei padroni di casa, evento che aiuta gli ultras ad alzare decisamente i decibel del tifo e finalmente a coinvolgere il resto del pubblico. Parecchio riuscita, in particolare, la sciarpata effettuata dopo la prima rete.

Per il resto tifo costante e positivo fino al fischio finale, grazie anche alla seconda rete del Campobasso che è quella con cui si chiudono non solo in linea teorica i giochi, ma anche nella pratica: risultato immutato fino al triplice fischio finale che vede dunque i rossoblù imporsi per due a zero sul Matese.

Da pollice in su il finale di partita, col classico saluto tra tifosi e squadra che vede questi ultimi unirsi ai cori provenienti dagli spalti. Altra bella scena che merita menzionare: gli stessi giocatori del Campobasso, prima di guadagnare la via degli spogliatoi s’intrattengono per vari minuti a firmare le sciarpe dei tifosi più piccoli, posizionati nell’anello inferiore della curva. Tanto per restare in tema, in uno sport che ha trasformato gli uomini in campo in personaggi di una perenne fiction atta a monetizzare, fa piacere raccogliere questi brandelli di umanità e interazione sociale che forse solo il calcio minore riesce ancora a regalare.

Ultima ma non per importanza la presenza ospite: sono una trentina gli ultras che da Piedimonte Matese attraversano l’Appennino questa domenica. Come nella partita di andata in Campania, il loro tifo è positivo per tutti i 90 minuti, c’è qualche pausa tra un coro e l’altro, ma resta ampiamente apprezzabile la loro prova complessiva, supportata dal tamburo e da un bandierone usati per tutta la partita.

Molto positivi i vari battimani, soprattutto nel secondo tempo. Proporzionalmente alla loro piccola realtà, lontana dalle grandi piazze campane, non si può chiedere di più se non di perseverare per la loro strada. Tra le due tifoserie nessun tipo di problema, così come nella gara di andata.

Concludo l’articolo ringraziando il gruppo Bad Brainz Campobasso per l’accoglienza del precedente venerdì pomeriggio, durante la presentazione del libro “I ribelli degli stadi” di Pierluigi Spagnolo, occasione in cui è stato pubblicamente apprezzato il “lavoro” svolto dalla nostra rivista. Considerando che parliamo di un’associazione non lucrativa, questa resta la migliore delle monete.

Francesco Passarelli