Nel frastagliato e complesso mondo curvaiolo campano si perde ormai il conto di quante amicizie – spesso fraterne – si siano tramutate in aspre rivalità, che negli anni hanno fatto registrare incidenti ed episodi da consegnare tout court alla cronaca. Mi fa un certo effetto ripensare a una sera di fine estate di qualche anno fa, quando la Casertana da poco tornata in C in un’amichevole per presentare la nuova stagione ospitò la Juve Stabia, restituendo ai presenti la bella immagine di uno stadio pieno e ribollente di passione oltre che il suggellamento del bel rapporto che all’epoca intercorreva tra le due tifoserie, e guardare allo stato d’animo con cui stasera mi avvicino al Pinto. Conscio che le cose sono radicalmente cambiate e che, per la prima volta, nell’impianto casertano le due curve si fronteggeranno da rivali.

Non so se per semplice ignoranza in materia o nella speranza che succeda qualcosa per poi chiudere a vita questa partita agli ospiti, ma in settimana i virtuosi personaggi facenti capo all’Osservatorio e al GOS non hanno imposto alcuna restrizione: tutti e ottocento i biglietti del settore disponibili per gli stabiesi, senza tessera del tifoso e, a ridosso della partita, addirittura altri tagliandi “sbloccati” per il settore adiacente. Sta di fatto che la prevendita va a gonfie vele e la serata si preannuncia calda sugli spalti, anche perché la Juve Stabia vuole a tutti i costi difendere il primo posto, mentre i Falchi sono reduci dalla bella vittoria sul campo del Brindisi e hanno tutte le intenzioni di continuare il loro percorso sinora tutt’altro che deludente, almeno considerato il ritardo con cui hanno cominciato la preparazione e la fatica che comporta giocare praticamente ogni tre giorni.

Malgrado il tempo minacci pioggia, le nuvole lentamente si diradano lasciando spazio a una serata tiepida e quasi piacevole. Cosa che ovviamente mi fa scongiurare i soliti problemi legati allo scattare foto quando piove. Avvicinandomi allo stadio sento già i primi cori dei tifosi assiepati nei pressi dell’entrata. Manca circa un’ora al fischio d’inizio ma c’è trepidazione. Qualcuno si lascia già andare ai primi slogan anti-stabiesi, facendo cadere subito il mio dubbio su quanto e come si vorrà davvero spazzar via anche le ultime briciole di “tranquillità” tra le due fazioni. Nessuno me ne voglia, ma in un calcio dove si tende sempre più a stigmatizzare il confronto e a voler sotterrare la forma più arcaica e spontanea di rivalità e campanilismo – attraverso divieti e restrizioni -, respirare a pieni polmoni un clima anche lontanamente ostile, riporta l’ordine delle cose quasi nel suo alveo naturale. Ripeto: al netto delle motivazioni (che per quanto mi riguarda attengono all’intimità delle due curve) che hanno portato, nella fattispecie, l’inimicizia odierna. Come dice sempre un mio caro amico: “La partita con la rivalità è tutt’altra cosa!”.

Fatto il mio ingresso sul tartan, quando l’avvio delle ostilità è ormai prossimo, rivolgo subito lo sguardo ai rispettivi settori, notando come tutti gli striscioni siano presenti e già le prime invettive volino senza tanti complimenti. Novità di serata: la presenza di un corposo gruppo casertano – senza striscioni – nella tribuna coperta. Già nelle precedenti gare con Catania e Avellino avevo notato un certo movimento nella medesima zona, stasera si tratta invece di una vera e propria presenza ultras, che sin da subito si porta dietro la tribuna prendendo di mira gli stabiesi. Segno tangibile di come il calcio rappresenti un rustico e verace momento di “scontro”, laddove anche le persone dei cosiddetti settori “tranquilli” non si esimono dal gettare benzina sul fuoco. Con buona pace di chi vuol trasformare il contorno di questo sport in un asettico teatro di marionette asservite a popcorn e musichette da quattro soldi.

Il Pinto è uno stadio che da sempre mi mette a mio agio. Sarà perché la pista d’atletica permette un ampio raggio di movimento, sarà perché posizionandosi dietro la porta lato settore ospiti si riesce perfettamente a seguire e scattare entrambe le fazioni (oggi addirittura tre) e sarà perché, con questa sua forma da vecchio impianto italiano, rende più accattivante ciò che mi ritrovo a commentare. So che a Caserta l’annuncio della costruzione del nuovo stadio è stato festeggiato quasi come una promozione. E lo capisco appieno, ci mancherebbe. Ma posti come questi, quando tra qualche anno verranno definitivamente sostituiti da avveniristiche strutture, finiranno per mancarmi molto. Anche solo perché, di fatto, in questo genere di stadi ci sono cresciuto e ormai ne riesco a capire vizi e virtù pure se li visito per la prima volta.

Le due squadre entrano in campo e i rispettivi settori ultras si illuminano letteralmente di luce propria: torce, fumogeni, bombe carta. Il leitmotiv delle serata. Tra la coltre di fumo gli stabiesi esordiscono con una bella sciarpata, che da il la alla loro performance odierna. Una prestazione che personalmente giudicherei in due tronconi: primo tempo di ottima fattura. Tanti cori tenuti a lungo, battimani e qualche coro a rispondere che rimbomba prepotentemente. Nella ripresa calano un po’, forse anche troppo presi dalla prestazione della loro squadra, che dopo il provvisorio pareggio finisce per l’uscire sconfitta per 2-1. La tensione nel settore gialloblè si taglia a fette, è palese che a Castellammare in molti coltivino il sogno di un ritorno in Serie B, categoria che manca da qualche anno, e la gara altalenante disputata dalla squadra abbia messo un po’ in apprensione. D’altro canto, poi, è anche ovvio come trasferte di questo genere (alla fine saranno circa novecento i presenti) si portino dietro una buona fetta di tifosi difficilmente dedita al tifo per novanta minuti. Resta da sottolineare, comunque, la bella sciarpata eseguita nel finale: fitta e colorata dalle ennesime torce accese.

Fronte casertano: di tutte le volte visti in questa stagione, senza dubbio questa è stata la prova migliore. Il Distinto occupato dai Fedayn Bronx non ha praticamente mai smesso di incitare la squadra, riuscendo a coinvolgere buona parte dei presenti ed esibendosi in una discreta sciarpata nella ripresa. La presenza dell’altro gruppo, in tribuna, credo abbia contribuito a scaldare l’ambiente e alla fine l’immagine complessiva è stata quella di uno stadio in ottima forma. Chiaro che, come detto, la rivalità abbia influito, con le tifoserie che si sono beccate praticamente dall’inizio alla fine. Nel finale gran ritorno del coro “E gireremo tutto lo Stivale, cantando sempre forza Caserta, forza Casertana, forza Casertana, viene vince e se ne va!”, che qui è nato prima di esser esportato in varie curve italiane. Canto che, ovviamente, coincide sempre con i tre punti e quindi con la festa finale da parte di una tifoseria che omaggia una squadra arcigna e di sostanza.

Applausi che tuttavia non mancano neanche tra le fila stabiesi, con la squadra chiamata sotto al settore e rincuorata. A questo punto inizia una sorta di “terzo tempo”, che a differenza di quello noto nel suo ambito rugbistico, non ha la sportività come ingrediente base. Le due tifoserie infatti continuano a punzecchiarsi, lasciando quindi nell’ultima appendice di questa serata tutta l’essenza di quello che ormai è divenuto a tutti gli effetti un derby campano. Mi godo le scaramucce finali, allontanandomi lentamente verso l’uscita. Il mio pullman per Roma partirà dalla stazione alle 23:15 e vorrei evitare affannose corse, come già successo in passato.

I fari del Pinto diventano metro dopo metro dei puntini lontani. Mentre lo scenario della Reggia si apre davanti ai miei occhi una volta arrivato. Salgo sul pullman, che dopo qualche minuto lascia Caserta. E con essa archivia una serata per certi versi storica, sicuramente un tassello del movimento che passerà agli annali per tutti gli appassionati.

Simone Meloni